Basta schiaffi al Servizio Civile” è il titolo di un appello, inascoltato da tempo, della Conferenza nazionale degli enti per il Servizio Civile. Denuncia in quattro anni un taglio di oltre il 400% dei già miseri finanziamenti previsti dalla Legge (da 299 milioni nel 2008 ai 68 del 2012).
A questo, per qualche giorno, si è aggiunta una sentenza del Tribunale del lavoro di Milano, che ha riconosciuto discriminatorio il requisito della cittadinanza italiana contenuto nei criteri di selezione e ha intimato al ministero per la cooperazione e l’integrazione (che ha la delega in materia di servizio civile) la riedizione del bando 2011. L’effetto collaterale è stato che centinaia di enti hanno rischiato di non potersi avvalere dei 18mila volontari che dovevano iniziare il loro servizio proprio in questi giorni.
Una situazione grottesca che ha messo al tappeto, con colpo da KO, una legge nata con splendide motivazioni educative, uno dei pochi investimenti positivi in favore dei giovani, ma anche delle fasce più deboli cui si rivolge spesso il loro servizio (a Rimini gran parte dei ragazzi sono impegnati nella Caritas o nella animazione dei ragazzi).
Proprio nel numero scorso la Caritas riminese commentava: “Occorre rilevare che, come progressiva è stata la crescita quantitativa del nuovo servizio civile nei primi anni, così è sempre più pesante la frenata imposta a tale crescita. Oggi, infatti, a dieci anni esatti dall’inizio di questa nuova esperienza, il dato incontestabile da cui partire è il progressivo inaridimento degli spazi offerti ai giovani per forme di educazione alla cittadinanza e al servizio. Tale inaridimento è stato causato principalmente da una progressiva “disattenzione” dello Stato nei confronti di questa esperienza”.
Nel momento in cui si parla tanto dei giovani e del loro futuro, viene di fatto cancellata un’opportunità di formazione, quasi un ponte positivo fra adolescenza e vita adulta, considerando che spesso il Servizio Civile è utilizzato da ragazzi e ragazze appena usciti dalla scuola e ancora alla ricerca di una prima occupazione. Con un costo quasi irrisorio per lo Stato, considerando il valore sociale di molti servizi. Si pensi che il rimborso spese offerto ai volontari è di 433,80 euro netti mensili, con un obbligo a coprire un minimo di 1400 ore di attività nell’arco dell’anno, sicché la retribuzione oraria risulta essere di 3,71 euro.
È possibile mobilitarsi per non perdere questa esperienza di educazione civica, scuola di vita e di cittadinanza, nella quale i giovani si ritrovano a misurare le proprie aspirazioni e atteggiamenti?
Giovanni Tonelli