L’Ordo Virginum è una particolare espressione di vita consacrata, rifiorita nella stagione post-conciliare. In Italia oggi è presente in 113 diocesi, compresa quella riminese: alle circa 500 consacrate se ne affiancano quasi altrettante in fase di discernimento e di formazione. Tra i tratti distintivi che concorrono a descriverne il carisma vi sono la sequela di Cristo vergine, povero e obbediente, la dedizione alla Chiesa particolare e la vita nel mondo, nonché un rapporto specifico con il vescovo, responsabile del discernimento, dell’ammissione alla consacrazione – e della sua celebrazione -, della formazione e dell’accompagnamento. La Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata della Cei dedica ora una Nota pastorale, “L’Ordo Virginum nella Chiesa in Italia”, che offre orientamenti e indicazioni per elaborare criteri comuni e attivare prassi condivise. Essa esprime “un’attenzione incoraggiante” nei confronti delle vergini consacrate, insieme con l’aspettativa che “con il tempo questa esperienza evangelica consenta di portarne a più compiuta maturità i percorsi formativi, il loro stile di presenza nella Chiesa, le forme della loro missione e i tratti della loro spiritualità”, come sottolinea nell’introduzione alla Nota monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini e presidente della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata.
Segno della Chiesa Sposa. La Nota pastorale consta di tre capitoli: “La vocazione all’Ordo Virginum”; “Il discernimento e la formazione”; “La vita e la testimonianza delle vergini consacrate”. Segue una breve conclusione, nella quale si precisa che le indicazioni della Nota pastorale possono servire al vescovo diocesano “per stabilire, secondo la sua competenza, norme più concrete per la propria diocesi, per dare un volto stabile e organico all’Ordo, per far conoscere e proporre ai fedeli questa speciale forma di vita consacrata”. Nel primo capitolo si evidenzia che “la vocazione all’Ordo Virginum e la forma di vita che la compie si caratterizza nel seguire più da vicino Cristo Signore, in particolare nell’impegno della verginità, quale segno della Chiesa Sposa, pronta per il suo Sposo. Tale vocazione si attua nella Chiesa diocesana, in riferimento diretto al vescovo, vivendo nella realtà secolare”.
La forma specifica di consacrazione nell’Ordo Virginum è caratterizzata “dall’impegno a condurre una vita di fede e di radicalità evangelica, nelle condizioni ordinarie dell’esistenza”. Perciò, “le vergini consacrate non si distinguono per l’abito che portano, né per l’appartenenza alla comunità di un Istituto religioso, ma sono impegnate a testimoniare la loro consacrazione e a essere richiamo profetico all’assoluto dei valori del Regno, anche nella disponibilità ad assumere specifici compiti ecclesiali per l’edificazione della comunità cristiana”. Inoltre, “la partecipazione attiva alla vita culturale e civile deve essere considerata come espressione caratteristica della vocazione delle vergini consacrate”.
L’età minima per la consacrazione. Nel secondo capitolo si sottolinea che “è prudente considerare quale età minima per la consacrazione il compimento dei 30-35 anni circa”. La vocazione a vivere la verginità consacrata come sequela di Cristo e segno della Chiesa Sposa deve essere riconoscibile “per i tratti evangelici dell’affidamento senza riserve all’amore del Padre, dell’intensità della comunione con il Signore, dell’umile carità che si fa servizio disinteressato alla Chiesa e testimonianza luminosa di fede, speranza e carità, nel contesto della vita ordinaria”. In questo capitolo si spiegano le varie tappe che conducono alla consacrazione, che “ha carattere definitivo”. Le fasi del percorso formativo “sono ordinariamente tre e comprendono il periodo propedeutico, la formazione iniziale, la formazione permanente”.
Una regola di vita personale. Nel terzo capitolo si precisa che le vergini consacrate devono scrivere la propria regola di vita personale, che “è uno strumento particolarmente utile per determinare i percorsi personali, il senso profondo del proprio servizio ecclesiale, gli atteggiamenti da coltivare nella vita quotidiana”. Ovviamente, “il primo e irrinunciabile impegno è quello della preghiera”. Un altro aspetto importante è che “le vergini consacrate vivono uno speciale rapporto di comunione con la Chiesa particolare e universale”. Infine, “provvedono al proprio mantenimento con i proventi del lavoro e con i propri beni personali, curando anche gli aspetti assicurativi e previdenziali”.
Giliola Alfaro