Studiosi occidentali e orientali hanno visitato il Tempio Malatestiano per rintracciarne la storia, indagarne la complessità architettonica, decriptarne la simbologia e rimemorare le gesta del suo committente in saggi, racconti, romanzi storici, poemi. Si pensi solo al grande storico dell’arte, l’ebreo-tedesco Aby Warburg, accompagnato al Tempio nel 1928 dall’allora giovanissimo Augusto Campana. Alla mentalità e alle imprese di Sigismondo Pandolfo Malatesta, al progetto architettonico di Leon Battista Alberti, alla decorazione di Agostino di Duccio e alla pittura di Piero della Francesca sono state dedicate analisi minuziose. Gli scritti dedicati al Tempio e ai suoi creatori rivelano come e perché esso sia divenuto il fulcro di interpretazioni la cui diversità è riconducibile a differenti matrici storico-culturali.
Formidabile catalizzatore di pensiero non solo in Italia ma anche in Europa e oltre, il Tempio Malatestiano offre testimonianze luminose di come un edificio architettonico sia anche un “edificio concettuale” che ha generato nel tempo altri “edifici concettuali”. Le decifrazioni e le interpretazioni rivelano come il Tempio sia stato rivestito, ripensato, ricostruito per contenere, e accogliere, valutazioni estetiche e ideologiche scaturite nei secoli sia in Italia sia in altri paesi. Gli itinerari dal Tempio e al Tempio (che in questi anni sono decisamente aumentati, e con soddisfazione) sollecitano approcci critici diacronici e transnazionali. Indagandone la ricezione fuori dall’Italia e nei secoli, il Tempio si configura un luogo dalle molte possibilità di senso, legate sia all’ambito nazionale e sia a quello internazionale, radicato in uno specifico spazio cittadino, in un contesto regionale, e pure proteso verso una dimensione multiculturale. Le potenzialità polisemiche del Tempio risultano evidenti dall’ampio percorso intertestuale lungo il quale i visitatori ne hanno tramandato i segni. Da queste e altre alte considerazioni, è nata l’idea di un ciclo di incontri per iniziare l’esplorazione delle diverse categorie di pensiero e collocare il Tempio e la città di Rimini nell’Atlante mondiale. “Il Tempio Malatestiano oltre l’Italia. Scritti forestieri fra Ottocento e Novecento” (questo il titolo della rassegna curata da Paola Spinozzi in collaborazione con lo storico dell’arte riminese Alessandro Giovanardi e l’assessore alla Cultura Massimo Pulini) prevede quattro incontri proprio all’interno del Tempio tra ottobre e novembre.
Promossa dalla Fondazione Carim e dall’Assessorato alla Cultura di Rimini, in collaborazione con la Diocesi, la rassegna si inserisce perfettamente nel solco della valorizzazione dell’arte sacra e dei beni culturali ecclesiastici promossa dalla Diocesi riminese, che sul Tempio ha presentato il progetto dal titolo “La fabbrica del Tempio”, partecipando al concorso nazionale “Ars – l’arte che realizza occupazione sociale”.
Per tornare a “Il Tempio Malatestiano oltre l’Italia”, l’esordio è in programma venerdì 18 ottobre (ore 18) con Massimo Pulini (Accademia di Belle Arti Bologna) e “«Stones of Rimini»: scrivere il Tempio” mentre la curatrice Paola Spinozzi (Univ. di Ferrara) si occuperà di “Racconti di viaggio britannici e angloamericani”. Si ritorna in Europa venerdì 8 novembre (sempre alle 18) con Andrea Pinotti (Univ. di Milano): “«A Rimini ci deve essere di più». Il Rinascimento di Jacob Burckhardt”, mentre Marco Bertozzi (Univ. di Ferrara) si concentrerà su “Aby Warburg a Rimini: una «discesa» nel Tempio di Alberti e Sigismondo”.
Il terzo appuntamento (venerdì 15 novembre)allarga nuovamente gli orizzonti. Alessandro Giovanardi (ISSR “Marvelli” Rimini) propone “Pagine russe sul Malatestiano”, mentre Franco Bacchelli (Univ. di Bologna) interviene su “Pletone nel Tempio: la scelta di Sigismondo”. Ultima tappa del viaggio intorno al Tempio (venerdì 29 novembre) con Marisa Verna (Univ. Cattolica di Milano) e “Sigismondo, un criminale neoplatonico. Péladan lettore mistico del Tempio”, che cederà il testimone a Michela Gardini (Univ. di Bergamo) e i suoi “Echi malatestiani in Péladan e Montherlant”. Per meglio collocare il Tempio e la città di Rimini.
Tommaso Cevoli