29 MARZO giornata della solidarietà. È arrivata. Tutto cominciò il 20 febbraio, quando in Seminario, nel Presbiterio sulla crisi finanziaria ed economica, emerse una possibilità: quella di far lavorare “in un certo modo” alcune Caritas parrocchiali – sulla scia di quella diocesana – sull’aiuto concreto alle famiglie. Un modo per fronteggiare la crisi, quindi. Sì, ma non solo. Un modo per riscoprire il senso vero, l’essenziale, la sobrietà nello stile di vita, mantenere vivo l’ascolto, l’aiuto e la solidarietà. In vario modo, molte parrocchie si sono adoperate, e si stanno adoperando, con iniziative informative, ma anche di raccolta di “frutti” concreti. La giornata del 29 non sarà che il primo passo, il passo che darà vita al fondo della solidarietà, strumento che supporterà tutto il resto.
A spiegare bene la cosa don Antonio Moro, Direttore Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale, che davanti alle telecamere di IcaroRiminiTv, nel programma di approfondimento economico della televisione riminese, TRE, spiegava: “Fondamentale il coinvolgimento dei parroci. Ogni parrocchia si sta muovendo o si muoverà come può. Questo fondo di solidarietà deve rispondere all’emergenza, ma deve anche essere una risposta educativa. Il primo passo è quello di capire qual è la situazione delle famiglie e poi comportarsi di conseguenza”.
In parrocchia
Don Moro, parroco di Santa Maria Annunziata (Colonnella), parte dal suo di racconto, dal modo in cui è riuscito a coinvolgere i suoi fedeli in questa cosa. “La prima domenica di Quaresima ho distribuito circa trecento scatole. Si tratta della classica scatola della raccolta dei sacrifici quaresimali, che quest’anno doneremo al fondo”. Ma, in linea con lo spirito del fondo – che non è solo quello di elargire assegni, bensì quello di capire le ragioni profonde di una crisi che il più delle volte non si limita ad essere crisi economica – nella parrocchia della Colonnella si sono fatti degli incontri, cercando di individuare degli strumenti di lavoro concreti. “Capire le motivazioni – continua don Moro – valutare bene, anche con l’aiuto di assistenti sociali”.
Il problema è che “vengono fuori altre cose”, ci spiega don Moro, palesandoci un fenomeno che impaurisce: “È come se la mancanza del denaro mettesse in crisi tutto il resto, scoprendo che la povertà reale si trova in questo «resto»”.
Nella zona pastorale di Savignano e San Mauro, le parrocchie si sono unite operando di concerto. Don Pierpaolo Conti, della parrocchia di Santa Lucia a Savignano, ci spiega il modo in cui intendono procedere: “Abbiamo organizzato un gruppo di coordinamento, Gruppo emergenza povertà, che mette in relazione le varie realtà di volontariato sociale delle nostre parrocchie. In concreto poi, una equipe di quattro persone esaminerà ogni richiesta, valuterà le possibili risposte e deciderà con riservatezza, saggezza e rapidità”. Ma oltre il fondo, il don ci tiene a precisare che basta poco per potenziare il già esistente centro Caritas a Savignano e il centro Aiuto alla vita a San Mauro, infatti ci spiega: “ci sono delle famiglie che hanno semplicemente bisogno della spesa quotidiana. Per cui tutti possono semplicemente portare degli alimenti, sia nella parrocchia di Santa Lucia che in quella di San Mauro”.
Anche don Marzio Carlini parroco della Immacolata Concezione di Misano ne ha parlato ai suoi gruppi, del fondo della solidarietà. “È una cosa non bella, ma bellissima. Quello della crisi economica, è un problema che sentono in molti. Speriamo il 29, di iniziare un percorso, che esuli dalla giornata”. Ma le iniziative sono diversissime tra loro. Don Biagio Della Pasqua, della Ss. Apollinare e Pio V di Cattolica cerca di riprendere e potenziare l’affido familiare. “Mai come quest’anno abbiamo avvertito una richiesta d’aiuto così massiccia. Manca il lavoro, le persone fanno fatica a pagare le bollette. Le famiglie si trovano nella difficoltà di gestire più problemi insieme”. A febbraio nella parrocchia di Cattolica è stata fatta una grande raccolta che farà da base alla rinascita dell’affido delle famiglie, “adesso il fondo è un ulteriore aiuto per tutti”, termina don Biagio.
Timidamente si muovono i passi verso la costituzione di questo “tesoretto” d’aiuti. Ogni passo ha in suo senso, la sua portata. E mai – come nel caso di San Salvatore – la metafora del passo potrebbe essere più azzeccata. Qui l’aiuto al fondo arriva attraverso i passi del don che benedice le case. Infatti, tutte le offerte che i fedeli daranno in “cambio” della benedizione andranno a rimpinguare il fondo della Diocesi. A San Lorenzo in Correggiano invece, il 4 aprile verrà organizzata una grande cena di pesce, con l’incasso devoluto, anch’esso, al fondo.
Il 29 è vicino, la posa della prima pietra pure, ora si tratta di costruire, di camminare, di non lasciare isolata questa realtà, di credere nel progetto e adoperarsi per portarlo avanti. Ora si tratta di fare tanti, piccoli passi.
Angela De Rubeis