Carissimi,
l’inizio del nuovo anno scolastico fa sì che i riflettori dei media siano per qualche giorno puntati sulle aule delle vostre scuole, per attirare l’attenzione di tutti su questo momento importante della vita sociale e sulle questioni tuttora aperte nel sistema di istruzione italiano. Non intendo farne l’elenco; quello che più mi colpisce, nelle immagini che vedo trasmettere, è che voi siete quasi sempre ripresi di spalle, da lontano, o con inquadrature sfocate. Conosco perfettamente la ragione, legata a motivi di privacy e di riservatezza.
Nonostante ciò, ogni volta mi sembra di cogliervi un aspetto simbolico: quando noi adulti puntiamo lo sguardo sulla scuola, i vostri occhi, ossia lo stato d’animo interiore con cui varcate quelle porte, le attese, i timori, ciò che portate con voi sulle spalle già piegate dal peso dei libri.
È anche per questo che papa Francesco ha indetto, per l’ottobre del 2018, un Sinodo sui giovani: perché la Chiesa affini la sua capacità di incontrarvi e accompagnarvi nella fase della crescita. In questo anno che ci separa dall’appuntamento, anche la nostra Diocesi si preparerà con un impegno particolare di ascolto e di dialogo. Da questo punto di vista, la scuola è molto importante, soprattutto per il suo compito di aiutare ogni giovane nella costruzione della personalità e nella scoperta della propria vocazione. Non deve spaventarvi questa parola; la vocazione non è qualcosa che piomba dall’alto sulla persona quasi a schiacciare i suoi desideri, ma l’esatto contrario: è il cammino in cui ognuno può esprimere al meglio le sue caratteristiche, accettare se stesso e fare spazio agli altri, dare un senso alla vita, in tutti i suoi momenti.
Se sapremo avvicinarci un po’ di più gli uni agli altri, quell’immagine sfocata di cui parlavo all’inizio lascerà il posto a tanti ritratti originali, dai contorni maggiormente definiti pur se in continuo movimento.
E anche i pensieri più confusi o le incertezze riguardo al futuro, che vi portate dentro, saranno investite da un po’ più di luce. La nostra Chiesa ne riceverà un grande beneficio, e anche la scuola, che in fondo esiste per voi, e non viceversa.
Qualche mese fa, alla fine di giugno, è stata ricordata la figura di don Lorenzo Milani, essendo trascorsi cinquant’anni dalla morte. Penso che abbiate sentito parlare di lui: fu un prete che, mentre era parroco in un piccolissimo paese sui colli intorno a Firenze, Barbiana, organizzò una scuola per i ragazzi che non avevano la possibilità di curare in altro modo la loro formazione. Così facendo, permetteva loro di allargare le possibilità di lavoro e di miglioramento delle condizioni di vita. La “Lettera a una professoressa”, l’opera che è frutto di questa scuola, è molto chiara su quale obiettivo deve avere la scuola. Scrive il ragazzo, che parla anche a nome dei suoi compagni: “Ho saputo minuto per minuto perché studiavo. Il fine giusto è dedicarsi al prossimo”.
Andando in visita a Barbiana, il 20 giugno scorso, papa Francesco ha inserito nel suo discorso un caldo ringraziamento per gli insegnanti. Lo inserisco al termine di questa lettera per fare mie le sue parole e per invitarvi a unirvi in questo atteggiamento di fiducia e gratitudine, che aiuta a iniziare bene un nuovo anno. Mi piacciono le parole del Papa anche perché ricordano il significato più profondo dell’educazione e della scuola: “Vorrei da qui ringraziare tutti gli educatori, quanti si pongono al servizio della crescita delle nuove generazioni, in particolare di coloro che si trovano in situazioni di disagio. La vostra è una missione piena di ostacoli ma anche di gioie. Ma soprattutto è una missione. Una missione di amore, perché non si può insegnare senza amare e senza la consapevolezza che ciò che si dona è solo un diritto che si riconosce, quello di imparare. E da insegnare ci sono tante cose, ma quella essenziale è la crescita di una coscienza libera, capace di confrontarsi con la realtà e di orientarsi in essa guidata dall’amore, dalla voglia di compromettersi con gli altri, di farsi carico delle loro fatiche e ferite, di rifuggire da ogni egoismo per servire il bene comune”.
Questo è anche il mio augurio per ciascuno di voi, per i vostri insegnanti e tutti coloro che lavorano nella scuola. Sotto questi auspici mettiamo insieme il nuovo anno che inizia.
Vi saluto di cuore.
+ Francesco Lambiasi