La figura di Maria Maddalena o Maria di Magdala è stata per secoli erroneamente associata a quella della prostituta redenta. In realtà parliamo di una delle più importanti testimoni della vita di Cristo, presente sotto la Croce e la prima ad essere chiamata per nome dal Risorto, come ci ricorda il Vangelo di Giovanni. Dal 2016 papa Francesco ha voluto elevare la memoria della Santa con la festa liturgica in suo onore (22 luglio). Il film di Garth Davis, già regista del commovente Lion la strada verso casa, rende accessibile al grande pubblico la figura di Maria Maddalena, interpretata con emotività da Rooney Mara, affiancata da Joaquin Phoenix nel ruolo di Gesù. In due ore il film si snoda tra l’incontro tra Maria e Gesù con la giovane che segue il Messia e entra a far parte della comunità dei discepoli, con in testa l’Apostolo Pietro (Chiwetel EJiofor), presentati con uno spirito più “rivoluzionario” nei confronti del nemico romano. Qualche perplessità nel racconto a parte, soprattutto verso la parte finale, nel dialogo tra Maria e Pietro subito dopo la Resurrezione, quello che colpisce nel film è la modernità del personaggio di Maria, presentato come attiva seguace e testimone di fede e convinta sostenitrice del messaggio di pace e di amore presentato dal Messia. Da questo punto di vista il film, che gioca bene anche la carta dell’ambientazione (location italiane tra Sicilia e Matera), dei costumi, delle musiche (la colonna sonora è l’ultimo lavoro per lo scomparso Jóhann Jóhannson) e delle immagini con terra e sabbia in evidenza, per indicare un percorso concreto e quotidiano, risulta interessante con la protagonista che emerge dai secoli della Storia, affascinata e travolta dalla figura del Redentore, in grado di aprire gli occhi all’umanità verso un mondo nuovo.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani