All’insegna dell’impegno civile – un tempo considerato fra i compiti del teatro e caduto nel dimenticatoio da quando, per calcoli di botteghino, si è cominciato a privilegiare la comicità paratelevisiva – si è aperta l’ottava stagione del Teatro Moderno di Savignano. La scelta, oggi in controtendenza, appare così ancor più stimolante. Anche il titolo programmatico della rassegna, “Fili”, sembra suggerire qualcosa che si annoda, magari attorno a un’idea, come quella di una certa visione dell’Italia.
Lo spettacolo inaugurale ha ad esempio ricordato, al di là di ogni retorica, il centocinquantenario dell’Unità, con Ivano Marescotti protagonista di un’orazione scritta da Maurizio Garuti che tocca snodi nevralgici della storia patria, prendendo le mosse dall’ottocento e attraversando anche tutto il novecento fino ai giorni nostri.
Sabato scorso c’è stata una parentesi circense con Quisquilia. Viaggio per un angelo ed un clown, che ha portato in teatro Milo Scotton (unico italiano diplomato alla famosa “Ecole Nationale de Cirque” di Montréal in Canada da cui nascono il famoso “Cirque du Soleil” e il “Cirque Eloize”) e Olivia Ferraris, figlia d’arte, diplomata all’“Accademia del Circo” di Cesenatico.
Il prossimo appuntamento, mercoledì 11 gennaio, verterà su un monologo impegnato: Pro Patria, dove affidandosi alle parole di un detenuto, l’affabulatore Ascanio Celestini riflette sul significato di rivoluzione, quella che – almeno in Italia – è stata auspicata in anni ormai lontani soprattutto da Giuseppe Mazzini.
Anche il 27 gennaio, giorno della memoria, sarà ricordato in teatro attraverso È bello vivere liberi! (testo vincitore del Premio Scenario per Ustica 2009) di Marta Cuscunà, che ne è anche interprete. Lo spettacolo è ispirato alla biografia di Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia ad esser stata deportata ad Auschwitz: un periodo del nostro passato che corre il rischio di essere rimosso, dando per scontato il giudizio di condanna su un’intera epoca storica.
Di tutt’altro segno, ma qualche eccezione è ammessa almeno per i capolavori, è Romeo e Giulietta di Shakespeare, in programma sabato 11 febbraio. A proporlo nella traduzione italiana di Salvatore Quasimodo è ancora la compagnia ATIR (lo spettacolo ebbe il suo battesimo una quindicina di anni fa) per la regia di Serena Sinigaglia, che nel frattempo ha raggiunto la notorietà internazionale: uno spettacolo che si segnalava per lo sguardo attento ai giovani secondo una ideale logica shakespeariana.
Femminile singolare. Vedi alla voce poetessa, il 7 marzo – vigilia della festa della donna – è una lettura di testi poetici che avrà come protagonista la bravissima attrice Lella Costa, sempre in grado di far riflettere con intelligenza da un’angolatura squisitamente femminile, affidandosi questa volta ai versi di poetesse e alle parole di scrittrici del novecento.
Accanto all’impegno, il Teatro Moderno si è preoccupato anche degli aspetti conviviali, legati alla dimensione sociale del teatro. Da segnalare l’iniziativa – già collaudata in passato – in collaborazione con otto ristoratori del centro storico: i titolari di abbonamento teatrale o di biglietto per la singola recita (15 euro l’intero, 12 il ridotto) potranno usufruire di uno sconto per la cena nelle serate di spettacolo.
Giulia Vannoni