L’anno scorso sembrava fosse arrivata la fine, l’apocalisse. Le api erano sul procinto di estinguersi. Di bocca in bocca rimbalzava la massima di Einstein (forse apocrifa): “Senza le api, l’uomo non può vivere più di 4 anni”. Che sia del famoso scienziato o meno, il detto contiene una grande verità: senza i piccoli insetti bottinatori, non si vive. E in effetti le api, oltre a fare il miele, sono tra le principali impollinatrici. Se venisse meno il loro instancabile lavoro non avremmo la riproduzione di molte specie vegetali, tra cui il foraggio, che porterebbe alla perdita dei pascoli, dei bovini e di tutto ciò che ne consegue.
Un anno fortunato
Quest’anno, per fortuna, le cose sono migliorate. “Dopo anni di magra e di grande mortalità, il 2009 è stata una stagione buona, con grande attività e un’ottima produzione” conferma Marco Valentini, produttore di miele biologico e tra i principali esperti di apicoltura del paese. Marco sarà in questo fine settimana alla festa della smelatura di Montebello di Torriana, ad insegnare come si riconoscono le diverse varietà di miele, insieme a Carlo Cuccia, apicoltore riminese.
“La buona annata dipende da molti motivi – continua Valentini – in primis dalle abbondanti piogge primaverili. E poi dalla lotta alla varroa, l’acaro che attacca e uccide le api. L’acacia, che è la varietà di miele più venduto e apprezzato è quest’anno molto abbondante. Possiamo dire che nel 2009 la produzione è sopra la media”.
Un po’ di rammarico però c’è. Se quest’anno, infatti, all’inizio della stagione il numero degli alveari fosse stato quello di sempre, attorno al milione e duecentomila unità, e non circa la metà, allora la produzione sarebbe stata davvero impressionante.
“Un’altra causa del miglioramento è stata il divieto della concia di sementi di mais con neonicotinoidi”.
Questo genere di insetticida ha creato negli anni passati non pochi problemi alle api, facendo impazzire le bottinatrici. Nelle zone a vasta coltura di mais, le api erano letteralmente scomparse e solo ora, grazie a questo divieto – per altro già attivo negli altri paesi d’Europa – le api stanno tornando.
Ma il prezzo non cala
Più miele dovrebbe significare anche meno euro da spendere. Invece non è così.
“No, quest’anno rimarrà come l’anno scorso. Questo dipende dal fatto che nelle ultime tre stagioni, la scarsa produzione ha svuotato i magazzini, per cui la sovrapproduzione del 2009 servirà anche a rimpinguare le scorte”.
Riccardo Babini, dell’Associazione Romagnola Apicoltori, conferma che il 2009 sarà ricordato per la ripresa.
“La fase drammatica è passata – afferma – in tutta la Romagna e nella zona del Montefeltro la produzione è raddoppiata. Molto buona la resa di acacia e millefiori”.
Per Rimini annata record
Ma se la Romagna è andata bene, è proprio la provincia di Rimini e la zona del Montefeltro, solitamente meno ricche di miele del resto della regione, che ha fatto registrare un’annata da record!
“La produzione è stata molto buona sia come quantità sia come qualità”. A parlare è Angelo Dettori, uno dei principali produttori di miele delle provincia di Rimini, insieme a Carlo Cuccia e Stefano Cevoli. “Il buon risultato è legato all’eccitamento dei produttori che finalmente fanno i conti con un’annata positiva dopo due anni davvero tremendi. Possiamo sicuramente parlare di un’inversione di tendenza. Le stime di produzioni si attestano attorno ai 50 chili di miele per alveare. Se solo avessimo avuto lo stesso numero di alveari precedente alla moria del biennio 2007-2008, sarebbe stata un’annata stupenda”.
Tra i principali attori di questo miglioramento troviamo l’ottima produzione vegetale, dovuta alle abbondanti piogge primaverili che hanno permesso anche la realizzazione di miele di acacia riminese. “Nelle nostre zone si produce quasi solamente millefiori e tiglio. Solo ogni 3, 4 anni, quando il clima è particolarmente favorevole, si può fare anche del miele di acacia. Ecco, questo è uno di quegli anni!”.
Per fortuna di tutti gli amanti di questo nettare dorato.
Stefano Rossini