Per la terza volta (lasciamo stare la serie tv degli anni ’70 con Nicholas Hammond, passata anche al cinema) il personaggio di Spider-Man si inerpica sullo schermo cinematografico e vola con la sua ragnatela per combattere il crimine e sfidare pittoreschi malvagi come il sinistro Avvoltoio, interpretato da Michael Keaton (ma spunta fuori anche Shocker). Dopo Tobey Maguire e Andrew Garfield (gli “arrampicamuri” precedenti) ecco Tom Holland, già apparso in Civil War (dal quale proviene pure la “ringiovanita” zia May di Marisa Tomei), con uno stile adolescenzial-collegiale fresco e scanzonato che piacerà alle nuove generazioni, visti gli ammiccamenti contemporanei tra riprese al cellulare, gergo teen di moda e un pizzico di multiculturalità. Gli agganci ai precedenti Marvel-movies (si parte dal secondo The Avengers e si sfiora Civil War) e l’innesto di caratteri come Tony Stark/Iron Man (Robert Downey jr) e il suo fedele autista Happy Hogan (Jon Favreau) evidenziano il complesso sistema cinematografico Marvel.
Godetevi questa pimpante avventura, con il giovane eroe dotato di costume supertecnologico (donatogli dal mentore Tony Stark), desideroso di far parte degli Avengers ma ancora da perfezionare sul piano “tattico”, vista l’irruenza e la spacconaggine tipicamente in linea con l’età. Spider-Man affronta così un percorso di crescita responsabile per capire il suo ruolo effettivo in un mondo dove abbondano gli eroi in costume. L’alter-ego “ragnesco” di Peter Parker ha dalla sua anche un maggiore contatto con la gente comune, anche se la sua più grande battaglia forse è quella in campo sentimentale (la compagna di scuola Liz), resa problematica dalla timidezza cronica del personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani