Torre Pedrera e San Giovanni in Bagno vanno quasi a braccetto, per storia e tradizioni: ambedue hanno dipeso da San Martino di Bordonchio fino al primo quarto del ’900 ed ambedue divennero parrocchie autonome nel medesimo secolo: San Giovanni nel 1924 e Torre Pedrera nel 1953.
La differenza sta nel fatto che la prima è nata per volontà e a servizio dei contadini, la seconda a servizio dei primi imprenditori turistici e dei loro ospiti.
Tutto sommato una storia breve, segnata da pochi ma vigorosi nomi di sacerdoti, a partire da don Oreste Bernardi, fondatore di San Giovanni in Bagno e don Napoleone Succi, primo parroco di Torre Pedrera.
Dopo meno di un secolo di storia le due comunità tornano a unificarsi nella persona del parroco don Giancarlo Rossi, pur rimanendo giuridicamente distinte. Don Ciro Macrelli, ultimo parroco del Bagno, nel 2007 ha lasciato l’amministrazione a don Giancarlo, dall’altezza dei suoi 94 anni.
Don Giancarlo, Torre Padrera da semplice cappella estiva è diventata di gran lunga la chiesa principale della zona. Questo suo rapido sviluppo non mina alla radice la sua identità di comunità?
”Non direi, non è successo così; forse perché sono stati proprio i primi operatori turistici a impegnarsi per trasformare una piccola cappella in una chiesetta più capiente. Già nel 1930, al posto della celletta, venne costruita una piccola chiesa: tutta la gente partecipò alla sua costruzione con grande fervore, facendo recite, lotterie, raccolte di denaro porta a porta … Molti muratori prestarono gratuitamente tante ore di lavoro e gli stessi primi villeggianti parteciparono con entusiasmo e generosità. Questa gente ha costituito il primo nucleo parrocchiale di Torre Pedrera ed ha saputo trasmettere ai figli il giusto sentimento di appartenenza e di identità. E possiamo aggiungere il buon contributo apportato da Carla Ronci, una figura che ha segnato e unito le due comunità di Torre Pedrera e Bagno”.
Torre Pedrera e San Giovanni in Bagno: due identità distinte, ma anche una unità pastorale nella persona dell’unico parroco. Hai incontrato difficoltà in tal senso?
“Per più di mezzo secolo le due parrocchie sono state realtà distinte, ma non separate: non c’è mai stato divisione o contrasto fra le famiglie delle due realtà, anzi l’una – San Giovanni – completava l’altra, ed anche economicamente l’una era a servizio dell’altra: mentre a Torre Pedrera giungevano i turisti, i contadini di Bagno producevano per loro l’insalata. E poi a dividere Torre dal Bagno c’è solo la ferrovia, ma le vecchie famiglie si conoscono tutte , vuoi per via di parentela vuoi per impegni di lavoro”.
La parrocchia di Torre Pedrera è intitolata alla Madonna del Carmine, per via di una immagine venerata già nella prima celletta esistente. La sua festa si celebra il 16 luglio. Non è una data proibitiva per i parrocchiani, impegnati nel lavoro estivo?
“Certamente, da questo punto di vista, la data è assai problematica, tuttavia non mancano parrocchiani di buona volontà che fanno sacrifici per la buona riuscita della festa. E non manca l’apporto e la collaborazione dei turisti. In qualche modo la nostra festa parrocchiale è anche promozione turistica”.
Sappiamo che il lavoro pastorale con la popolazione residente, nelle parrocchie del Litorale, si concentra necessariamente nei mesi invernali. Raccontaci come vivete voi, a Torre Pedrera, il vostro anno pastorale.
“Abbiamo la fortuna di iniziarlo abbastanza presto, agli inizi di settembre, con una settimana di vacanza insieme. Nello scorso settembre hanno partecipato al nostro soggiorno a Canazei circa 300 persone.
È una settimana che dedichiamo alle famiglie, con le quali si cerca poi di continuare un rapporto e un cammino di fede anche durante l’anno.
Maggio invece segna la conclusione del lavoro strettamente pastorale e comunemente inteso con la popolazione residente e inizia l’attenzione e la cura ai turisti. Il mese di maggio però è ancora un momento forte di preghiera ed evangelizzazione perché ci ritroviamo ogni sera a fare il Mese di Maggio presso le famiglie. E sono molti anche gli hotel che ci danno ospitalità”.
Fra settembre e maggio ci sono molti mesi da riempire. Quali gli impegni più significativi?
“Prima di tutto teniamo presente l’andamento dell’anno liturgico. Tutta la gente è stimolata a vivere intensamente la memoria dei propri defunti, la gioia del Natale in famiglia, la festosità del tempo pasquale … Questi momenti salienti sono poi legati dalle attività ordinarie di una parrocchia: la catechesi rivolta non solo ai bambini, ma anche ai loro genitori; la formazione dei catechisti e degli educatori; l’adorazione eucaristica settimanale; i Centri di Ascolto del Vangelo; la benedizione alle famiglie …”.
Che consistenza hanno i Centri di Ascolto?
“A Torre sono 9, a San Giovanni siamo riusciti ad attivarne uno nella zona artigianale. Al Bagno è più difficile riunire le famiglie per questi momenti di preghiera, perché le loro case sono distanti l’una dall’altra ed il loro lavoro nei campi li occupa fino a tarda sera. Complessivamente si riunisce un centinaio di persone durante tutto l’inverno per questo cammino di fede puntuale e personale”.
È della vostra parrocchia la venerabile Carla Ronci, ai suoi tempi membro di Azione Cattolica. Esiste ancora l’Associazione?
“Proprio sull’esempio e sulle orme di Carla nel 1994 abbiamo ridato vita all’Associazione anche nella nostra parrocchia. Ogni anno questa associazione di laici rinnova l’impegno di trasmettere e testimoniare la fede, con la consapevolezza dell’importantissimo dono ricevuto. Anche quest’anno la programmazione di A.C. conferma come primo impegno la formazione dei ragazzi, dei giovani e degli adulti. Agli adulti è chiesto un impegno forte e un segno preciso della loro identità, autorevolezza, capacità di testimonianza e di evangelizzazione dei luoghi di vita. Cerchiamo di farlo con la cura dell’interiorità, per una vita pienamente umana, nutrita di preghiera e grazia sacramentale. Oggi poi la nostra parrocchia mostra l’esigenza di una corresponsabilità dei laici nella formazione di educatori e catechisti che portino il messaggio di Cristo ai bambini, ai ragazzi, ai giovani”.
Adulti per educare, con la testimonianza, le giovani generazioni. La parrocchia ha qualche programma specifico per i ragazzi e i giovani?
“Di particolarmente prezioso per l’aggregazione, il divertimento, lo sport: per i nostri ragazzi abbiamo comprato e attrezzato un campetto. Dal 1999 ad oggi è diventato un luogo di incontro e di passeggio per le famiglie al completo. È compito di tutti collaborare alla sorveglianza, all’animazione e alla manutenzione. Dal Comune abbiamo ottenuta anche la costruzione di un sottopassaggio pedonale alla ferrovia per agevolare e renderne sicuro l’accesso. Durante l’estate viene utilizzato anche dall’Associazione La Chiave di volta per il campo estivo Flash”.
<+nero>Sicuramente in estate il parroco sarà tutto preso dalla cura dei turisti ed i parrocchiani impegnati nei vari servizi turistici. Durante l’inverno riesci a incontrare le famiglie, al di là di quelle che frequentano gruppi o associazioni?
<+testo_band>“Il momento privilegiato è quello della benedizione prima di Pasqua. Dal momento che le famiglie residenti non sono moltissime – 1200 a Torre e 400 circa al Bagno – riesco a visitarle tutte, incominciando due mesetti prima di Pasqua. È sicuramente un momento prezioso e insostituibile, data anche l’inevitabile dispersione estiva”.
Egidio Brigliadori