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Voci d’Africa

Al Museo della città uno sguardo nuovo sull’Africa. Oggetti posti nelle teche presi dal Museo degli Sguardi, un pretesto per riportarli alla luce, un gioco dialogante con le fotografie di Romina Remigio, importante fotoreporter del National Geografic ,che con le sue foto rappresenta una sorta di connessione tra etnografia e vita vera dell’Africa.

 

 

Da 10 anni vive gran parte dell’anno in Tanzania e si occupa di reportage sociali e culturali per Society Press. Romina Remigio si è affermata nel panorama giornalistico come osservatrice esperta del continente africano e sullo studio antropologico sociale di tribù sconosciute, di cui si possono vedere esempi dalle foto appese, compreso la lotta contro le mutilazioni genitali in Africa e Italia al rapporto Islam-Cristianesimo.

Le sue foto sono state esposte in importanti gallerie in Italia, Europa, America, in Giappone in Tanzania dove, tra il lavoro di reporter, segue due scuole delle Missionarie della Consolata che sono state realizzate con i proventi di un suo libro “I care Tanzania”. Vive dispersa nella foresta e, nella parlata locale, è accanto ai “figli del demonio” perché queste 800 anime relegate alla fine del mondo, a causa di una strana forma di epilessia, le ha marchiate la cultura locale con il nome “posseduti dal demonio”.

La seconda parte delle foto invece è a colori e richiama il vivere locale con i legami del proprio ambiente. C’è anche “Oltre lo sguardo” un libro fotografico il cui ricavato andrà a costituire un fondo per l’acquisto di medicinali per questa forma strana di epilessia.

Possiamo ammirare inoltre “Arte in Cantiere”, con un gruppo di ragazzi che fanno un lavoro interculturale, assieme agli studenti dell’Università di Moda di Rimini. Dulcis in fundo le creazioni particolari dell’Orafa Maria Luisa Palazzo che fanno parte della collezione Mar d’Africa, Gioielli dedicati. Sono materiali che vengono dall’Africa, schegge brillanti di perle di vetri colorati che un artigiano ha levigato.

“Hanno un loro significato e le ho pensate e dedicate alle donne africane – dice M.Luisa Palazzo – possiedono una medaglia in bronzo o in ottone che crea quella patina antica, che dà quell’idea di già vissuto” I colori delle collane richiamano le cromìe dell’Africa, del sole e i fili d’argento rappresentano i suoni dell’Africa.

Tutti sono soggetti diversi che però hanno a cuore l’inter-cultura in modo accogliente e dialogante.