“Accetto l’incarico con spirito di servizio” è stato il primo commento del nuovo presidente di UniRimini. Leonardo Cagnoli si siede su quella poltrona con umiltà ma anche nella consapevolezza del ruolo delicato e necessario che va a ricoprire e che svolge la Società consortile nata nel giugno 1992 con la finalità di sostenere le attività del polo universitario riminese dell’Università di Bologna e di promuovere la ricerca scientifica, la crescita culturale e imprenditoriale.
Dott. Cagnoli, arriva a ricoprire una carica importante di una Spa importante per il futuro dell’Università a Rimini e dunque per il domani del territorio. E lo fa in un momento non semplice. Con quale spirito affronta questa sfida?
“Nel rispetto della continuità di chi mi ha preceduto e che ha molto lavorato per lo sviluppo di UniRimini e quindi dell’Università di cui UniRimini è un importante ente di sostegno. Sono pronto ad operare con la massima serietà e disponibilità nella speranza di sviluppare ulteriormente questo Polo Universitario, questo Campus di Rimini che è parte integrante del multicampus dell’Università Alma Mater di Bologna.
Il mio impegno sarà massimo, sapendo che le difficoltà non sono poche nel momento in cui la riforma universitaria ha provocato molti cambiamenti nella strutturazione e con nuove sfide da affrontare”.
Questo ruolo istituzionale era necessario ma ha vacillato pr 14 mesi. Si è molto dibattuto in città e in provincia sulla mancanza del presidente di UniRimini.
“UniRimini svolge un ruolo di coordinamento e di stimolo per l’attività dell’università. Certamente l’ Università ha la sua completa autonomia nella formulzione dei piani di studio e nei programmi di ricerca, ma è altrettanto vero che una società come UniRimini può aiutare l’Ateneo a fare del suo meglio, come ha già fatto in passato organizzando ad esempio nuovi contenitori (aule, lavoratori etc ).
UniRimini nelle prossime stagioni avrà davanti a sé uno scopo fondamentale da raggiungere: rendere appetibile il Polo di Rimini per i tanti docenti che da Bologna vengono in Riviera per insegnare. Deve avvenire questo incardinamento dei prof sul nostro campus, professori giovani e motivati per la ricerca che – accanto alla formaizone – è elemento importantissimo per lo sviluppo dell’ateneo. Questi docenti devono essere in grado di cooperare con il territorio in cui il campus opera per lo sviluppo di tante attvità.
Nel campo della ricerca industriale possono affiancare tanti operatori della società civile del territorio. Sappiamo quanto ciò sia importante.
Questa collaborazione tra Università e società della provincia non potrà che essere utile sia alle attività di sviluppo del territorio sia ai ragazzi che finsicono i corsi universitari per un migliore inserimento nel mondo del lavoro.
UniRimini deve svolgere questo grande ruolo di catalizzatore”.
Da più parti si dice che in Università non è più la fase di aumento delle matricole ma dell’incardinare la ricerca sul territorio e farla sposare con temi e settori importanti così che il Polo diventi anche realtà di servizio.
“Concordo con questa impostazione. La crescita numerica in questa fase non in cima ai nostri desideri. È il momento invece di una Università di qualità che permetta ai giovani di formarsi in modo adeguato e di trovare poi adeguati sbocchi lavorativi.
Occorre puntare sull’Università di qualità anche perché la riforma universitaria ha posto fine a quello che negli ultimi anni era persino un accesso sconsiderato a facoltà che poi oggettivamente non offrono molte possibilità successive di lavoro. Anche l’introduzione dei numeri di programma rende difficile pensare a ulteriori sviluppi quantitativi.
Università di qualità: questi ci chiede l’Italia, l’Europa, il mondo”.
Territorio è una parola chiave. È importante fare rete con altre realtà territorio, perché l’Università diventi patrimonio comune. Che significa fare rete in questo momento storico?
“Continuando, stimolando e accrescendo un’attività che UniRimini ha già svolto negli ultimi anni. Per questo è necessario un confronto franco tra Università, territorio e aziende affinché aumenti la conoscenza reciproca.
L’Università non deve rimanereun nucleo isolato in città e nella provincia ma dal confronto con gli operatori sul territorio tragga spunti per la ricerca e possa riversare sugli operatori stessi conoscenze e possibilità per facilitare la crescita.
Accanto a formazione e ricerca, questo è uno dei snodi fondamentali che attendono l’Università.
Presidente, Fellini è sulla bocca di tutti. Oggettivamente Rimini ha fatto ben poco per valorizzare il regista di Amarcord. Attendiamo il Fulgor, certamente. Ma l’Università non potrebbe già da ora lavorare in questo senso? Magari ipotizzando un corso sui film di Fellini, le sceneggiature, il linguaggio, all’interno della facoltà di Moda.
“La straordinaria eredità di Fellini può e deve essere sfruttata meglio. Lo dobbiamo al Maestro, è anche nell’interesse della città.
Per questo accolgo il suggerimento di un corso e lo giro al capo dipartimento. Lo farò senz’altro. Così come credo che si possa anche valorizzare molto meglio una biblioteca felliniana. In fondo parliamo di un regista che ancora oggi è tra i più studiati al mondo”.
P. Guiducci / S. Mulazzani