Il Campus aumenta ancora immatricolazioni (1.771, +94) e iscritti (5.087, +38). Ha la percentuale di stranieri più alta (17%), ma festeggia i suoi primi tre decenni con difficoltà di alloggi e spazi
Forse non vola, ma il Campus di Rimini continua a crescere, in numeri (1.771 immatricolazioni contro le 1.677 del 2020/1, 5.087 iscritti a fronte dei 5.049 della stagione precedente) e internazionalità. Con il 17% di stranieri sul totale degli iscritti (circa 900 unità), l’Università di Rimini è quella con la più alta percentuale di studenti da fuori Italia. Un’attrattività internazionale che traina l’intera Emilia-Romagna, non a caso – come sottolineato da il Sole 24 Ore, la regione italiana che ospita nei propri atenei il maggior numero di studenti provenienti da fuori confinee, seguita da Lombardia, Lazio e Piemonte.
A trent’anni dalla presenza del primo nucleo dell’Università in città (la Scuola di Studi Turistici, su impulso della professoressa Maria Massani e con l’ingegner Giuseppe Gemmani e l’avvocato Luciano Manzi insostituibili pionieri), Rimini può dunque dichiararsi città universitaria, “senza che questo debba rappresentare un punto di arrivo e tantomeno nascondere alcune criticità. Anzi, queste devono costituire uno stimolo di riflessione e analisi per ripartire”. Giuliano Zamagni ne è così convinto che con alcuni compagni di cordata (Edoardo Carminucci, Annamaria Barilari, Manuale Guaitoli, Michele Lari, Marco Tonti) ha messo sul tavolo del consiglio comunale di Rimini una delibera sulle prospettive di sviluppo dell’università a Rimini. “Deve proseguire il dialogo tra le istituzioni e i soggetti coinvolti. – fa notare Zamagni – La base per lavorare è rappresentata dai numeri importanti che Rimini può giustamente esibire, ma senza fermarsi”. Tra i temi “difficili” elencati dal consigliere figurano gli spazi per le lezioni e gli uffici, gli affitti, la strutturazione dei corsi.
Spazi insufficienti? “Non è sempre possibile soddisfare le richieste di tutti. – prova a imboccare la strada del pragmatismo Chiara Bellini, vice sindaca di Rimini con delega all’università – Pharmacy, ad esempio, accoglie 100 iscritti su oltre 400 richieste. Lo stesso gap vale per il corso Qualità della Vita”. Amministrazione Comunale, Ateneo di Bologna e Uni.Rimini (il braccio “armato” riminese del Campus) sono al lavoro proprio sui temi degli spazi e degli alloggi per studenti. La difficoltà di reperire alloggi e i costi spesso alle stelle sono problemi acuiti negli ultimi anni. “I 500.000 euro messi a disposizione per i canoni calmierati, e l’idea di raddoppiare la tassa turistica per scoraggiare gli AirB&B sono manovre di tamponamento messe in atto dal Comune” rilancia la Bellini. La vice sindaca accetta di discutere le criticità ma vuole anche far luccicare le medaglie. “L’attrattività del Campus di Rimini è dovuta a tre caratteristiche: occupabilità, innovazione e internazionalità”. Che Rimini sia scelta da tanti stranieri è un dato assodato. I corsi in inglese hanno appeal, la città fa il resto, tanto da attirare ragazzi da 88 Paesi. Magari non ti aspetti quella iraniana come comunità più numerosa ma è così (137), seguita dalla cinese (115), russa (51), albanese (43) e rumena (40). L’aspetto innovativo fa leva sul Tecnopolo ma anche su corsi come Pharmacy, Advanced cosmetic sciences (dal quale nel 2020 sono usciti i primi laureati), Fashion studies, Resource economics and sustainable development ed alla nuova Laurea Magistrale in lingua inglese di Wellness, sport and health, che va a irrobustire il campo di studi delle Scienze motorie. E l’occupabilità? L’82% degli studenti riminesi trovano lavoro ad un anno dalla laurea. Primi in Emilia-Romagna.
Paolo Guiducci