Dopo aver definito il gioco d’azzardo e ciò che ne deriva a livello comportamentale, relazionale ed economico, al Centro Elisabetta Renzi si discute di VLT e Slot che sono la causa di questa malattia compulsiva. Durante il terzo appuntamento di giovedì 26 novembre, Davide Vittori dell’Osservatorio provinciale sulla criminalità organizzata e per la diffusione di una cultura della legalità e membro del Gruppo Antimafia Pio La Torre, relaziona sugli aspetti legali e finanziari della situazione attuale.
Innanzitutto, cosa sono le VLT?
“La giusta definizione è questa: terminali o totem multigioco centralizzati con schermo touch screen. Le partite durano un massimo di 4 secondi, il costo massimo di una partita è di 10 euro e la vincita massima non supera i 5.000 euro. Le VLT si trovano solo in sale bingo e sale scommesse, quindi non è possibile trovarle in sale giochi e sono molto sofisticate: hanno un circuito interno che collega tutte le sale nazionali. Questo perché è possibile un Jackpot interno ma anche un Jackpot a livello nazionale. Le Slot Machine si differenziano perché le partite non sono altrettanto veloci, e anche perché la vincita non è mai superiore ai 100 euro. A differenza però delle VLT, possiamo trovare le Slot anche nei bar e nelle sale giochi. È la loro capillarità a favorire una familiarizzazione al gioco”.
Sappiamo che il gioco d’azzardo è legale, ma sarebbe possibile renderlo illegale per eliminare i rischi correlati?
“Il gioco d’azzardo è depenalizzato secondo l’articolo 721 del Codice di Diritto Penale, questo perché le entrate che ne derivano sono di notevole portata e interesse per lo Stato a livello finanziario. Per poter definire il gioco d’azzardo, è necessario tenere presente che l’esito di ogni singola partita dipende dal caso. Renderlo illegale, a mio avviso, non risolverebbe nulla, perché il problema non è solo di chi si reca nelle sale adibite al gioco, ma anche di chi gioca online. Non è nemmeno possibile tentare di far rientrare nell’illegalità i siti online, poiché spesso i domini di questi sono registrati all’estero, dove il gioco è legale, come negli Stati Uniti, oppure nei paradisi fiscali come le Isole Cayman”.
L’Emilia Romagna si differenzia in qualche modo dalle altre regioni?
“Sì. La nostra è l’unica ad aver attivato un call center per aiutare le vittime del gioco e per indirizzarle verso gli enti che svolgono una terapia di assistenza e di recupero. Questo call center è centralizzato a livello regionale e smista poi le chiamate che riceve alla città di appartenenza del giocatore. Tuttavia, sebbene la nostra Regione sia molto interessata al problema del gioco d’azzardo e cerchi di essere presente il più possibile nell’aiuto ai malati, più di quello che sta facendo non può fare. Purtroppo il gioco d’azzardo è regolato dallo Stato, quindi anche se le Regioni volessero limitare gli orari nei quali è possibile giocare oppure localizzare le macchinette sempre più lontano dai luoghi sensibili, non è comunque possibile farlo”.
È possibile scorgere qualche cambiamento negli ultimi anni?
“Sì. Nel 2014 il gioco è calato molto. Probabilmente perché se ne è parlato di più e la popolazione è stata notevolmente sensibilizzata. Inoltre, a Rimini ci sono degli esercizi commerciali che hanno aderito all’iniziativa <+cors>Slot Free<+testo_band>: una sorta di bollo di qualità che garantisce che all’interno di quella struttura non sono presenti delle Slot. Per avere questo marchio è necessaria una dichiarazione da parte dell’esercente. È un passo importante per un’attività. Comporta la presa di coscienza che da quel momento la struttura riceverà un controllo continuo per constatare che quell’esercizio rimane aderente all’iniziativa. A Rimini ci sono 12 attività che aderiscono all’iniziativa, e altre si stanno aggiungendo. C’è poi un altro dato che rende orgogliosa questa provincia: solo un albergo a Rimini ha una Slot e nessuno stabilimento balneare ne ha installate”.
Qual è lo studio che il vostro Osservatorio ha svolto?
“Per scoprire la diffusione delle macchine da gioco nella provincia di Rimini abbiamo deciso di dividere l’area in tre fasce: quella costiera, dal mare alla stazione, quella intermedia, dalla ferrovia alla statale, e la fascia interna che si estende dalla statale fino al confine della provincia. Il numero totale di macchinette (VLT e Slot) è di 462 e il maggior numero di queste si trova nella fascia interna. Rimini è una di quelle città che ha ancora un numero molto alto di macchinette, a differenza delle altre città dove stanno scomparendo. Ma la cosa importante è che queste VLT e Slot si trovano maggiormente nei bar (oltre il 55%) e questo comporta una grande visibilità e quindi familiarità anche da parte dei più piccoli. Altre percentuale importanti riguardano i tabacchi, dove le Slot sono presenti per il 15%, e le sale giochi, dove arrivano al 12%”.
In base alla sua esperienza, vuole aggiungere qualcosa?
“La pubblicità sulle sigarette è stata bandita, è ora di farlo anche con le pubblicità sul gioco d’azzardo. Bisogna smettere di trasmettere spot pubblicitari con lo slogan Ti piace vincere facile? perché è sbagliato oltre che falso. Non è per nulla facile vincere. Il 99,9% delle volte si perde. E si continua a perdere”.
Sara Ceccarelli
(3 – continua)
Per informazioni più approfondite sugli studi dell’Osservatorio è possibile visitare il sito www.legalita.rn.it.
Sul sito è possibile anche scoprire lo studio che collega il gioco d’azzardo alla criminalità organizzata dal nome Ndrangheta, Camorra e Mafia siciliana in Emilia Romagna (2010-1015). Altri contatti: osservatorio.antimafia@provincia.rimini.it, 335-5979401.