Alcuni lettori ci hanno chiesto di pubblicare la relazione di don Osvaldo Caldari sui vangelli dell’avvento all’Assemblea diocesana. Eccola
Quattro spunti dai quattro vangeli dell’Avvento per sintonizzare il cammino sinodale della nostra chiesa particolare col grande cammino della Chiesa universale.
Alzate il capo
“Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi, alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.” (Lc 21,28) Proprio queste cose! Proprio quelle del nostro tempo, nel quale per tanti aspetti ci ritroviamoammalatieimpotenti.
“Ecco, la vostra casa è lasciata a voi deserta!”( Mt 23,38) dice Gesù piangendo su Gerusalemme.
Ma il futuro della chiesa non si esaurisce nelle statistiche e nelle proiezioni.
Alzate il capo! Lo stesso verbo si ritrova in Lc 13,11: C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Curva o col capo alzato: sono le due possibilità che abbiamo davanti.
Si tratta di invertire il movimento: passare da una chiesa ripiegata nell’autocompiacimento e nella commiserazione a una chiesa che sa “ alzare il capo”, guardare lontano e vedere lo Sposo che viene. Si tratta di scegliere: guardare i propri piedi o guardare lo Sposo che viene.
Si tratta di ritrovare una spiritualità da risorti, consapevoli che il Signore agisce con noi come con i discepoli: “ Il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola.” (Mt 16,20) “La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. E’ una forza senza uguali. E’ vero che molte volte sembra che Dio non esista: vediamo ingiustizie, cattiverie, indifferenze e crudeltà che non diminuiscono. Però è altrettanto certo che nel mezzo dell’oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce un frutto. In un campo spianato torna ad apparire la vita, ostinata e invincibile.
Ci saranno molte cose brutte, tuttavia il bene tende sempre a ritornare a sbocciare e a diffondersi. Ogni giorno nel mondo rinasce la bellezza, che risuscita trasformata attraverso i drammi della storia. I valori tendono sempre a riapparire in nuove forme, e di fatto l’essere umano è rinato molte volte da situazioni che sembravano irreversibili.
Questa è la forza della risurrezione e ogni evangelizzatore è uno strumento di tale dinamismo.” (EG 276) Risollevarsi in forza di un duplice movimento: dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso. Il Signore come al cieco nato sta mettendo sui nostri occhi del fango, il nostro, quella della terra di cui siamo impastati e così diventeremo più solidali con la terra e il vissuto dei nostri contemporanei, inizieremo a vederla e a riconoscerla.
Ma guardare in alto vuol dire anche riconoscere che non saranno le nostre mani a tirarci su dalle sabbie mobili ma mani che vengono dall’alto. Alzare il capo allora vuol dire anche riconoscere il primato dello Spirito, nella vita della Chiesa.
Una Chiesa sarà sempre curva, ripiegata su se stessa se dimentica che il pane per il suo cammino è l’Eucarestia, sacramento dell’amore, e che il suo incessante rinnovamento parte dal sacramento della Riconciliazione: quando dovrà partorire invece di figli farà aria, documenti, parole, riunioni… La Chiesa curva che guarda i suoi piedi è quella impantanata nell’accidia spirituale e nel pessimismo sterile: a) Con l’accidia spirituale: Si sviluppa la psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo.
Delusi dalla realtà, dalla Chiesa o da se stessi, vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore come « il più prezioso degli elisir del demonio » (EG 83) b) Pessimismo sterile: Il cattivo spirito della sconfitta è fratello della tentazione di separare prima del tempo il grano dalla zizzania, prodotto di una sfiducia ansiosa ed egocentrica. (EG 85)
Proprio oggi: ogni uomo vedrà la salvezza di Dio
“Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni.” (Lc 3,1-2) Il Signore agisce nella storia in modo puntuale, qui, adesso. Il momento del Sinodo è adesso! Il Signore passa come un ladro o come un fulmine: vogliamo essere desti e pronti al suo passaggio. Cogliere il Kairòs.
“Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio.”( Lc 3,6) Domandiamoci seriamente: in me abita come un fuoco questo desiderio? Cioè che ogni uomo possa vedere la salvezza di Dio?
È veramente questo il motore che anima il mio impegno pastorale? Cosa vuol dire per me che la chiesa è segno e strumento della riconciliazione e della comunione di tutta l’umanità con Dio e dell’unità di tutto il genere umano? (CompCCC152) La nostra chiesa agisce per fare fiorire l’umanità dell’altro, a qualunque credo o cultura appartenga?
Il cammino sinodale potrà aiutarci a rispondere a queste domande: – In che cosa la nostra chiesa impedisce all’altro di vedere la salvezza di Dio, la bellezza del suo volto?
– Desidero veramente che l’umanità dell’altro fiorisca? E’ questo l’obiettivo delle mie iniziative pastorali?
Brucerà la paglia
“Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”. (Lc 3,17) Il cammino sinodale sarà un cammino di purificazione. L’ascolto vero ha una forza destabilizzante: ci purificherà dalle false sicurezze.
Del nostro cammino sinodale il Signore, brucerà tutto ciò che è paglia, tutto ciò che non ha sostanza: sarà un regalo della sua bontà.
L’affettata religiosità senza la ricerca della giustizia, è idolatria, paglia.
La carità che non riconosce ciò che va reso per giustizia è ipocrita, autocompiacente, paglia.
E allora succederà quello che dice papa Francesco: “ inventano sinodi e contro-sinodi… che in realtà non sono sinodi, sono “risistemazioni”. Perché?
Perché per essere un sinodo ci vuole lo Spirito Santo; e lo Spirito Santo dà un calcio al tavolo, lo butta e incomincia daccapo.”( 9 maggio 2019).
Il bambino ha sussultato di gioia nel grembo
“Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo” (Lc 1,41) Immaginiamoci questo incontro tra due grembi come l’incontro della chiesa con il genere umano, con l’uomo d’oggi. C’è un grembo con un bambino e questo bambino sussulta di gioia quando si avvicina un grembo che porta Gesù. Chi mi incontra mi incontra così?
L’uomo è come un grembo fecondo che vuole generare vita: noi siamo a servizio di questa nascita? Siamo al servizio di questo fiorire di umanità?
I desideri di vita, di bene, di giustizia, di pienezza, di felicità… tutti questi desideri di cui è gravido il cuore dell’uomo sussultano quando ci incontrano? Siamo un risveglio di ciò che il cuore di ogni uomo va cercando? Io cosa porto nel grembo?
Chiediamo allo Spirito che ci conduca a un modo di essere Chiesa tale per cui i cosiddetti lontani ci riconosceranno non perché devono piegarsi ai nostri programmi e nemmeno alle nostre indicazioni morali, ma perché incontrandoci, vedendoci, sentono sussultare in loro stessi ciò che nella loro vita c’è di vivo,
di buono, di autenticamente umano.
Concludo con le parole di papa Francesco al Convegno ecclesiale di Firenze, 10 novembre 2015: “Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà. L’umanesimo cristiano che siete chiamati a vivere afferma radicalmente la dignità di ogni persona come figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria e l’umorismo, anche nel mezzo di una vita tante volte molto dura.
(i due interventi del Papa che seguono non sono stati letti, ma sono presenti nella relazione di don Osvaldo) [Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno.
Sono sicuro della vostra capacità di mettervi in movimento creativo per concretizzare questo studio. Ne sono sicuro perché siete una Chiesa adulta, antichissima nella fede, solida nelle radici e ampia nei frutti. Perciò siate creativi nell’esprimere quel genio che i vostri grandi, da Dante a Michelangelo, hanno espresso in maniera ineguagliabile. Credete al genio del cristianesimo italiano, che non è patrimonio né di singoli né di una élite, ma della comunità, del popolo di questo straordinario Paese.]”(10/11/2015)
Questo è il tempo favorevole
A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, anche se proviamo dolore per le miserie della nostra epoca e siamo lontani da ingenui ottimismi, il maggiore realismo non deve significare minore fiducia nello Spirito né minore generosità. In questo senso, possiamo tornare ad ascoltare le parole del beato Giovanni XXIII in quella memorabile giornata dell’11 ottobre 1962: «Non senza offesa per le Nostre orecchie, ci vengono riferite le voci di alcuni che, sebbene accesi di zelo per la religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente giudizio.
Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai … A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo. Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di là delle loro (EG 84)] don Osvaldo Caldari