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Vanvitelli al Porto di Rimini

Lavori
al porto di Rimini

In questo secondo articolo si completa la vicenda Vanvitelli al porto di Rimini con estratti degli Atti della Congregazione del Porto iniziata in “Storia & Storie” nel Ponte il 14.11.2010, ricostruita nel libro pubblicato in rete “Luigi Vanvitelli lavori al porto di Rimini”.

Gio: Batta Banderati,
nominato capomastro

Giudicata non attuabile la soluzione dell’arch. Valentino Cipriani (1734), mesi dopo si dispose da Roma di far intervenire al porto il giovane Vanvitelli (32 anni), già impegnato nel progetto del Lazzaretto della città Dorica. Vanvitelli fu mandato a Rimini e qui fece eseguire la riparazione e l’allargamento dei moli, come scritto nella perizia del capomastro Banderati «si doveva fabbricare la nuova zona che sono di lungeza trentatrè di misura piede comune (c.a. m 9,50) onde per allargare il detto molo altri piedi dodicci in circa (c.a. m 3,60) di più di quelo che presentemente». Venuto a Rimini il 7 gennaio 1735, Vanvitelli periziò di allargare i moli rovinati prima di costruire il fortino a difesa del porto.
31 Gennaro 1735. Intervennero nella Congregazione gli eletti alla Fabrica del Porto: Carlo Bagli, Giuseppe Caffarelli, Francesco Diotallevi, Alessandro Guidoni, Enrico Ragazzi, Giuseppe Martinelli. «Nella quale Congregazione fu discorso che avutosi da qualcuno de S.ri Eletti alla Fabbrica del Porto discorso col Signore Luigi Vanvitelli Architetto in occasione, che il medesimo si portò in questa città per visitare il porto di detta Città, fu dal detto Signore Vanvitelli proposto per Capomastro alla Fabbrica, che dovrà intraprendersi del sudetto Porto Gio: Battista Banderati, il quale venuto a riconoscere il lavoro da farsi, ha dato la di lui Perizia, che qui si inserisce del tenore quale lettasi in detta Congregazione, fu risoluto di fare la provista de Materiali descritti nella medesima Perizia, dandone per tal effetto la vicendevole incombenza agli incaricati Signori» per la provvista dei pali e pozzolana Rigazzi e Guidoni, per la provvista dei mattoni ed altri materiali Diotallevi e Carlo Bagli. La stessa congregazione richiede il compenso degli altri lavoranti. «In dove fù discorso sopra quanto richiesto il Mastro Banderati per sua Provisione di Capomastro in occasione del Lavoro suddetto da intraprendersi. Onde fù risoluto di accordare al suddetto Banderati per sentire dal medesimo la pretensione della provisione per detti sei Uomini, alli quali verrà accordato oltre la Provisione, il Letto, e fuoco. Et sic. Ita est Carolus Camillus Riccius Segretario Civico».

La perizia
Banderati

È una lista di materiali per la realizzazione dei lavori contenuta negli stessi Atti della Congregazione in due fogli sciolti. Nel primo foglio (fronte-retro) vi era descritto: La descrizione dei lavori da fare, i materiali occorrenti per la «riattazione» del porto con le quantità, il materiale per il «casone» alla genovese da costruire alla «punta in mare di lungeza piedi 40 [c.a. m 12] e di largeza piedi 25 [c.a. m 7,4] per assicurare il fronte del molo presente». Nel secondo foglio sciolto vi era il compenso per il Banderati e la somma complessiva per gli altri lavoranti.

Al molo “Pietra delli
monti di Pesaro”

24 gennaio 1735 Rimini. «Avendo io sottoscritto visitato e misurato tutto il molo dalla via di levante cioè principiando dalla punta verso il mare e terminava alla divisata zona che si doveva fabbricare la nuova zona che sono di lungeza trentatrè di misura piede comune onde per allargare il detto molo altri piedi dodicci in circa di più di quelo che presentemente, a gia fatto ciuè dalla parte dove è di presente la scudiera sciolta, e fabbricarvi molo, vi vorano li qui sottoscritti materiali:
Prima vi vorano mattoni cotti migliaia ottanta
e più pietra delli monti di Pesaro care cento e ottanta e più calcina viva cari cento e più per puzolana rosa di Roma cento carettate».

La protezione
a levante “scudiera”

Per fare la nuova scudiera verso levante per riparo del detto molo da slargarsi li qui sotto scritti materiali.
Prima n°500 palli di rovere di lungeza
piedi 16 e 18 luno e questi doverano essere diriti
e non torti e più n°: 120 catene di rovere di lungeza piedi 8 di grosseza onze 6 parimente drite e uguali quanto da una parte quanto da laltra
e più n° 4 paraschiena di rovere di lungeza pie-
di 12 e 15 luna di largeza onze 6 e di grosseza onze 4 parimente drite e più pietra dal monte di Pesaro per impire la detta scudiera cara 250 e più per n°: 3000 libre caviglie di fero tra grande e piccole.
Alla punta del molo
“casone alla genovese”
Volendosi poi fare un casone alla Genovese da getarsi fuori dalla punta in mare di lungeza piedi 40 e di largeza piedi 25 per assicurare il fronte del molo presente vi vorano li qui sotto notatti materialli per il detto casone e scudiera.
Per n°: 6 Bordonali di lungeza piedi 40 luno di abetto
e più n°: 70 sestachini di abetto
e più n°: 120 cari di legni da uno il caro
e più n°: 300 tavole di brenta
e più libra 500 cavigli Bersane diverse
e più n°: 5000 chiodi da cesena
e più libre 500 Pegola e Catrame
e più n°: 200 Ponti di Abetto di Brenta
Per i materialli per inpire il detto casone
Prima Matoni cotti n°: 35 migliara
Sasi dal monte di Pesaro cara 150
Callcina cara 120 viva
Puzolana caretate 150
Palli di Rovere n° 80 per detto casone di lungeza piedi 20 luno.

Il compenso
di Banderati
“con lume, e fuoco acceso”

Nel secondo foglio sciolto era segnato: «Il Mastro Banderati non volle meno di un scudo al giorno e letto, e fuoco non solo il letto per se, ma ancora pe li suoi uomini che saranno 6 uomini. La spesa [per la “scudiera”] senza il cassone [alla genovese] suole ascendere da scudi 4.000 in circa».
15 marzo 1735. Congregati gli Eletti alla Fabrica del Porto: Francesco Diotallevi, Carlo Bagli, Giuseppe Caffarelli, Gio: Batta Gervasoni Angelini, Enrico Ragazzi, Alessandro Guidoni, Giuseppe Martinelli. «Nella quale Congregazione fu letta la Lettera del Banderati risponsiva alla lettera scrittogli dal suddetto Sig.re Rigazzi d’ordine delli suddetti Sig.ri Eletti per intendere dal detto Banderati la di lui pretensione per assistere al Lavoro, che deve intraprendersi di questo Porto, a delli cinque, o sei uomini, che il suddetto Banderati esibisce per la Fabrica del medesimo Porto. Onde fu dalli suddetti Sig.ri Congregati risoluto, che debbasi accordare al suddetto Banderati un scudo al giorno con lume, e fuoco acceso, e recesso del viaggio, e rispetto alli Uomini, al primo che debbasi passargli pauli cinque al giorno, al secondo pauli quattro, ed agli altri baiocchi venticinque per ciascheduno al giorno, oltre il lume, e fuoco. Inoltre fu appoggiata l’incombensa al sud.o Sig.re Gervasoni di provedere, unitamente colli Sig.ri Diotallevi, e Bagli già deputati per tal effetto dalli suddetti Sig.ri Eletti nell’altra Congregazione tenutasi sotto li 31 Gennaro 1735 di provedere li Mattoni, et altri materiali occorrenti per la Fabrica, e Riattamento del Porto. Et sic. Ita est Carolus Camillus Riccius Pro segretario Civico».

Per Porto e Fortino “fu risoluto di dare alli medesimi ordini esecuzione”
13 Maggio 1735. Congregati alla Fabbrica del Porto: Giovan Battista Gervasoni Angelini, Alessandro Guidoni, Enrico Ragazzi, Giuseppe Martinelli, Filippo Battaglini, Pietro Banditi.
Nella Congregazione fu letta la lettera del Cardinale Legato governatore di Rimino «Molto illustrissimi Signori ad effetto dell’ultima vendita dei mattoni, calce e Pozzolana destinate già per la costruzione del Fortino, sono venuto in sentimento che tutta la robba suddetta si pretenda dalli Eletti alla Fabbrica del Porto di codesta città, e cioè li mattoni in ragione di scudi quattro il miliaro, a la calce a pauli quattordici il carro. Per li mattoni suddetti dovrà pagarsene presentemente [sic] il costo, e rispetto alla calce, mi contento che ora si paghi l’importo di carri novanta per poi soddisfarne il residuo subito, che saranno scaduti gli assegnamenti già stabiliti per la Fabbrica dello codesto Porto, dovendo intanto dalli deputati predetti spedirsene le bollette in testa di Giuseppe Bentivegni al quale ho dato l’incombenza di esiggere a suo tempo il denaro per disporne secondo li miei ordini, il che dovrà intendersi anco per il denaro de mattoni da pagarsi presentemente con quello delle accennate novanta carra di calce. Intorno poi alla Pozzolana quando non si possa rilevarne con mezzo del capitano Bongiovanni il costo, converrà ricercarlo a Monsignore Tesoriere in Roma, per poi far calare in mano al medesimo Bentivegni il prezzo anco di questa».

Fu venduto il capanno
“che era stato fatto per servizio della
costruzione del Fortino”
La lettera del Legato Alberoni continua «In oltre essendomi assicurato non tornare a conto il disfare il Capanno, che era stato fatto per servizio della costruzione del Fortino, del qual Capanno sento aver bisogno i prenominati Eletti del Porto, sono stato di mente che anco questo si venda alli medesimi, colli quali incarico a [sic!] trattarne la vendita, coll’intelligenza del Bentivegni per procurare il maggior vantaggio sopra li scudi venti, si [sic!] sia stato stimato, et anco questa somma di farsi calare in mano del Bentivegni suddetto, dal quale me ne farò render similmente conto. Si consenti far formare perizia tanto per il risarcimento della strada, che conduce al mare quanto di quella, che va a Bordonchio siccome alla perizia per la spesa, che occorrerà per fare i due ponti al Fiumicino Pisciatello con trasmettermele con tutta sollecitudine. E le auguro felicità = Ravenna 11 maggio 1735 = N.J. = [sic!] Cardinale Alberoni Legato».
Gli ordini del Legato furono eseguiti «Onde in obbedienza agli ordini di Sua Eminenza espressi nella sua lettera, fu risoluto di dare alli medesimi ordini esecuzione. E rispetto alle carra centocinquanta di calce, che Sua Eminenza ordina siano pagati con li nuovi assegnamenti stabiliti per la Fabbrica del Porto fu risoluto di spedirne bolletta da pagare con gli assegnamenti avvenire da stabilirsi da Sua Eccellenza». Fu incaricato Martinelli «di ricevere e levare quelle somme che sono nel monte della Fabbrica del Porto e che gli verranno girate dall’Illustrissimo Magistrato per pagare non solo li suddetti materiali, ma anco tutte le altre spese, che occorreranno per detta fabbrica. Inoltre furono deputati li suddetti Signor Alessandro Guidoni, e Signor Giuseppe Martinelli a far istanza all’Illustrissimo Magistrato per le girate alle cedole delli Depositi. Et sic». I documenti storici conservati in Archivio di Stato erano e sono sotto gli occhi di tutti bastava leggerli. Averli trovati nel lontano 1994 è un privilegio che, grazie a Il Ponte, condivido volentieri con tutti i lettori.

Loreto Giovannone