Il 22 e 23 luglio Operazione Colomba ha festeggiato 25 anni di vita e impegno in un incontro fra vecchi e nuovi volontari a San Lorenzo In Correggiano, ormai luogo storico dei corsi di formazione del gruppo. E come nel 1992 si impegnò in prima linea a promuovere la pace fra le popolazioni serbe e bosniache, oggi è accanto ai profughi siriani in Libano, dove è presente dal settembre 2013, e dal 2014 nel campo profughi di Tel Abbas, a soli 5 km dalla Siria. Infatti, dopo avere subito minacce e violenze da parte di alcuni libanesi del luogo, i rifugiati siriani stessi del campo chiesero ai volontari di Operazione Colomba di vivere insieme a loro, perché una presenza internazionale civile e disarmata, rappresenta un forte deterrente all’uso della violenza, abbassa la tensione, facilita l’incontro tra le parti (che elimina il pregiudizio “siriani tutti terroristi/ISIS”) e apre importantissimi spazi di dialogo e convivenza pacifica.
Da oltre tre anni, dunque, i volontari condividono la vita (paure e dolori, ma anche speranze) con i profughi nei campi del nord del Libano (attualmente i siriani rifugiati in tutto il Libano sono oltre un milione!): donne, bambini, anziani, disabili, uomini e ragazzi che sono scappati dalla guerra in Siria per non dover essere obbligati a combattere o essere uccisi.
“Vivere con loro, sostenerli nei bisogni primari, accompagnarli, ad esempio, durante le visite mediche negli ospedali delle vicine città (dove da soli non sarebbero potuti andare o non avrebbero ricevuto assistenza alcuna)… – ci dice il coordinatore Alberto Capannini – ci ha permesso di instaurare un’importante rete di rapporti di fiducia e di poter così raccogliere e farsi portavoce delle richieste dei rifugiati stessi, richieste che oggi sono diventate una vera e propria Proposta di Pace per la Siria che Operazione Colomba si sta impegnando a promuovere a livello internazionale, anche nelle opportune sedi Istituzionali”. Dopo aver presentato la proposta a Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri, il 20 giugno l’appello è giunto al Parlamento italiano e precisamente alla Camera dei Deputati. Questo il testo.
Noi siriani, profughi nel nord del Libano, riuniti in Organizzazioni ed Associazioni, semplici cittadini e famiglie scampati alla morte e alla violenza, a cinque anni dall’inizio della guerra che ha distrutto il nostro Paese, viviamo a milioni senza casa né lavoro, senza sanità né scuola per i nostri figli, senza futuro.
Nel nostro Paese ci sono centinaia di gruppi militari che, con la sola legittimità data loro dall’uso della violenza e dal potere di uccidere, ci hanno cacciato dalle nostre case.
Veniamo ancora uccisi, costretti a combattere, a vivere nel terrore, a fuggire, veniamo umiliati e offesi.
Ai tavoli delle trattative siedono solo coloro che hanno interessi economici e politici sulla Siria.
A noi, vere vittime della guerra e veri amanti della Siria, l’unico diritto che è lasciato è quello di scegliere come morire in silenzio
Ma noi, nel rumore assordante delle armi, rivendichiamo il diritto di far sentire la nostra voce, e insieme a coloro che ci sostengono e a chi vorrà unirsi al nostro appello
CHIEDIAMO
• la creazione di zone umanitarie in Siria, ovvero di territori che scelgono la neutralità rispetto al conflitto, sottoposti a protezione internazionale, in cui non abbiano accesso attori armati, sul modello, ad esempio, della Comunità di Pace di San José di Apartadò in Colombia (www.corteidh.or.cr/docs/medidas/ apartado_se_05.pdf).
• Vogliamo che siano aperti corridoi per portare in sicurezza i civili in pericolo fino alla fine della guerra e che tutti i rifugiati ritornino a vivere in pace e sicurezza nella loro Patria;
• che si fermi la guerra: che si fermino immediatamente i bombardamenti, che si blocchi il rifornimento di armi e che le armi già presenti vengano eliminate; che si ponga fine all’attuale assedio di decine di città siriane (www.siegewatch.org), che gli abitanti di queste città, senza cibo e medicine, siano assistiti immediatamente e posti in sicurezza;
• che siano assistite le vittime e sostenuto chi le soccorre: che siano liberati i prigionieri politici, ricercati i rapiti e dispersi; che siano soccorsi e assistiti anche in futuro i feriti e i disabili di guerra;
• che si combatta ogni forma di terrorismo ed estremismo, ma che questo smetta di essere, com’è ora, un massacro di civili innocenti e disarmati, che oltretutto alimenta il terrorismo stesso;
• che si raggiunga una soluzione politica e che ai negoziati di Ginevra siano rappresentati i civili che hanno rifiutato la guerra, e non coloro che hanno distrutto e stanno distruggendo la Siria;
• la creazione di un Governo di consenso nazionale che rappresenti tutti i siriani nelle loro diversità e ne rispetti la dignità e i diritti.
Vogliamo che sia fatta verità e giustizia sui responsabili di questi massacri, distruzioni, e della fuga di milioni di profughi, e lasciato spazio a chi vuole ricostruire.
Vogliamo convocare ora le migliori forze internazionali, in grado di costruire convivenza e riconciliazione, per sostenere ed elaborare insieme a noi civili un futuro per il nostro Paese.