Home Attualita Vendemmia “annacquata”: un’annata da dimenticare

Vendemmia “annacquata”: un’annata da dimenticare

Ci ha pensato l’uva a portare allo stremo una stagione agricola col fiato corto. O meglio, ci ha pensato l’estate più capricciosa degli ultimi anni, a rendere ancora più amare le lacrime dei produttori. Perché molto amaro è quest’anno il primo bilancio di una vendemmia che per la sua scarsa quantità e qualità, sarà difficile da dimenticare. A livello nazionale, secondo Coldiretti, quella targata 2014 sarà addirittura la più scarsa dal 1950. L’associazione prevede un calo del 15%, dai 49,6 milioni di ettolitri del 2013, a 41 milioni, capace di togliere in un sorso solo all’Italia il primato di paese leader per quantità in Europa. Non solo: poco entusiasmo nell’alzare i calici potrebbe esserci anche tra i consumatori, visto che tra crollo della produzione e impennata dei costi per le aziende (costrette a combattere i rischi sanitari alla vite causati dai frequenti acquazzoni) anche i prezzi di rossi e bianchi potrebbero aumentare nei prossimi mesi.

Secondo Giovanni Filanti di Confagricoltura, la vera mazzata è arrivata con le ultime piogge di settembre. Sul calo quantitativo è ancora presto per sbilanciarsi, afferma, “ma un meno 20% ci sta tutto”. “Il problema – spiega – è che l’uva si spacca. In alcuni casi non è possibile nemmeno usare le vendemmiatrici meccaniche perché la vibrazione della macchina fa cadere l’acino, che ha una buccia troppo sottile”. Ma il principale problema è dato dalla quantità zuccherina, e quindi dalla gradazione alcolica, più bassa rispetto allo standard, soprattutto per il Sangiovese che nella maggior parte dei casi non supera gli 8 – 8 gradi e mezzo. “Con livelli così bassi difficilmente i viticoltori potranno aumentare i prezzi, come ci si aspetterebbe col calo delle quantità”. Nel 2013 le liquidazioni delle cantine sociali erano riprese rispetto alla siccitosa stagione 2012: 52 euro al quintale per il Sangiovese, 45 per lo Chardonnay e 40 per il Trebbiano. Ma per ora prevale il pessimismo.

Dalle pianure alle colline, sapori e umori possono cambiare a seconda della collocazione dei vigneti, delle scelte produttive e commerciali e delle tecniche utilizzate, ma il retrogusto di fondo resta amaro. “In collina a danneggiare l’uva non sono state tanto le abbondanti precipitazioni (l’acqua scivola e non ristagna) quanto la mancanza di sole – osserva Lorenzo Falcioni, presidente provinciale di CIA. Poco sole vuol dire minore possibilità di maturazione dell’uva, più marciume, e quindi più scarto, ma anche minore gradazione alcolica”. Se per i bianchi Falcioni vede il bicchiere mezzo pieno, considerando che il mercato potrebbe anche apprezzare un Trebbiano, Malvasia, Chardonnay o Rebola più leggeri (“negli anni passati per la Rebola si erano raggiunti anche livelli proibitivi di 15 gradi!” ricorda Falcioni) per il Sangiovese i danni sono sicuramente maggiori. C’è poi da distinguere l’azienda con una sua cantina, che trasforma e commercializza direttamente il prodotto (una cinquantina in provincia) e il piccolo viticoltore che si riversa sulle cantine sociali, che dipende molto dai quantitativi annuali. Per non parlare delle spese lievitate per i trattamenti sanitari e la cernita dell’uva, maggiori rispetto agli ultimi anni: “E non è detto che questi costi saranno ripagati”.

Molto dipenderà anche dalle scelte che i viticoltori attueranno nei prossimi giorni, meteo permettendo. “Ad oggi il Sangiovese ha poco colore, poco grado – conferma Daniele Rossi, responsabile tecnico della Cantina sociale dei Colli Romagnoli di Ospedaletto -: chi ha il coraggio di aspettare ancora un po’, e soprattutto chi può permetterselo perché ha l’uva sana, ne potrà giovare in qualità se non pioverà più. In caso contrario, i danni saranno peggiori”.

A San Patrignano temporeggeranno un po’ solo nei vitigni più esposti al sole, spiega il responsabile della Cantina, Roberto Dragoni, ma “laddove le condizioni sanitarie della pianta sono più critiche raccogliamo subito, anche a discapito del contenuto zuccherino, oggi più basso: noi siamo attenti soprattutto agli aspetti sanitari e l’umidità di questa stagione e anche di questi ultimi giorni ha accelerato lo sviluppo delle malattie”. Qui è già stato raccolto il 30% dei vigneti, “tutte le uve bianche hanno avuto una resa inferiore del 15%” e si sta ultimando la raccolta del Merlot, portato a fatica a maturazione ma con una gradazione di 12-13 gradi contro i 13 e mezzo dell’anno scorso. Ciò, precisa Dragoni, non vuol dire però meno qualità.

Anche ai Colli Romagnoli la previsione è di un meno 15-20% di raccolto, ma sulla qualità anche il vino 2014 riserverà delle belle sorprese. Ne è convinto Rossi che parla di ottimi Chardonnay, Malvasia e Merlot.
Dalla sede di Coldiretti Rimini conferma Giorgio Ricci: “Non mettiamoci la croce sopra come si potrebbe pensare: se il tempo si mantiene come negli ultimi giorni, senza pioggia, l’uva potrà recuperare profumo e aroma”.
Resta l’incognita meteo: come sfidare un clima sempre più imprevedibile? “Fare già a giugno i trattamenti giusti e assecondare più la qualità che la quantità, con una produzione equilibrata ad ettaro” è il consiglio di Ricci.
Il presidente di CIA Rimini ricorda le bombe d’acqua che quest’estate, come nel 2013, hanno travolto molti raccolti. “Le aziende devono cercare di tutelarsi di più assicurando le proprie coltivazioni. Oggi è anche meno costoso rispetto ad alcuni anni fa. Per i vigneti – spiega Falcioni – il risarcimento per stato di calamità naturale non esiste più. L’assicurazione è quindi uno dei pochi strumenti che abbiamo a livello europeo per salvarci da annate disastrose come questa, da cui non tutti riusciranno a venirne fuori”.

Alessandra Leardini