E’ passata sottotraccia, stretta – come spesso accade – tra il capodanno rosa che brucia tutto in una notte, e gli scandali facili da ombrellone. Ma è una notizia – eccome! – e interessa la società intera. Il progetto di legge regionale “Norme in materia di politiche per le nuove generazioni”, dietro il burocratese contiene per la prima volta, un riconoscimento della preziosa funzione di una realtà educativa diffusa a macchia d’olio in tutto il Paese, Rimini compresa. Il progetto di legge necessita dell’approvazione definitiva del Consiglio regionale, attesa a giorni. In ogni caso interviene su una materia decisiva, cioè il sostegno e lo sviluppo di adolescenti e giovani. E lo fa riconoscendo per la prima volta il contributo reale, generoso, spesso volontario, di parrocchie, associazioni ed enti ecclesiastici della Chiesa cattolica. Siano oratori o centri educativi che ogni giorno, spesso silenziosamente, rappresentano un’opportunità reale per tutti, il progetto ne rileva la specifica “funzione educativa e sociale svolta”.
Rimini vanta una primogenitura. È stata infatti la prima Provincia in Italia a riconoscere formalmente la validità della proposta educativa fornita dagli oratori, attribuendo ad essa un finanziamento: 80.000 euro nel biennio 2003/2004, 57.900 nel 2006/2007, che sono serviti per 34 progetti realizzati da 50 parrocchie. Peccato che dalla stagione scorsa, all’Assessorato ai Servizi Sociali tutto taccia.
Adesso è in dirittura d’arrivo questa legge, una buona legge con qualche ombra. L’impianto generale è fortemente burocratico, cioè “fa discendere le politiche educative da una pervasiva programmazione pubblica” nota Paolo Cavana, responsabile dell’Osservatorio giuridico-legislativo della Conferenza Episcopale regionale. La tanto sbandierata sussidiarietà orizzontale è assente, perché l’accesso al sostegno pubblico resta condizionato al possesso di requisiti stabiliti dalla Giunta, senza garanzie per i soggetti che operano nel settore. Paradossalmente, il progetto prevede invece sostegno pubblico ai “gruppi giovanili, anche non formalmente costituiti in associazione” che garantiscono minore affidabilità e continuità delle attività svolte. Meglio fermarsi al riconoscimento dell’opera educativa delle parrocchie, che riguarda un’edificazione a tutto campo della persona.