Quando nel 2001 l’odio fece strage alle Torri Gemelle, in molti abbiamo pensato che si era giunti al capolinea della pazzia e che le cose dovevano cambiare. Certo cambiarono, ma non nel senso auspicato. La “superiore” cultura dell’Occidente sposò la stessa logica e le stragi divennero mille. Ora il Coronavirus ci offre una nuova possibilità, svelando la nostra finitezza, la crisi dell’onnipotenza umana.
Rieccheggiano in questo tempo le parole di Camus ne La Peste: “Non erano più colpevoli di altri, dimenticavano soltanto di essere umili e pensavano che tutto per loro fosse ancora possibile, il che presumeva che i flagelli fossero impossibili. Continuavano a fare affari, programmavano viaggi e avevano opinioni. Come avrebbero potuto pensare alla peste che sopprime il futuro, gli spostamenti e le discussioni?”.
Una domanda che risuona beffarda. La risposta, cantava Bob Dylan, è nel vento. Se la perdi, non hai più speranza. Per noi cristiani è nella Pasqua, nella Resurrezione, nella vittoria sulla morte e il male. “Se Cristo non è risorto – scrive San Paolo – la mia fede è inutile”.
Che ce ne faremmo di un profeta messo a tacere dalla morte? A che potrebbe servire la sua infinita bontà, se il suo cuore avesse subìto la stessa fine di uomini crudeli come quelli che lo hanno messo in croce?
Cosa c’entra il Coronavirus con la Pasqua? Il messaggio è: se Gesù è risorto, allora il male può essere vinto. Come pure l’egoismo, la malattia, la miseria, la morte. Solo se, come Gesù, non mi pongo più io al centro del mondo, ma lì metto il mio fratello più debole, i bambini che muoiono di fame ogni giorno, Covid-19 o no, donne uccise dai loro amanti, famiglie sterminate da assurde guerre, migliaia di profughi usati come strumenti di politica… Chi sono gli eroi di questa epidemia?
Soprattutto i medici, gli infermieri, le oss… Perché nel cuore non hanno il loro interesse, ma la salvezza dei malati. Sono essi la misura dell’impegno, fino al rischio di esserne loro stessi coinvolti. Al primo posto non c’è l’io, ma il tu che soffre, perché insieme si vince il male.
Questa è la lezione, questa è la Pasqua. Ogni giorno, ogni bollettino di guerra che ci leggono in tv, sembra toglierci la speranza. Ebbene, neanche le sconfitte quotidiane della pace, della giustizia, della solidarietà sono escluse dalla possibilità di una esaltante rivincita di quell’umanità vera che Gesù dona e che in tanti oggi incarnano. Guai a perdere la speranza, guai a farci rubare la Pasqua. A tanti fratelli e sorelle che soffrono, a tanti che nelle corsie lottano ogni giorno, a chi ha paura di perdere il lavoro, a chi si sente solo fino alla disperazione, con umiltà portiamo l’annuncio che Gesù è risorto ed è accanto a loro nel condividere quella croce che oggi li schiaccia.
Lui è più forte di ogni male.