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Via, in cerca di futuro

Secondo il «Rapporto italiani nel mondo 2013» della Fondazione Migrantes, Rimini è il secondo comune dell’Emilia Romagna (e il 24° in Italia) per iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero con 8.118 unità. Con quelle della provincia salgono a 19.982 le iscrizioni. La classe d’età più rappresentata è quella dai 35 ai 49 (27%). Di questi, il 49.2% è donna, il 53% è celibe e il 41% è coniugato. San Marino è la 24ª meta preferita dagli italiani emigrati, con 11.934 iscrizioni (di cui 9.162 dell’Emilia Romagna e 1.417 delle Marche). A livello nazionale sono cresciuti esponenzialmente gli espatriati con licenza media inferiore, passati dallo 0.3% del 2010 al 24.4% nel 2011 e diretti soprattutto in Germania e Svizzera (dati Istat). La Fondazione Migrantes si domanda se siano giovani che, come negli anni ’50, partono per aiutare la famiglia in difficoltà. Secondo lo sportello Eures di Rimini, però, sono soprattutto i laureati ad avere la valigia in mano.

La scelta di Roberto
“Sono partito per scelta e non per disperazione, come molti altri ricercatori italiani sono costretti a fare”, racconta Roberto Cornacchia, riminese di 39 anni, da 10 in Olanda dova ha fondato uno spinoff sulla ricerca dati. “Sarei potuto rimanere in Italia, ma non credo avrei trovato lo stesso terreno fertile. Mi delude che nel mio paese non si riesca a sfruttare l’immenso potenziale umano di cui disponiamo”. Di cosa sentiva il bisogno? “Delle sfide della ricerca e degli stimoli di un ambiente internazionale. La piccola Olanda, con la sua abbondanza di opportunità per ricercatori, offre questo. Determinazione e un po’ di fortuna hanno fatto il resto”. Le sue soddisfazioni sono sia professionali sia economiche. Tornare, per chi opera nel suo settore, sembra dura.“Sono sentimentalmente legato a Rimini, ma credo possa offrirmi più dolci ricordi che vere opportunità”. Anche se guarda con favore all’arricchimento della città degli ultimi anni grazie alla presenza degli studenti universitari. “Questo maggiore afflusso di cervelli e di diversità culturale potrà portare enormi benefici a medio e lungo termine alla città e alle sue imprese”. Il suo obiettivo è quello di mettere in piedi un’azienda solida “che possa offrire opportunità serie a menti giovani e brillanti”. Cos’ha in più l’Olanda? “La comunicazione e cooperazione tra il mondo della ricerca e quello dell’imprenditoria, e le connessioni tra educazione, innovazione e servizi”. A quanto pare della Romagna manca solo “il clima migliore e una decente cultura alimentare”.
Roberto, però, non è solo in Olanda. Cresce due figli con un’altra mente altrettanto brillante: la moglie Elisa Costantini, anch’essa riminese e ricercatrice in astrofisica. Studia l’universo in un istituto di spaziale di Utrecht. “Purtroppo non vedo prospettive per tornare a breve termine. – spiega Elisa – I tagli alla ricerca nel nostro Paese sono stati così importanti che ci vorrebbe un decennio per guadagnare il terreno perduto”. Lei è partita dopo la laurea, solcando vari paesi, senza aver in mente un espatrio definitivo. Solo che “trovando realtà lavorative di grande livello e opportunità, ho deciso di non fare ritorno. Mi piacerebbe tornare a Rimini per la famiglia e gli amici, ma ho scelto un lavoro che lì non può essere fatto. Inoltre gli astrofisici italiani vivono con pochissimi mezzi”. Viva i “tulipani” ma senza illusioni. “La crisi ha colpito anche l’Olanda, ci sono tagli in tutti i campi. Però, rispetto all’Italia, vengono ancora periodicamente banditi fondi per formare gruppi di ricerca, migliorare i laboratori, creare collaborazioni internazionali…”.
La ricerca scientifica viene calpestata: “In Italia, agli occhi della gente la ricerca di base non serve. In altri paesi, non solo inei Paesi Bassi, c’è lo sforzo di divulgarla nelle scuole e tramite programmi televisivi, molto più che in Italia (sebbene nel nostro Paese ci siano alcuni lodevoli sforzi). Viene veicolato il messaggio che la ricerca fine a se stessa apre le porte alle invenzioni del futuro, quelle che miglioreranno la nostra vita. Basti pensare ai metodi di diagnosi per le malattie, i computer, i nuovi materiali”. E, da mamma, sente i propri figli al sicuro: “cresceranno bene anche qui. È un paese a misura d’uomo. Per ora il nostro futuro lo vediamo qua”.

Francesca, scienziata in Germania
Non prevede di tornare a Rimini nemmeno Francesca Bisconti (nella foto), scienziata 29enne che da ottobre sta svolgendo un dottorato a Karlsruhe, in Germania. Qui lavora ad un telescopio di raggi cosmici da installare sulla stazione spaziale internazionale. “Volevo operare in azienda. Dopo la laurea a Bologna ho fatto uno stage a Monaco di Baviera per essere più appetibile, ma, tornata, non ho avuto colloqui per mesi. Le imprese italiane cercano neolaureati o diplomati da formare con l’apprendistato per avere agevolazioni fiscali. Pure nell’ambito universitario conta l’età: se ti laurei in ritardo, perché magari hai lavorato, ti può compromettere la carriera. In Germania non è così. Lo so per esperienza diretta”. Adesso fa un lavoro che le piace, “che mi dà da vivere e dignità”. Obiettivi? “Entrare nel tessuto produttivo aziendale, apportando le esperienze acquisite”. Dopotutto dove si trova ora “il legame tra ricerca e azienda sembra più stretto che in Italia”. Si sente più un cervello in fuga al servizio di un altro paese o un cervello in itinere, che tornerà per arricchire la madrepatria? “Mi sento un cervello costretto a fuggire, e che adesso fa del suo meglio per ringraziare un paese che invece l’ha accolto”.

Mirco Paganelli