Provincia friulana, dove le osterie abbondano e il vino scorre copioso. È ambientato qui Zoran, il mio nipote scemo, esordio di Matteo Oleotto, applaudito alla Mostra del Cinema di Venezia. Commedia spiritosa con punte di amaro con Giuseppe Battiston nel ruolo di Paolo, beone incallito e perdigiorno, incapace di gestire al meglio la sua esistenza e di ritrovare la dignità perduta, con tanto buttato al vento, compresa la consorte, ora sposata all’amico Roberto Citran. La sua vita cambia nel momento in cui si trova a doversi prendere cura di un nipote a lui ignoto, Zoran, occhialuto nerd con aria da “sfigato” perenne, con qualità tutte da scoprire. Paolo, unico parente del ragazzo, deve ospitarlo fino a quando la burocrazia non consentirà a Zoran di trasferirsi in una casa-famiglia. Dopo il “trauma” iniziale, Paolo si “illumina” grazie alla mira infallibile di Zoran al gioco delle freccette. Occasione per fare un po’ di grana?
Cinema “di territorio”, duetto impagabile tra un meschino e cinico Battiston e il giovane e inedito co-protagonista con personaggi di contorno che funzionano assai bene (l’oste Teco Celio e tutto il microcosmo di questa tranquilla zona, “riscaldata” dalla gradazione alcolica), in un esempio di cinema ruspante agrodolce (ne vorremmo di più di film italiani così, altro che Checco Zalone), teso a raccontare la difficile metamorfosi di un uomo che non sembra avere più occasioni per la vita e preferisce reinventarsi alla giornata. Il fulmine”sloveno a ciel sereno Zoran è la scossa che può cambiare tutto. Il miraggio della vittoria ai mondiali di freccette fa smarrire la giusta prospettiva al pingue protagonista, ma il candore di Zoran – dal linguaggio forbito quasi “arcaico” – forse è quello necessario per ritrovare sentieri smarriti.