Settecento anni dopo, Verucchio vuole la rivincita. Con una battaglia medievale in piena regola, mettendo l’uno contro l’altra armati Malatesta e Montefeltro impersonati da nugoli di bambini e ragazzi degli Istituti comprensivi di San Leo e Valle del Marecchia. Centinaia di “figuranti” sono pronti a darsi battaglia per la presa di possesso della Rocca del Sasso (domenica 22 ottobre), una pagina importante della storia del capoluogo malatestiano. Si ricorda Federico da Montefeltro e la presa della Rocca con l’inganno nottetempo attraverso la “scala degli asini” che portò alla sconfitta i Malatesta di Sigismondo (1462). La battaglia (torneo medioevale con giochi a squadre dalle ore 16 alle 18) è la degna conclusione di nove giorni nei quali Verucchio si immerge nel corso dei secoli: la “Festa della storia” propone eventi, incontri, workshop, cene medievali per tutta la settimana.
Ma la storia si mette (volentieri) anche a tavola: chi vuole provare l’ebbrezza di un ricco menù di antica ispirazione, può sedersi a tavola con “PiadaStyle nella storia” (su prenotazione, 15 euro, dalle 19), fuori menù ispirato ad antiche ricette. In precedenza (dalle 14.30) visita animata alla Rocca Malatestiana a cura di teatro Ortaet: “I Malatesti, fasti e fortuna di una famiglia di Capitani di Ventura”.
“Più vivo la storia, più amo Verucchio” è lo slogan coniato per l’iniziativa che si concluderà con il Processo (sabato 22) alla storica battaglia e relativo inganno, con gli avvocati Airaudo e Piero Venturi nei panni rispettivamente dell’accusa e della difesa. Domenica, poi, dalle “aule” dei tribunali la rivincita sarà offerta sul campo, alla Rocca del Sasso, tra gli eserciti leontini e verucchiesi di bambini e ragazzi.
L’esordio di “Più vivo la storia, più amo Verucchio” è stato nel segno dell’arte: alzato il velo sull’opera artistica ispirata ad un simbolo del Museo. L’opera porta la firma dei Mutoid ed è stata collocata all’ingresso del paese (nei pressi della Casina dell’Acqua), “una sorta di artistico cartello stradale di benvenuto” spiega il sindaco Stefania Sabba.
Chi entra a Villa Verucchio si trova di fronte un nuovo “segnale”, che non può passare inosservato: l’opera d’arte firmata dai Mutoidi traduce con il linguaggio tipico dei creativi di stanza a Santarcangelo, il simbolo del Museo Villanoviano di Verucchio. L’installazione è stata inaugurata sabato scorso dal sindaco Stefania Sabba, dal direttore del Museo Elena Rodriguez e da Lucia in arte Lu Lulpaln, l’artista Mutoide che materialmente ha realizzato l’opera avvalendosi di materiali di scarto come nella tradizione mutoide. “Scocche di motocicli, pezzi di auto e perfino 2 marmitte di un ciclomotore – ha spiegato Lu Lupaln – per realizzare le due paperelle nere , altro simbolo del Museo, sistemate nella parte alta del cerchio che resta aperto”.
L’immagine posta all’ingresso del paese (che a qualcuno ricorda l’uomo vitruviano di Leonardo), è in realtà una libera ispirazione del simbolo del Museo Civico, “una immagine rinvenuta in alcune tazze di terracotta e soprattutto in bronzo rinvenute in tombe femminili di Verucchio” la spiegazione del direttore del Museo, Elena Rodriguez. Si tratta di una divinità femminile del cielo e della terra. “E accoglie a braccia aperte quanti arrivano nel nostro paese. – commenta il sindaco Stefania Sabba, affiancato all’inaugurazione dalla Giunta al gran completo, oltre che da Elena Bollini, assessore alla Cultura nel 2015 quando il progetto è partito – Il logo del Museo posizionato a fianco dell’opera d’arte diventa così anche un segnale turistico e culturale di una delle eccellenze del territorio”.
Paolo Guiducci