La laurea in Economia alla Bocconi l’ha rifiutata (erano anni di contestazioni), ma è stato premiato con il Sigismondo d’Oro, il più alto riconoscimento annuale assegnato dal Comune di Rimini. Ironia della sorte – o il cerchio che si chiude perfettamente – a ritirare il premio è stata la moglie Marie Perchiazzi, compagna di una vita familiare e artistica.
È difficile fare una sintesi dell’eclettismo virtuoso e sognante di Mario Guaraldi. Nato nel 1941, fondatore dell’omonima casa editrice, organizzatore di grandi eventi, profeta del Print on Demand, Guaraldi è un portatore sano di estro, buonumore e al tempo stesso di sferzanti riflessioni culturali (cioè sulla vita). Il sindaco di Rimini lo ha ringraziato dal palco del Galli “ per non avere mai derogato un attimo dalla necessità della critica, anche dura, anche scorbutica, ma sempre curiosa, informata, stimolante”. La crescita di una città o di una società passa da un confronto libero di idee. Sarà vero anche a Rimini ma Guaraldi la sua autonomia intellettuale l’ha pagata tutta.
Negli anni ha fatto e pubblicato di tutto. Qualche esempio? Nel 1983 Guaraldi organizza la “prima” mondiale di E la nave va… al Grand Hotel di Rimini.
Ha sempre riconosciuto e cercato di “esportare” (specie in tempi non sospetti) il genio di Federico Fellini.
Per due stagioni è stato il direttore degli spettacoli del Meeting di Rimini.
In quella ardita finestra porta (1992) il grande drammaturgo francese Eugene Ionesco, che realizza la sua ultima grande opera, dedicata a Maximilien Kolbe.
Lancia nel mondo il fondatore della danza moderna Kazuo Ohno. “ Al Meeting di Rimini,nel 1985, androgino e seminudo sventolava un fiore di carta sotto il naso di un crocifisso trecentesco per implorare il perdono di Gesù per Giuda, «necessario alla storia della Salvezza» ” racconta quasi commosso Mario. All’epoca della prima Guaraldi (la casa editrice ebbe tre vite), quella fiorentina, pubblicò libri e autori bellissimi e importanti: L’impossibile di Georges Bataille, I delfini di Pierre Bourdieu, e una “indagine” sui “testi delle scuole elementari” di Umberto Eco. Sdoganò anzitempo la saggistica sul fumetto ( Il fascismo a fumetti, 1973) e il calcio come fenomeno socio-culturale (imperdibile Da Bruno Roghi a Gianni Brera: storia del giornalismo sportivo di Aldo Biscardi, con presentazione di Gianni Rodari).
Alzi la mano chi ricorda il Convegno “Per una editoria democratica” al quale partecipa anche il futuro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ad organizzarlo a Rimini (è il 1974) c’è sempre lui. La “prima” Guaraldi si arena nel 1979, Mario afffronta a petto in fuori l’esilio editoriale, si trasferisce a Genova, dirige parte del marketing Mira Lanza rilancia le figurine dell’Olandesina, e soprattutto fonda “Art Planning” – la prima “ casa editrice di spettacoli”-, e assieme alla moglie Maria fa circolare il grande balletto contemporaneo come la Compagnia americana di Martha Graham.
Nel 1991 fa rinascere a Rimini la Guaraldi. E come al solito osa. Pubblica, tra gli altri, Con questa tonaca lisa (1992), di don Oreste Benzi, che diventa un best seller. Va a caccia di nuovi talenti letterari (da Guido Conti ad Alessandro Zignani, Davide Brullo ed Enzo Fontana). Mette assieme intellettuali anche molto distanti dal proprio pensiero come Piero Meldini e , inventa una collanina chicca come Novecento Riminese, i Libri da Muro e i Cartolibri, libriccini da spedire come cartoline. Con la terza Guaraldi punta tutto sull’utilizzo delle piattaforme di “ricerca libri”. È un anticipatore del print on demand e al contempo pubblica monumentali libri cartacei come La mia Rimini di Fellini e il rivoluzionario De Re Militari di Roberto Valturio. Nel 2003 contribuisce a far nascere il primo Master in editoria, e si inventa docente: insegna editoria libraria al Corso di Laurea in Editoria Media e Giornalismo a Urbino e al Corso di Laurea in Giornalismo all’Università di Parma. Nella motivazione del Sigismondo d’Oro è scritto: “ pioniere dell’editoria e intellettuale che ha saputo innovare”. Diciamo la verità: a Rimini se lo sono filato poco, e di traverso. Spesso definito più inconcludente che geniale innovatore. Lui, cattolico com’è stato, ha parlato sempre schietto, ha scritto pochissimo, ha pensato – e sognato – tanto, è sempre stato curioso, infaticabile, vulcanico, estroso. Vivo, vegeto e sempre se stesso.