In Italia servono cattolici che sappiano “rammendare il tessuto sociale dell’Italia con prudenza, pazienza e generosità”. Che sappiano unire il Paese e non dividerlo, o peggio dividersi tra “cattolici della morale” e “cattolici del sociale”. Si è conclusa con questo forte appello all’impegno la prima prolusione del cardinale Gualtiero Bassetti da presidente della Cei. “La dignità della persona umana non è mai calpestabile e deve essere il faro dell’azione sociale e politica dei cattolici”: non ci si può “prendere cura dei migranti e dei poveri per poi dimenticarsi del valore della vita” o, al contrario, “farsi paladini della cultura della vita e dimenticarsi dei migranti e dei poveri, sviluppando in alcuni casi un sentimento ostile verso gli stranieri”. Quattro gli ambiti da non disertare: il lavoro, i giovani, la famiglia e le migrazioni. Tra le richieste, una “nuova cittadinanza” per i migranti che nascono in Italia e il “fattore famiglia” per contrastare la denatalità. No a “cultura della paura” e xenofobia: “A noi interessa che l’Italia diventi un Paese migliore”.
“La cultura della carità è la cultura dell’incontro e della vita, che si contrappone alla cultura della paura, dello scarto e della divisione”, dice Bassetti esortando la Chiesa italiana in tutte le sue articolazioni ad abbracciare l’opzione preferenziale per i suoi poveri. La povertà è ancora oggi uno scandalo per i benpensanti, come denunciava già don Mazzolari. Andare verso i poveri, invece, è il cuore della proposta cristiana, e la “cultura della carità” è anche “cultura di una vita che va difesa sempre: sia che si tratti di salvare l’esistenza di un bambino nel grembo materno o di un malato grave; e sia che si tratti di uomo o una donna venduti da un trafficante di carne umana”.
Poi il lavoro: “Oggi è senza dubbio la priorità più importante per il Paese e la disoccupazione giovanile è la grande emergenza”, dice Bassetti. “Nonostante in Italia ci siano piccoli segnali di ripresa per l’economia, non posso non essere preoccupato di fronte agli 8 milioni di poveri descritti dall’Istat, la metà dei quali non ha di cosa vivere”, il grido d’allarme. In materia di lavoro, oggi, “ci sono tante affermazioni gridate, ma forse manca un pensiero lungo sul Paese”. È in questa prospettiva che si colloca la prossima Settimana Sociale di Cagliari.
“Sui giovani si gioca la parte più importante della missione della Chiesa”, dice Bassetti a proposito della seconda priorità. “I giovani ci stanno profondamente a cuore”, prosegue citando don Milani come viatico per il prossimo Sinodo dei vescovi: quando ci si rivolge a loro, bisogna mettere al bando la retorica e fare spazio alla verità.
Michela Nicolais