Più visibilità e più partecipazione per far uscire dal proprio guscio il mondo del volontariato dando così l’esatta fotografia delle emergenze del territorio. Un obiettivo non facile da raggiungere ma fondamentale per le 240 associazioni che si riconoscono nell’assemblea permanente del volontariato.
“Il nostro mondo – sottolina la portavoce Maria Giovanna Cola – deve e può muoversi in termini di spinta al cambiamento per una società più solidale, e dunque la partecipazione e la visibilità diventano due condizioni indispensabili per il raggiungimento di tale obiettivo. L’idea di fondo è quella di mettersi a disposizione degli altri per un progetto di condivisione, non è nostro compito coprire vuoti istituzionali che non ci competono. È necessario che anche le piccole associazioni, non solo le grandi, possano accedere alla possibilità di emergere con pari diritti, come ribadito nella Carta della Rappresentanza. L’azione del volontariato nel suo complesso deve farsi carico di quattro punti fondamentali: l’educazione, l’ambiente, l’inclusione sociale e la prevenzione”.
Durante l’assemblea ci sono state anche diverse testimonianze dei vari responsabili dalle quali è emerso un dato preoccupante: l’aumento vertiginoso dell’esclusione e della povertà.
“Occorre che il volontariato si ponga come interlocutore serio e credibile delle istituzioni – conclude la Cola – affinché vi siano risposte concrete non rinviabili, così come è un bene canalizzare in direzioni costruttive ed efficaci le energie sia umane sia economiche di cui dispone”.
Proprio una di queste testimonianze è stata quella di Franca Vico, dell’associazione tutela traumatizzati e lesionati.
“Nella nostra associazione – ha detto – abbiamo persone con invalidità acquisite da traumi o da errori sanitari che non possono più lavorare e che si ritrovano senza nessuna protezione sociale. Abbiamo ripetutamente chiesto alla Regione Emilia Romagna di tutelare queste persone, ci hanno risposto più volte che le leggi dei livelli assistenziali del ministero della Salute e dei servizi sociali, non sono sufficienti. Per queste ragioni, chiediamo agli organi competenti in materia, di tutelare queste persone con un assegno sociale Inps, in attesa di garantirgli un lavoro adeguato alle loro invalidità permanenti, tutelandoli in alloggi popolari protetti nei condomini solidali insieme agli anziani con poco reddito. Non vogliamo scatenare una lotta fra poveri, pensiamo che dobbiamo prima di tutto tutelare i nostri indigenti, affinché abbiano diritto al sostegno sociale come lo prendono attualmente gli immigrati. Ci vuole un po’ di equilibrio anche in queste cose”.
Patrizio Placuzzi