Al Teatro Bonci di Cesena Don Perlimplin, opera radiofonica di Bruno Maderna sull’omonima commedia di Garcia Lorca
CESENA, 29 febbraio 2024 – Don Perlimplin è del 1962 eppure, dopo oltre sessant’anni, non mostra segni d’invecchiamento. Un aspetto tutt’altro che scontato per i numerosi esempi di teatro musicale nati in quel periodo o negli anni successivi e che, riascoltati oggi, danno l’impressione di essere inesorabilmente datati. Forse perché l’autore, Bruno Maderna, aperto alle novità – fu tra i massimi riferimenti a Darmstadt – e nello stesso tempo capace di guardare al passato con sguardo lucido e curioso, non può essere circoscritto entro i confini dell’avanguardia, troppo ristretti per lui. È difficile infatti racchiudere il compositore veneziano entro schemi prestabiliti: da un lato per la sua estraneità alle mode, dall’altro per la sua lunga esperienza come direttore d’orchestra, che ne ha allargato notevolmente gli orizzonti.
In questa partitura convivono linguaggi diversi, dal jazz agli echi di certa musica leggera: non solo armonizzati con estrema naturalezza, ma funzionali a una grande espressività sonora, perfetta per valorizzare un libretto – tratto dall’omonima commedia scritta da Garcia Lorca nel 1933 – fantasioso e intensamente suggestivo. In Don Perlimplin ovvero il Trionfo dell’Amore e dell’Immaginazione, nata come opera radiofonica in occasione del Premio Italia, Maderna non rinuncia certo alla sperimentazione e la focalizza soprattutto nell’ampio ricorso all’elettronica, di cui peraltro è stato uno dei pionieri in Italia, e non solo. Un’ulteriore conferma del suo, seppur personalissimo, senso del teatro, che si manifesta anche nei confronti del mezzo radiofonico.
L’esecuzione di questa Ballata amorosa di Federico Garcia Lorca è stata proposta al Teatro Bonci dal Conservatorio di Cesena, intitolato proprio allo stesso Maderna fin da quando ottenne l’autonomia nel 1988 (con il primo gennaio, fra l’altro, è avvenuta la fusione con il Lettimi di Rimini). La sera del compleanno di Rossini è dunque stata scelta per ricordare il cinquantenario dalla morte di un altro grande musicista italiano, scomparso nel 1973, a soli cinquantatré anni. La collocazione dell’orchestra in palcoscenico (formata dagli allievi dei due istituti adesso consorziati) ha permesso al pubblico di osservare tutti gli strumenti prescritti – dalla chitarra elettrica al mandolino – che non si trovano certo in un ensemble tradizionale: il loro utilizzo determina una timbrica suggestiva e originalissima, spesso enfatizzata dai live electronics, qui realizzati da Mattia Mazzocchio.
La scelta più originale di Maderna è però quella di assegnare il ruolo del protagonista a un flauto – l’ottimo Manuel Zurria – e il personaggio della suocera a un quintetto di sassofoni. Insolita anche l’articolazione degli interpreti vocali. Ben due sono le voci recitanti: quella del narratore (nell’occasione il regista Stefano Vizioli), che svolge una funzione paragonabile al coro, riassumendo le parti del testo non dialogate; e quella di Marcolfa (interpretata dalla cantante Alda Caiello, qui però in veste di attrice), la governante che spinge il protagonista, amante solo dei libri, a un avventato matrimonio in tarda età. Entrambi interpreteranno anche i due folletti. La giovane moglie Belisa è invece il soprano Laura Zecchini, vocalmente molto sicura, che ha sposato per interesse Don Perlimplin ma lo tradisce senza ritegno prima del sorprendente finale. Dirigeva con gesto preciso Andrea Cappelleri, che ha ottenuto dagli strumentisti un apprezzabile rigore ritmico. Esecuzione preziosa anche per il pubblico, che ha applaudito con entusiasmo, apprezzando una musica – per molti si trattava davvero di una scoperta – e un autore che è passato indenne attraverso il filtro del tempo.
Giulia Vannoni