Cinquecento anni sono un bel traguardo. Di quelli dai quali partire per celebrare la storia mezzo millenaria che è stata, ma anche per chiedersi presente e futuro della città. I cinquecento anni sono quelli di Verucchio, da quando con Bolla Papale datata 21 marzo 1518 Papa Leone X le attribuiva il titolo di città.
Una delle prime città del territorio e per giunta una “Città delle Donne” (come si evince dalle incisioni delle sacerdotesse guerriere contenute sul Trono villanoviano ospitato nel Museo) il cui ponte romano era secondo solo a quello di Tiberio.
Cinquecento anni non sono una ricorrenza che possa passare inosservata, e così Verucchio ha deciso di festeggiare l’anniversario con una giornata celebrativa e un intero anno di iniziative. “Verucchio, Città dal Rinascimento” è il titolo della manifestazione andata in scena mercoledì 21 marzo, con tanto di annullo postale speciale presso il Palazzo Comunale, il Consiglio della Celebrazione a cui ha fatto seguito il corteo con la banda Città di Verucchio e – nella Chiesa Collegiata – il concerto-conferenza a cura di Simone Sorini, ricercatore, autore e cantore al liuto.
Il liutista – sì, si scrive proprio così – è stato una figura decisiva per Verucchio: l’attribuzione di città venne rilasciata da papa Leone X proprio al suo liutista Giovanni Maria Alemanno, ebreo convertito che in seguito ha preso il cognome De’ Medici. Leone X conosceva la zona, essendo stato da vescovo delegato per la Romagna, e per la sua frequentazione di Dante che parla del Mastin Vecchio. I verucchiesi, però, del riconoscimento volevano volentieri farne a meno perché il loro Conte li spremeva con le tasse, per cui chiesero al pontefice seguente Adriano VI di annullare i privilegi a Verucchio, poi ripristinati nel 1525 da papa Clemente VII e dal successivo Paolo III, che riconosce il titolo di Conte al verucchiese Lionello Pio da Carpi anche se non si parla più di città. “Quella di Verucchio è una storia stratificata. – è l’opinione di Giovanni Rimondini, lo storico che fa parte del gruppo di lavoro del V centenario composto dall’architetto Giovanna Giuccioli, e dai ricercatori Federico Barocci e Maria Cecilia Pecci – È la prima Ariminum, la prima città etrusca del fiume Ariminus, Città delle Donne in un archetipo quasi felliniano”.
L’immagine utilizzata per l’annullo postale è un’antica incisione che mostra due castelli con due rocche (Passerello e Sasso), il ponte di Tiberio e un ponte alternativo sul fiume Marecchia. “Nel 1508 il Papa modifica il tragitto Cesena-Roma: non si transiterà più dal ponte di Tiberio bensì da quello di Verucchio” ricorda infatti la Giuccioli.
Per i 500 anni è stato realizzato un logo dallo studio grafico Kaleidon. Un cartiglio che comprende un ottagono (“come i torrioni simbolo di Verucchio e come il simbolo araldico della città” spiega Francesco Ramberti), la V come il V romano e lettera iniziale di Verucchio, città ben 300 anni prima della cugina Santarcangelo. Il V centenario durerà per tutto il 2018, tra “incontri, eventi, seminari, mostre fotografiche. – aggiunge il sindaco Stefania Sabba, la prima donna primo cittadino di Verucchio – Un libro raccoglierà tutti gli interventi”.
Agli alunni delle scuole elementari e agli studenti delle medie è stata distribuita la cartolina ufficiale con il retro in bianco: qui potranno vergare suggestioni, richieste, idee in merito alla città del presente e del futuro. Con “stakeholder e imprenditori faremo incontri sui prodotti che ci caratterizzano” rilancia la Sabba. Tutti tasselli utili per chiedersi, cinquecento anni dopo, che città è oggi Verucchio e cosa può e vuole diventare.
Paolo Guiducci