Una pioggia di danni a 4 zampe

    Quando percorrete le strade provinciali, fate attenzione agli attraversamenti a raso improvvisi e inattesi. Quelli, per intenderci, che vedono protagonisti caprioli, istrici, cinghiali e ricci. I quali spesso sono causa di incidenti e danni. Nei sinistri hanno pure la peggio. Normalmente, ma non di rado i “pirati” a Rimini e dintorni investono e se la danno a gambe, con conseguente “abbandono di animali feriti e bisognosi di cure o di carcasse pericolosamente lasciate sulla sede stradale” fanno notare dalla Provincia.
    La questione non è di lana caprina. Dati alla mano, gli automobilisti mietono vittime. Lo scorso anno in 83 incidenti stradali, sono stati matati altrettanti caprioli. È andata molto meglio ai cinghiali, protagonisti loro malgrado di soli 6 sinistri. Comunque troppi, perché sommati ai primi “regalano” alla Provincia di Rimini il doppio di denunce di incidenti stradali. Il raddoppio spiegano dall’ente di Corso d’Augusto è dovuto “alla messa a regime di un sistema assicurativo a copertura degli incidenti stradali con fauna selvatica”. Il nuovo sistema permette – attraverso la denuncia all’Ufficio Lavori pubblici della Provincia – un rapido inoltro della richiesta di risarcimento. Con la speranza di ridurre i casi di “investimento e fuga”. La Provincia, inoltre, ha in canna alcuni colpi per aumentare la sicurezza sulle strade a maggior rischio: catarifrangenti applicati ai paracarri utili alla dissuasione del capriolo, recinti mobili e barriere acustiche, ovvero “registrazioni che emettono il verso dell’animale ferito”.
    “Si tratta di fare il punto della situazione, – rilancia l’assessore provinciale alle Attività produttive, Jamil Sadegholvaad – fornendo un quadro delle responsabilità in capo alle Province in materia di sinistri da fauna selvatica, anche alla luce della ultime sentenze della Cassazione Civile”. Di queste tematiche, si parlerà in un convegno (giovedì 10 giugno) nella Sala Marvelli della Provincia.
    La fauna selvatica non produce solo danni da incidenti. Quelli all’agricoltura ammontano (nel 2009) a 13mila euro per “merito” dei caprioli, a cui se ne aggiungono 7.836 euro “grazie” ai cinghiali.
    Se si sale il corso del Marecchia, poi, la situazione si aggrava ulteriormente. Nei 7 nuovi comuni, gli animali randagi (cani selvatici o lupi) sono di casa, e la loro presenza si fa sentire eccome. Lo dicono le statistiche elaborate dal Servizio Agricoltura di Novafeltria: nel 2009 sono state 33 le pratiche di risarcimento avanzate dagli allevatori della zona alla Regione, per un totale di un centinaio di capi tra ovicaprini (93) e bovini (un vitello). Un numero in linea con quello registrato nel 2008 (34 richieste) ma decisamente più alto del 2006 (15 denunce e una 50ina gli animali uccisi).
    Sul terreno resta comunque una striscia di sangue. E ingenti danni economici. Un allevamento di Maiolo ha subito pochi mesi fa un assalto efferato da parte del lupo: una ventina le pecore uccise. E i casi sono in aumento. “È un buon segnale, certifica le migliorate condizioni ambientali” dicono gli animalisti. S.Agata, Pennabilli e San Leo le zone più colpite, ma la ferocia dei randagi si è fatta sentire anche a Maiolo e Novafeltria. L’ultimo caso riguarda un allevamento a San Leo che ha perso 3 capre. Rimini cerca di andare incontro alla gente della Valmarecchia: allo studio un protocollo per consegnare le domande di risarcimento ai comuni di appartenenza senza doversi recare a Rimini. Le richieste possono variare da poche centinaia di euro a un migliaio se l’animale possiede pedigree, è giovane o gravido.

    Paolo Guiducci