Tra testimonianze e documenti, una panoramica sul mondo delle tv e radio locali del territorio di Rimini tra gli anni ’70 e ’80. La storia della C.T.S. Cooperativa Televisiva Santarcangiolese, poi acquisita da Tele Alto Adriatico, un’emittente riccionese: tra esperimenti, creatività e “radio-pirata”
La sede era di fronte alla Fattoria del mare, un noto ristorante riccionese”, spiega l’excollaboratore Raul Righetti, “c’era una palazzina con balconi tondi, noi eravamo in cima al condominio”.
L’emittente era partita come Tele Riccione, in un momento in cui nuove radio e tv sorgevano come funghi. E qualche chilometro più in là, a Santarcangelo di Romagna, erano già partiti: siamo nel 1976, l’emittente si chiamava C.T.S.-Cooperativa Televisiva Santarcangiolese, ed era gestita da un gruppo di soci, con a capo il rag. Amato Mannocchi, per anni protagonista della vita santarcangiolese come assessore, membro della Pro Loco e diverse altre cose.
Ricorda Mannocchi in un suo libro appena uscito, “Così ho amato Santarcangelo” (Pazzini 2019), come, sull’esempio della vicina TeleRubicone di Savignano, anche a Santarcangelo di Romagna lui ed un gruppo di soci in cinque o sei mesi crearono una televisione cittadina, costituendo una cooperativa affiliata alla Federcoop di Rimini, trovando la sede nella scuola elementare del Bornaccino, “all’epoca dismessa”, mettendo assieme in breve tempo un impianto per la messa in onda e piantando un palo con antenna come ripetitore, sul colle di Sant’Ermete: quanto bastava per irradiare Santarcangelo, San Vito, Savignano sul Rubicone, San Mauro Pascoli, Gatteo e Cesenatico.
A questo punto viene mandato in giro un fuoristrada con esposto all’esterno, bello grande, il nome dell’emittente, ed i concittadini sono entusiasti, tanto che molti vorrebbero entrare in società, ma la cosa viene rifiutata: “Il primo di una serie di errori”, conclude Mannocchi.
Pochi credono… nell’etere
Ma c’è anche chi vuole non entrare ma uscire: non siamo ancora al modello di tv tutta film e telefilm, chi parte in quel momento imita il modello Rai, quindi crea un notiziario quotidiano e delle rubriche tutt’attorno: “in pochi giorni tutti i ‘volontari’, spaventati dalla mole di lavoro, se la danno a gambe”, scrive Mannocchi, che rimane da solo ad imbastire ogni giorno un telegiornale.
“Purtroppo non ci credevano”, commenta Mannocchi con chi scrive, e non si riferisce solo ai concittadini: si chiede il sostegno della Federcoop, ma la risposta è che il futuro è nei giornali, non nella televisione. “Grande lungimiranza, evidentemente”, commenta Mannocchi. Siamo agli inizi dell’etere privato, il mercato pubblicitario è ancora poco sviluppato, e fare tv costa, specie se autoproduci: C.T.S. produce non utili ma debiti, e i L’arrivo dell’emittente riccionese Dopo una settimana di trasmissioni, vista la situazione, Mannocchi mette l’emittente sul mercato e si fa avanti Tele Riccione, nel frattempo diventata Tele Alto Adriatico.
Stavolta le persone disposte a lavorare ci sono, ed anche qui c’è un gruppo di soci, con a capo il commercialista riminese Ciro Sarti, ma, spiega l’ex-collaboratore Daniele Casalboni, la testata è di Giancarlo D’Orazio, albergatore, scrittore e storico scomparso nel 2019, e poi Tino Casalboni, fotografo (poi a Telegabbiano), Andrea Copponi, Trento Conti, il sig. Arcangeli. E ci sono i collaboratori, come i citati Raul Righetti e Daniele Casalboni, oltre a Franca Piccioni, Vasco Casalboni e Flavio Marchetti.
Secondo ilPonte del 23 ottobre 1977 la tv ha due redazioni, a Rimini e a Riccione, e dispone di una ”regia mobile”, ossia un furgoncino opportunamente attrezzato, per seguire manifestazioni varie ed incontri sportivi. C’è il telegiornale alle 20.30, seguito da un “Notiziario dall’estero”, il gioco “3×7”, un “Itinerario turistico” anche in inglese e tedesco, essendo Riccione come noto luogo di turismo, il classico medico in diretta, gli spogliarelli dal “Lady Godiva”, qualche film… e, nel 1978, lo spettacolo “Solidarietà per Gabriele”. Racconta Raul Righetti che venivano mandati in onda i consigli comunali di Riccione: “Mandavamo in onda delle pellicole da un quarto d’ora, poi inquadravamo un orologio presente nella sede comunale, poi un’altra pellicola, di modo che sembrasse in diretta”. Ma le produzioni nel tempo calano, mentre arrivano programmi di TeleAltoMilanese, come per Telesanterno negli stessi giorni.
Come per C.T.S., anche qui i soldi non arrivano.
Il periodo delle radio-pirata
A questo punto si inserisce un’altra storia: negli anni ’60-’70 nel Mare del Nord operavano radio pirata a bordo di navi (un esempio nella foto piccola), sfidando i monopoli statali nel Nord Europa. Nel sito dedicato ad una di esse, l’olandese Radio Delmare (radiotrefpunt.nl), si riporta che il gruppo di questa nave-radio decise di acquistare un’emittente privata là dove si trovavano, e cioè in Italia, “come copertura, per salvaguardare i futuri inserzionisti da difficili domande della magistratura. […] Ovviamente avremmo potuto mettere un canale lì da soli, ma la legge italiana afferma che una stazione radio deve avere una licenza. […] Dovevi assumere un giornalista, un tecnico e un contabile. Affinché un giornalista lavori per te, devi avere una licenza giornalistica”.
E, a quanto si afferma nel sito olandese, la prescelta è proprio la tv di Riccione, definita però come radio: “ Il 26 marzo 1979 fu concluso un accordo tra Radio Delmare e Radio Tele Alto Adriatico tra Gerard Van Dam e…”, e viene fatto il nome di un “ incaricato d’affari di Tele Alto Adriatico” che però, interpellato telefonicamente, nega di avere mai avuto a che fare con la televisione. Ma torniamo a marzo ’79: “ Tale accordo prevedeva che Gerard divenisse il proprietario degli arredi e delle attrezzature nonché della licenza giornalistica di Tele Alto Adriatico”, dopodiché si sforna una ulteriore emittente locale, Radio Tele Delmare, ma dalla parte opposta del paese, a Montemarcello in provincia di La Spezia, coprendo la locale riviera. Ma la radio olandese trasmette soltant “per un periodo di tre settimane durante l’estate del 1979”. Su Youtube circola un filmato con frammenti audio di Radio Delmare datati estate 1979, ed all’inizio si sente dire per due volte “Italia” (o “Italien”).
Un’esperienza che giunge al termine
Siamo alla fine: Tele Alto Adriatico fallisce, i programmi scompaiono dal “Carlino” tra ottobre e novembre 1979, proprio quando scompare Donna Rachele, il 30 ottobre 1979.
Scrive Amato Mannocchi che nel fallimento ci rimettono anche i soci di C.T.S.: siccome la vendita della tv di Santarcangelo è stata pagata con delle cambiali, “queste vanno in protesto e la C.T.S. rimane senza il becco di un quattrino”. Cosa rimane di tutto ciò?
Alla domanda se esista ancora l’archivio nastri la risposta è sempre che le cassette non esistono più o non si sa dove siano finite, sia per C.T.S. che per Tele Alto Adriatico. All’asta fallimentare la tv di Riccione viene acquistata da Telestudio 43-TeleSanMarino, registrata presso il Tribunale di Rimini il 18 dicembre 1979. Nella gestione della nuova tv italo-sammarinese, racconta Raul Righetti, ci sono anche nomi già nella tv di Riccione, e tra i personaggi ripresi dalle telecamere anche un Vasco Rossi ad inizio carriera. Ma nel 1994 Telestudio 43-Telesanmarino è costretta a chiudere a seguito di una mancata concessione governativa. Con il digitale nel 2010 sul canale 43 a Rimini arriva Icaro Tv fino ad oggi, mentre più a nord c’è Videoregione, che però nel 2020 è tra le tv che rottamano le frequenze: la tv di Forlì continua altrove, ma le collegate Erreuno e Reteblu, visibili anche a Rimini, scompaiono. Il sito “News Line” ha scherzosamente scritto, parlando delle ex-frequenze della tv pavese Telemontepenice: “Vicende tutte così sfortunate (…) che verrebbe quasi da pensare a canali maledetti…”.
Carlo Gaudio