Nel nome c’è la fotografia della gara, fatta di asperità da professionisti e di quei luoghi minimi che tanto piacciono al poeta Tonino Guerra, lo slogan è l’anima di una corsa capace di trasformare la fatica in una festa per il popolo delle due ruote. Da qualsiasi parte la si giri, insomma, la “Nove Colli”, la gran fondo più importante d’Europa, all’alba del 18 maggio vedrà issarsi in sella ciclisti “solo per passione”.
Ma la Nove Colli è soltanto la prima pedalata di un trittico di maggio fatto di “sudore, passione e ruote internazionali”. Tre giorni dopo, infatti, in alta Valmarecchia transita – dopo una lunga assenza – il Giro d’Italia, in una tappa dedicata a Marco Pantani (il Pirata si allenava su queste asperità). In molti casi, poi, le strade delle due manifestazioni si sovrappongono. Sulla corsa rosa, però, aleggia un piccolo mistero: dopo le iniziali baruffe sul passaggio in vallata, ancora non c’è certezza ufficiale sul tragitto. Il sito del Giro non riporta ancora nè orari né strade, anche se la Polizia Stradale è già all’opera per visionare alcuni tratti. l’ipotesi più probabile è che la carovana rosa si issi sul Carpegna, discenda a Pennabilli, e di lì a Novafeltria per salire a Perticara e ingaggiare il Barbotto ma in discesa, al contrario di quanto fa la Nove Colli.
Mancano tre settimane al via, ma in sella ci sono già le prime lamentele. All’indice la condizione delle strade. Il tratto attualmente più pericoloso è la discesa di Pennabilli, “un vero disastro” attacca l’appassionato Riccardo Valentini. Urge intervento anche sulla salita di Perticara e sulla Cantina, ma in salita i guai della strada si camuffano meglio. “Però i tratti di competenza della Provincia di Forlì-Cesena sono mediamente meglio trattati”. Prendete le ultime curve di Ponte Uso: le “toppe” periodicamente saltavano, la provincia ha realizzato una chicane nuova di zecca. “E stendiamo un velo pietoso sulla condizione della Marecchiese” aggiunge Angelo Rossi del Gruppo Sportivo Montefeltro. Il Gs porterà sei uomini alla Nove Colli; il più agguerrito pare esssere Antonio Leonetti.
I ciclisti ha preso d’assalto la Marecchiese. In particolare sono stranieri, che prima sfrecciano in sella, poi sono al bar a sorseggiare allegramente bevande. A Perticara tedeschi e olandesi sono di casa. “Clientela fissa e assetata” confermano dal bar Bem.
Traffico anche in sella, dunque. Ma la parola d’ordine è una sola: arrivare al traguardo, magari all’ultimo appello, alzando le braccia al cielo: “ce l’ho fatta”. E senza il timore dell’asfalto che si attacca alle ruote, per colpa di interventi realizzati fino a poche ore prima dall’inizio della corsa.
Paolo Guiducci