Certo è che, a poco più di una settimana dalle elezioni, si deve registrare, almeno nel mondo cattolico, molta meno litigiosità del recente passato. I Consigli pastorali filano lisci senza polemiche; nessuno che accusa di poca fede o poco amore chi non la pensa come lui… Sembra un paradiso anche solo rispetto a due anni fa. Il voto dei cattolici è importante e corteggiato, ma ormai è un dato di fatto accettato e incontrovertibile che i cattolici non sono più compatti nel voto e che dunque non esiste una massa di voti cattolici influenzabile, che non c’è un partito più cattolico degli altri. E che comunque i cattolici sanno ragionare con la propria testa e sono pienamente inseriti nelle dinamiche del pluralismo attuale.
Anche la Cei ha confermato la linea del non coinvolgimento in alcuna scelta dello schieramento politico, ribadendo con il card. Bagnasco, che tutto ciò non significa disinteresse o disimpegno verso la tutela di quei valori che i cattolici ritengono fondamentali. E fra questi quelli della vita, della famiglia, dell’educazione, ma anche della pace, della giustizia e dell’uguaglianza, come insegna la Dottrina Sociale della Chiesa a cui ogni cattolico, anche politico, è invitato a fare continuo riferimento nel discernimento e nelle sue scelte per la vita sociale.
Ma di fronte al malessere generale che sembra prendere la nazione, ormai stanca dei teatrini della politica, che naturalmente si moltiplicano all’infinito negli ultimi giorni della campagna elettorale, i vescovi testimoniano un’apertura di fiducia certamente superiore a quello che pare l’attuale senso comune e dicono che le imminenti elezioni “devono rivelarsi un’occasione di crescita morale e civile”, poichè “l’Italia ha bisogno di un soprassalto di amore per se stessa, per ricomprendere le proprie radici e dare slancio al proprio avvenire”. Insomma, i vescovi invitano a scommettere ancora sulla possibilità del cambiamento e ad andare a votare. Per chi? Ognuno si regoli, con libertà, secondo coscienza.
Giovanni Tonelli