Home Sport “Vincere con l’inganno non regala gioia”

“Vincere con l’inganno non regala gioia”

Poteva essere il rigore della vittoria. Perché a cinque minuti dalla fine, se la Scuola calcio della Polisportiva Riccione avesse segnato, molto probabilmente avrebbe portato a casa i tre punti. Ma Carlo Sogos, capitano dei biancazzurri e vittima del “fallo”, si è alzato, è andato dall’arbitro e gli ha confessato che era inciampato da solo. Risultato: niente rigore, niente gol e partita finita in parità. Un gesto applaudito dal pubblico, dai compagni, dagli avversari e dall’arbitro che a fine gara lo ha ringraziato. Sedici anni il prossimo 13 gennaio, riccionese del quartiere di San Lorenzo, Carlo ha una sorella, Martina, che insieme a papà Pierpaolo e a mamma Maria Rosa, gli hanno fatto una grande festa perché un gesto così sportivo non capita tutti i giorni.

Carlo, in questi giorni sei finito su giornali e tv, che effetto fa?
“Strano. Non credevo che il mio gesto sollevasse tanta curiosità, lo ritenevo una cosa normale”.

Cosa è successo in quel frangente?
“Avevo fatto un dai e vai con un compagno che mi ha messo solo davanti al portiere del Verucchio. Dietro di me c’erano due difensori e al momento di calciare sono caduto a terra. L’arbitro ha subito indicato il dischetto. Io sono rimasto giù un attimo, ci ho pensato e quando mi sono alzato sono andato diritto dal direttore. Qualche compagno aveva capito cosa stessi per fare e ha cercato di fermarmi dandomi del pollo. Ma alla fine hanno capito tutti il mio gesto”.

In un mondo del calcio che è costretto a predicare anche attraverso spot pubblicitari a pagamento la non violenza contro arbitri, avversari, tifoserie e giocatori di altre etnie, quella di Carlo è davvero una gran bella storia.
“La mia famiglia mi ha insegnato certi valori e quello della sincerità è uno dei principali. Non dire all’arbitro che ero inciampato da solo, che i due difensori non c’entravano nulla, avrebbe significato tradire questi valori. Vincere con l’inganno è una cosa arida, che non ti regala nessuna soddisfazione perché sai che non è arrivata grazie al sacrificio, grazie al gioco, ma solo per una furbata. Quando vedo certi episodi in televisione mi arrabbio sempre, perché i grandi calciatori dovrebbero essere un esempio e invece spesso sono solo una gran delusione”.

Francesco Barone