Tante richieste per educatori e insegnanti di sostegno. I Comuni a volte in affanno, le famiglie nel bisogno
Una scuola per tutti. Perché l’esercizio del diritto all’educazione e all’istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti da disabilità connesse all’handicap. “ Occorre rispondere ai bisogni di tutti e di ciascuno tutti. Ogni ragazzo, ogni persona può portare un contributo originale alla società. Tutti, compresi ragazze e ragazzi disabili, possiedono potenzialità che vanno lanciate il più possibile al massimo, perché anche questi soggetti siano autonomi nel realizzare i loro sogni e le aspettative nel lavoro, nelle amicizie e nella società”.
Insegnante di sostegno specializzata, Rosaria Piccirillo è anche referente generale del Servizio Scuola della associazione Papa Giovanni XXIII.
Quello del sostegno scolastico, e delle risposte che vengono fornite, è un tema delicato al quale si sta dedicando da diversi anni.
“Ci sono percorsi differenti. Si va da ragazzi che perseguono obiettivi differenziati, non raggiungeranno il diploma ma conseguiranno il certificato frequenza, grazie ad un piano educativo individualizzato (legge 104 del 1992), a chi può raggiungere obiettivi minimi conseguendo il diploma.
Poi ci sono bambini e ragazzi con disturbi di apprendimento Dsa e Bes (legge 170) che non hanno insegnante di sostegno ma percorsi personalizzati di apprendimento che li condurranno ad ottenere il diploma e una certificazione Pdp”.
Qual è la situazione in provincia di Rimini sul sostegno scolastico?
“Sia lavorando a scuola sia come referente Apg23 mi confronto quotidianamente con queste situazioni. Il problema più grande non sono le certificazione
preventivate a inizio anno ma quelle che arrivano a stagione in corso, non sono previste nel bilancio dei comuni e risultano gravose.
Il principio di sussidiarietà ha decentrato molto gli interventi al Comune che mette a disposizione la parte educativa, gli educatori cioè, mentre gli insegnanti di sostegno vengono assegnati dallo Stato a inizio anno.
Si chiede dunque spesso al Comune di far fronte a situazioni che si vengono a creare in corso d’opera almeno provvedendo a educatori anche per qualche ora, e a volte le amministrazioni vanno in affanno”.
E nel caso di bambini e ragazzi con handicap?
“Quando rientrano famiglie dell’Apg23 con figli e affidi da zone di missione o nel caso di famiglie che si trasferiscono appositamente da altre città o regioni e c’è la necessità di inserire a scuola persone con disabilità (anche gravi) con necessità di sostegno, si chiede ai Comuni di rispettare il diritto di famiglie e ragazzi e le amministrazioni sovente vanno in difficoltà.
Stiamo assistendo sempre più a trasferimenti di famiglie da altre regioni meno ‘fortunate’ che l’Emilia-Romagna. E Rimini (come Modena, Pama e Reggio Emilia, province che investono molto sull’aspetto educativo) è una meta ambita da questo punto di vista”.
Qual è la situazione nelle scuole superiori di secondo grado?
“Molto variegata. L’Einaudi ad esempio lavora bene col sostegno, la voce si è diffusa e l’Asl indirizza spesso ragazzi a questa scuola perché c’è un’équipe di sostegno attrezzata. Molte famiglie si trasferiscono a Viserba per avere più possibilità di iscrivere i figli all’Einaudi, scelta non sempre positiva perché quella della scuola andrebbe fatta rispettando attitudini e orientamento dei ragazzi.
Esiste molta differenza tra licei e professionali, i primi solitamente accolgono meno”.
La continuità di educatori e insegnanti di sostegno è un capitolo importante.
“La continuità è certamente una risorsa preziosa. Ma anche il cambiamento a volte non è così drastico come si può pensare. Con certe forme di disabilità è assolutamente una risorsa perché ci vuole tempo per entrare in relazione ma in altri casi i nuovi insegnanti possono portare ricchezze diverse. Sono sempre indispensabili competenze e insegnanti con competenze”.
Lei incontra tante situazioni di difficoltà e richieste inevase.
“Ai genitori dico: non rassegnatevi, combattete, magari ne beneficerà chi verrà dopo voi. Tanto è stato fatto nell’ambito del sostegno e dei percorsi individuali dell’apprendimento ma tanto ancora resta da fare”.