Sono 800 le parrocchie, gli oratori e i gruppi di tutte le diocesi italiane disponibili ad accogliere i ragazzi delle zone terremotate di Abruzzo. Fra esse anche la parrocchia di Sant’Agostino-Centro Storico e Bellaria. L’offerta è superiore alla domanda, per cui non tutte le disponibilità saranno esaudite. “Noi – ci dice don Dino, parroco del Centro Storico – avevamo dato disponibilità per il campeggio medie che inizia proprio questa settimana, ma non ci è arrivata nessuna richiesta”.
“Anche noi – ci dice Giovanna, una della operatrici della parrocchia Sacro Cuore di Bellaria – siamo ancora in attesa di una conferma. Un gruppo di una ventina di ragazzi dovrebbe arrivare nella seconda metà di agosto. Pronta ad accoglierli c’è Casa Marvelli. Abbiamo dato come disponibilità anche il mese di settembre”.
Per fare il punto sul progetto “Accogliamo i ragazzi dell’Abruzzo”, promosso in collaborazione con il ministero della Pubblica Istruzione abbiamo parlato con don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale Cei per la pastorale giovanile.
Non una semplice vacanza…
“L’invito ai giovani delle zone terremotate a partecipare ai campi estivi parrocchiali o associativi – ci spiega don Anselmi –è un forte segno di condivisione, di voglia di integrazione e di amicizia”. A gestire sul territorio l’iniziativa è la Caritas italiana: “È una scelta ecclesiale fatta fin dall’inizio. Le Caritas presenti sul territorio abruzzese, insieme a quella di L’Aquila, potranno spiegare ai ragazzi che verranno accolti nelle parrocchie e negli oratori o nei gruppi che non si tratta di una semplice vacanza ma di un’esperienza formativa nella fede, ed inoltre, al ritorno dei ragazzi a casa in Abruzzo, potranno continuare il cammino fatto”. In questi giorni sono due i gruppi in partenza, uno dei quali per la Sardegna, ma il grosso delle partenze dovrebbe avvenire ad agosto e primi di settembre.
Una scelta ecclesiale
“La risposta da parte delle strutture diocesane, parrocchiali, come anche di enti, gruppi e associazioni è stata formidabile”, conferma Danilo Feliciangeli, uno dei coordinatori sul territorio del progetto. “L’iniziativa rientra in un più vasto programma di animazione e di presenza pastorale e sociale nelle zone segnate dal terremoto. Essa si rivolge a tutti i giovani e non solo a quelli appartenenti in qualche modo al mondo dell’associazionismo cattolico o di presenza ecclesiale. Tuttavia, – aggiunge –la particolare tipologia dell’offerta fa sì che i partecipanti siano in gran parte giovani che gravitano in ambito parrocchiale. La principale difficoltà che abbiamo è quella di radunare i giovani per organizzarli in gruppi, ciò a causa della diaspora provocata dal terremoto che ha disgregato non solo le famiglie ma anche intere comunità ecclesiali. Dopo la chiusura delle scuole molti ragazzi hanno perso i contatti, in attesa di ritrovarsi a settembre alla riapertura dell’anno scolastico 2009-2010”.
Guardare lontano
“L’obiettivo immediato, – conferma Feliciangeli – ovvero quello di far vivere una bella esperienza a dei bambini, a dei ragazzi, che hanno sofferto e soffrono a causa del terremoto, viene allargato per arricchire sia la comunità ospitante che quella ospitata con dei gemellaggi che, speriamo, dureranno per i prossimi anni. Nostra intenzione è, infatti, riproporre il progetto anche in inverno o in altri periodi dell’anno. Il disagio dei giovani abruzzesi sarà lungo e quello che vogliamo evitare sono programmi a breve termine o peggio isolati. Serve dunque progettare per proseguire nel tempo con queste importanti iniziative”.