Tanti scavi e ritrovamenti in provincia di Rimini. S.Arcangelo lavora per una ‘casamatta’ d’epoca malatestiana. San Vito ha applaudito l’area del Ponte
Da un cantiere all’altro nel segno della riscoperta archeologica. In provincia di Rimini fioriscono siti e allestimenti di epoche diverse e importanza differente. Santarcangelo, San Vito, Sant’Agata Feltria, Corpolò e Villa Verucchio sono alcune delle località interessate da iniziative che riportano vicina la storia.
A Santarcangelo in piazza Balacchi ( nella foto) avanzano i lavori per realizzare il museo a cielo aperto davanti alla Sangiovesa. L’amministrazione spera di poter aprire il sito archeologico “ durante le festività natalizie”. Sono già state realizzate la ringhiera che delimita il sito archeologico e la scala che condurrà i visitatori ai resti della ’casamatta’ di epoca malatestiana, già ben visibile dalla strada. Fino a solo due anni fa si riteneva che quella fosse una delle tante grotte tufacee presenti in centro storico. Gli scavi archeologici hanno poi permesso di fare la scoperta: non era una grotta, bensì parte della struttura difensiva (casamatta) di epoca malatestiana risalente al ’400, quando il borgo medievale fu ingrandito e circondato dalle mura di fortificazione completate nel 1447 da Sigismondo Pandolfo Malatesta.
I lavori per piazza Balacchi costano 400.000 euro, un corposo finanziamento è arrivato dalla Regione. È appena stato alzato il sipario sulla riqualificazione nell’area intorno ai resti del ponte romano di San Vito. Un ambizioso progetto di rigenerazione atteso dalla comunità locale, che vede in questo sito un elemento forte e simbolico di identità, importante anche dal punto di vista turistico e culturale.
Il sito storico ora è accessibile a tutti, anche ai più anziani o alle mamme con le carrozzine, attraverso interventi mirati in grado di coniugare fruibilità e sostenibilità ambientale. Oltre ai cordoli in corten, la pavimentazione e la posa degli arredi, sono stati messi a dimora alberi e arbusti e concluse le installazioni degli apparecchi illuminanti e dell’impianto d’illuminazione. L’Scm Group stava indagando per realizzare nuova edificazione aziendale quando dal terreno, proprio al confine tra Corpolò e Rimini, è spuntato fuori per la prima volta l’antenata della Marecchiese. E insieme ad essa, anche una necropoli di età romana imperiale. È l’ultima scoperta archeologica in provincia di Rimini. Oltre al primo rinvenimento della via Ariminensis, sono state scoperte una trentina di sepolture ma sembra ne esistano altre. Recuperati anche reperti tra cui ceramiche e manufatti in vetro. Un sito archeologico con evidenze di epoca romana a tutti gli effetti a due passi dalla Marecchiese. E già gli esperti si interrogano a cosa potesse riferirsi.
Una casualità ha permesso anche la riscoperta di una fornace romana a Sant’Agata Feltria. Mentre si scava per il metadonotto dal terreno, nella frazione di Sant’Antimo è spuntata appunto la fornace romana e altri reperti. Un inatteso rinvenimento di un interessante sito archeologico con evidenze che coprono un arco cronologico che va dall’epoca pre-protostorica a quella moderna. “ Con i reperti venuti alla luce durante gli scavi la nostra intenzione – assicura l’assessore al Turismo e al Cultura, Emanuele Peruzzi – è quella di ampliare la mostra archeologica già esistente presso Palazzo Fregoso”.
S. Agata Feltria è stato teatro anche di un’altra importante scoperta.I documenti storici conservati presso l’Archivio della Diocesi di San Marino-Montefeltro lo indicavano ma ancora non c’era certezza. Gli scavi archeologici in località San Francesco-I Piani hanno riportato alla luce la struttura perimetrale della cella di san Francesco ricostruita dopo il terrificante terremoto del 1781 che aveva raso al suolo non solo la cella originale, ma l’intero convento dei frati minori conventuali costruito fra il 1240/1250. Peccato che al Sovrintendenza abbia fatto richiudere il sito. La famiglia Boldrini-Urbini ha fatto erigere un monumento sul luogo.