Le formichine previdenti fanno provviste per i tempi di magra. Quei tempi per molte persone sono, invece, la realtà quotidiana. E così spuntano fuori i volontari della Colletta Alimentare con le simpatiche formichine simbolo della raccolta stampigliate sulle pettorine d’ordinanza. Per fare una raccolta per chi non la può fare. La tradizione cristiana che mette al bando le astrattezze, sollecita, invece, a tradurre le grandi idee della fede nelle cose concrete di tutti i giorni, tramanda una formula, quella delle “opere di misericordia corporale e spirituale” che è valida oggi più che mai. Con questa bussola sempre in tasca, la Fondazione Banco Alimentare (che in Italia raccoglie migliaia di enti, di cui oltre 700 solo in Emilia Romagna) si incammina anche quest’anno sulla via del “magazzino della carità”.
Pronti via, sabato 24 novembre in oltre 118 supermercati della provincia di Rimini e di San Marino, scatta la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, un gesto fatto per andare incontro ai bisogni dei più poveri, ma anche una grande occasione per tutti. Mica virtuale, ma un gesto di carità personale, concreto, semplice, possibile perciò per tutti: ciascuno può donare parte della propria spesa per rispondere al bisogno di quanti vivono nell’indigenza.
“Lo scopo della Colletta, infatti, è anche introdurre le persone a quella mentalità che è quella di condividere senza limite e senza confine” fa notare Roberto Amovilli lisciandosi il lungo pizzetto imbiancato. Lo spiegava bene don Giussani: “C’è un limite alla carità? Sì, è quello di essere senza limite”.
Il meccanismo del “fare la spesa per chi non può farla” è semplice: a tutti coloro che metteranno piede nei supermercati coinvolti, i volontari della Colletta chiederanno un aiuto per i più indigenti. Nel “sacchetto della solidarietà” possono finire dunque olio, omogeneizzati, prodotti per l’infanzia, tonno e carne in scatola, pelati e legumi. Il prodotto più gettonato solitamente è la pasta, seguito nella sporta dai pelati e legumi.
Ma più il piatto è vario, più fraterna è la tavola. Nei 118 punti vendita che accolgono la proposta, si alterneranno 1.300 volontari provenienti dalle esperienze più diverse: impiegati e liberi professionisti, operai e studenti, insegnanti e casalinghe, adulti desiderosi di partecipare a questo gesto di carità, che coinvolge in totale circa 60mila riminesi e sostiene circa 10mila persone. Novità 2012: i volontari non forniranno più le borse della solidarietà, la crisi ha bussato anche qui, ma questa difficoltà sprona ancora di più le “pettorine gialle”. “Chiederemo un aiuto direttamente alle casse alle persone di buona volontà” assicura Amovilli.
Il ricavato della generosità personale dei riminesi viene poi girato – grazie anche all’attività dell’associazione Banco di Solidarietà Rimini onlus presieduta da Davide Ricci – a circa 40 tra enti, parrocchie, associazioni caritative della provincia. Si va dalle Caritas a San Patrignano, fino alla mensa di Santo Spirito, Casa Sant’Anna, Coop. Centofiori e Comunità di Monte Tauro. Il sacchetto della colletta nel 2011 si è riempito di 108.149 chilogrammi di generi alimentari, ridistribuiti alle strutture caritative accreditate nella provincia di Rimini e Repubblica di San Marino. “Quando la proposta arriva al cuore, il cuore risponde” chiosa Davide Ricci.
Paolo Guiducci