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Una mattinata in Pronto Soccorso

Undici e mezza di un venerdì di fine luglio. La porta a vetri si apre e in Pronto Soccorso si lavora, come sempre. Le ambulanze seguono il ritmo del loro ordinario servizio, scaricano barelle senza sosta, anche se non è una delle mattinate più impegnative, ci dicono. Nella “camera calda”, il primo luogo di “accoglienza” destinato al paziente non appena sceso dall’ambulanza, ce ne sono già due. Alle 11.50 è una donna anziana ad occupare la terza barella. Nulla di rotto all’apparenza, sembra essere un malore provocato dal caldo. Devono essere tanti, in questo mese torrido. Pochi minuti dopo sono i pianti di una bimba ad attirare la nostra attenzione. Cinque anni forse, e un dolore alle dita della mano destra nascoste tra i capelli di un biondo platino e la maglia di Hello Kitty. Gesso e via, tra le rassicurazione del padre e della madre: “a casa la fascia la mettiamo colorata. Ce l’hanno data bianca qua, ma dopo prendiamo quella rosa. È come una collana, vedrai”. Ad aspettare una radiografia è, invece, una giovane straniera, probabilmente inglese, con lo sguardo mogio e un aspetto che mostra un’insofferenza evidente. Una coppia olandese capisce che siamo lì per scrivere un articolo e si lamenta. “Aspettiamo da due ore per una puntura di insetto, nel nostro paese ci avrebbero curato in cinque minuti!”. Una giovane polacca è più tranquilla, sebbene anche lei sia lì ormai dalla prima mattinata. Sedute sulle sedie nelle sale d’attesa due donne, con i rispettivi mariti in cura, finiscono a parlare di Lourdes e dei treni bianchi. Una si scopre “crocerossina” e condivide con la signora al suo fianco quella che definisce come “un’esperienza unica”. Il pensiero subito dopo torna al marito che nella prima mattinata è malauguratamente caduto dalle scale mentre trasportava un carretto di legna fine. Naso e denti rotti e una mano assai dolorante. A sospirare per il sollievo è, invece, la moglie del paziente appena visitato dai medici: “la vista è salva!” urla di gioia. Un incidente aveva procurato all’uomo, tra le altre cose, un pericoloso taglio vicino all’occhio.
Anche i bambini si incontrano per i corridoi: Simone si è rotto un braccio, mentre Leonardo attende una visita per capire cosa abbia di strano sul viso. Neanche dieci minuti e su una barella a far capolino è Luigi, 18 anni e una probabile caduta dallo scooter alle spalle. Due giovani arrivano trafelati con zaino e casco in mano: devono essere suoi amici. Ecco il quarto, seduto tranquillo sulla sedia a rotelle, non sembra essere per lui nulla di preoccupante. Dall’altra parte della sala una famiglia probabilmente africana si raccoglie attorno ad un ragazzo sulla ventina. Anche lui non sembra abbia subito traumi, attende un’ecografia alla pancia. Davanti ai nostri occhi una giovane italiana col collare si rilassa bevendo un succo di frutta. Mezz’ora dopo si presenta al banco dell’accettazione una bambina con un occhio rosso. La sabbia o forse dei sassolini le affaticavano la vista. Il farmacista aveva consigliato ai familiari un salto al Pronto Soccorso. E tutto continua a scorrere senza interruzioni in quel normale venerdì di fine luglio nel luogo che resta per i cittadini tappa di sicurezza. Ognuno con la sua storia, ognuno col bisogno di essere aiutato.

Marta Antonini
Cecilia Letta