Il 25 maggio Papa Francesco ha ricevuto i membri della Fondazione Centesimus annus Pro Pontifice occasione del Convegno internazionale, sul tema: Ripensando la solidarietà per l’impiego: le sfide del ventunesimo secolo.
Ecco alcuni passaggi significativi del suo discorso, senza ulteriori commenti.
”L’attuale crisi economica e sociale rende ancora più urgente questo ’ripensare’ (…) È un fenomeno, quello della disoccupazione – della mancanza e della perdita del lavoro – che si sta allargando a macchia d’olio in ampie zone dell’occidente e che sta estendendo in modo preoccupante i confini della povertà. E non c’è peggiore povertà materiale, mi preme sottolinearlo, di quella che non permette di guadagnarsi il pane e che priva della dignità del lavoro. Ormai questo ’qualcosa che non funziona’ non riguarda più soltanto il sud del mondo, ma l’intero pianeta. Ecco allora l’esigenza di ’ripensare la solidarietà non più come semplice assistenza nei confronti dei più poveri, ma come ripensamento globale di tutto il sistema, come ricerca di vie per riformarlo e correggerlo in modo coerente con i diritti fondamentali dell’uomo, di tutti gli uomini. A questa parola ’solidarietà’, non ben vista dal mondo economico – come se fosse una parola cattiva -, bisogna ridare la sua meritata cittadinanza sociale. La solidarietà non è un atteggiamento in più, non è un’elemosina sociale, ma è un valore sociale. E ci chiede la sua cittadinanza. La crisi attuale non è solo economica e finanziaria – ha sottolineato infine il Pontefice – ma affonda le radici in una crisi etica e antropologica. Seguire gli idoli del potere, del profitto, del denaro, al di sopra del valore della persona umana, è diventato norma fondamentale di funzionamento e criterio decisivo di organizzazione. Ci si è dimenticati e ci si dimentica tuttora che al di sopra degli affari, della logica e dei parametri di mercato, c’è l’essere umano e c’è qualcosa che è dovuto all’uomo in quanto uomo, in virtù della sua dignità profonda: offrirgli la possibilità di vivere dignitosamente e di partecipare attivamente al bene comune.
Benedetto XVI ci ha ricordato che ogni attività umana, anche quella economica, proprio perché umana, deve essere articolata e istituzionalizzata eticamente Caritas in veritate, 36). Dobbiamo tornare alla centralità dell’uomo, ad una visione più etica delle attività e dei rapporti umani, senza il timore di perdere qualcosa”.