Centocinquantesimo della proclamazione del Regno d’Italia e dunque dell’Unificazione.
Il dibattito cui stiamo assistendo è un po’ lo specchio delle nostre nevrosi nazionali: abbiamo dei problemi a festeggiare non tanto perché siamo divisi sul passato, ma perché non ci vediamo chiaro sul futuro.
Sul passato il dato “provvidenziale” dell’Unità, non è in discussione, come cinquant’anni fa ebbe a dire Papa Giovanni XXIII, che saggiamente argomentava: “La storia tutto vela e tutto svela”. Semmai gli italiani sono curiosi sul come si è arrivati all’Unità. Non è un caso che tra i best seller di questi giorni ci sia Terroni, di Pino Aprile, che ha in copertina una bella Italia rovesciata. In realtà il confine dell’antico Regno di Napoli resta a caratterizzare anche l’Italia unita. E non si può non tenerne conto. Ma nel senso che ha ricordato proprio nei giorni scorsi il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata. Questa sorta di frontiera interna all’Italia ha molteplici significati, primo tra i quali, come normalmente accade per le frontiere, la questione di come superarla: la frontiera infatti divide, ma nello stesso tempo unisce.
Dunque è non solo giusto, ma necessario ricordare. Ma non per avere, come si dice erroneamente, una memoria, quanto piuttosto una prospettiva condivisa. Solo la consapevolezza del patrimonio dell’Unità e delle sue contraddizioni, che poi sono quelle del nostro carattere nazionale, può darci quel respiro necessario ad affrontare un mondo complesso e competitivo.
Per fare questo sarebbe necessario che per un po’ sul tema dei centocinquant’anni tutti rinunciassero a buttarla in politica. È un altro nostro tic o riflesso nazionale: strumentalizzare a fini partigiani questo o quel tema di per sé estraneo alle divisioni partigiane stesse. Bene, su questo tema, cioè il passato e dunque il futuro dell’Italia, per un mesetto dovremmo azzerare il rumore di fondo e parlare solo del merito. Tutte le propagande a questo punto non servono. Servirebbe il coraggio di pensare e la fiducia per investire. Se riuscissimo a metterli in pubblico avremmo fatto un grande passo avanti. Sennò continueremo a beccarci senza costrutto, in uno spazio sempre più angusto, come i famosi polli di Renzo Tramaglino, uno degli eroi qualunque del grande romanzo dell’Unità d’Italia.