IL TEMA. Salme che rimangono sostanzialmente intatte anche dopo decenni e le scelte difficili dei familiari, da un punto di vista psicologico, economico e pratico
Un argomento non certo felice. Ma di cui è importante parlare, perché porta con sé elementi che toccano aspetti molto delicati di una persona, dal punto di vista affettivo ed economico. E, infatti, si tratta di un argomento la cui trattazione nasce da una serie di segnalazioni da parte dei nostri lettori, segno che si tratta di un qualcosa di realmente sentito. Il tema è quello dei defunti che, anche dopo diversi decenni, si mantengono pressoché completamente conservati: fenomeno ormai noto da qualche anno, che porta con sé implicazioni di diverso tipo, soprattutto nei casi in cui occorre procedere ad attività di estumulazione o esumazione. E che provoca negli affetti di chi è venuto a mancare un impatto non indifferente non solo da una prospettiva psicologica, ma anche pratica.
Il fenomeno
Quello delle salme inconsunte è una realtà ormai concreta in tutta Italia, con il tema che ciclicamente affiora sulle pagine delle cronache locali, quando in occasione delle ordinarie riorganizzazioni nelle strutture cimiteriali emergono casi di conservazione anche di defunti tumulati mezzo secolo prima. Una realtà nota e presente anche a Rimini, come confermato dagli stessi servizi cimiteriali.
“ Si tratta ormai della normalità. – fanno sapere dal Cimitero monumentale di Rimini – Anche se va fatta una distinzione. Se parliamo delle inumazioni, ossia le sepolture a terra, quando procediamo con le ordinarie esumazioni difficilmente troviamo situazioni di conservazione particolarmente elevata, quindi da quel punto di vista abbiamo una situazione normale. Se invece consideriamo le tumulazioni, ossia i feretri posti nei loculi, la situazione è completamente diversa”.
Situazione confermata anche da Onoranze Funebri Cappelli. “ Per quanto riguarda le inumazioni siamo su numeri piuttosto bassi. – spiegano dall’agenzia funebre riminese – Può capitare che i terreni adibiti a sepoltura siano interessati da una vena più umida che porta a una maggiore conservazione. Ma si tratta comunque di casi eccezionali.
Il discorso invece cambia se parliamo di tumulazioni, perché in questi casi le tempistiche si sono allungate notevolmente: ad oggi per avere una mineralizzazione del corpo, ossia una sua riduzione naturale, bisogna risalire ai feretri tumulati addirittura nei primi anni Sessanta”. Quali sono le possibili cause? “ Ci sono numerose possibilità, – aggiunge Cappelli – ma tra le più considerate c’è quella relativa al moderno stile di vita, caratterizzata da una notevole assunzione di farmaci con forte potere antibiotico, uniti spesso a trattamenti quali chemioterapia o radioterapia. Tutto questo influisce sul nostro corpo e sul suo decorso dopo il decesso”.
Il tema della cremazione
Appurato che il fenomeno è reale e concreto (anche a Rimini) nasce la questione.
La legge, infatti, prevede che ciclicamente, in un’ottica di rotazione nell’utilizzo degli spazi cimiteriali, si proceda a ordinaria esumazione ed estumulazione delle salme. Il motivo è comprensibile: dopo un dato periodo di tempo i defunti saranno arrivati a naturale mineralizzazione e sarà possibile spostarli in luoghi appositamente destinati (ossari, ecc.) per fare spazio a nuovi feretri. Ma se questo decorso naturale non avviene, come visto soprattutto nei casi di tumulazione nei loculi, nasce un cortocircuito. Di fronte al quale i cari del defunto si troveranno a dover scegliere se procedere a un rinnovo della tumulazione oppure alla cremazione, entrambe alternative con oneri a loro carico. A cui va sommato l’impatto psicologico di dover rivivere, a tutti gli effetti, un “secondo funerale”. Alla luce di tutto questo, nascono spontanei alcuni quesiti. In primis: per quanto riguarda le tumulazioni, la legge affida all’autonomia comunale la scelta sulla durata delle concessioni dei loculi. Se, quindi, il fenomeno delle salme inconsunte è così palese, perché non prevedere concessioni di maggiore durata? Una domanda che assume particolare rilievo nel comune di Rimini, dove attualmente la concessione base per un loculo singolo è di 25 anni, un periodo piuttosto limitato soprattutto se confrontato con i territori vicini (50 anni a Cattolica, 35 a Riccione). E più in generale: non sarebbe più opportuno che i Comuni investissero in maggiori spazi nei propri cimiteri, in modo da non far pesare l’onere del sistema sui cittadini?
Quesiti ai quali risponde, analizzando l’intero contesto, la già citata agenzia riminese Onoranze Funebri Cappelli.
“ Vista la situazione, la durata delle concessioni dei loculi cimiteriali, in particolare nel comune riminese, è troppo breve. Se pensiamo, come detto, che ad oggi per avere una riduzione naturale della salma occorrono circa 60 anni, si arriva a dover pagare la concessione anche per tre volte, il che ha un forte impatto a livello economico. Oltre che, ovviamente, psicologico”. Con l’alternativa della cremazione.
Anch’essa una scelta onerosa, ma sicuramente di tipo diverso: la tariffa più alta a Rimini si aggira sui 700 euro, mentre per quanto riguarda la tumulazione si parla di migliaia di euro (a seconda del cimitero, del tipo di loculo, della posizione, ecc.) “ Sì, e c’è una questione da sottolineare. – proseguono dall’agenzia – Ad oggi non solo la cremazione si pone come alternativa, ma è proprio la scelta che il sistema normativo sia regionale sia locale incentiva maggiormente. E si tratta di una direzione normativa che risponde a un contesto culturale che, a livello generale e con il ricambio generazionale, sta cambiando. Lo dimostrano i dati, che segnalano un vero e proprio crollo nella scelta della tumulazione, con una palese preferenza per la cremazione: parliamo all’incirca del 65% di scelta per quest’ultima, con l’inumazione scesa al 15% e il restante 20% rimasto alla tumulazione, i cui rinnovi sono sempre di meno. Ed è proprio per questo che oggi non appare necessario neppure investire in nuovi spazi cimiteriali, né in terra né in parete”. Una questione “etica”
Questo lo scenario attuale.
Ma cosa accade se, a fronte di una cremazione conveniente da un punto di vista pratico ed economico, ci si trova di fronte a ultime volontà che escludono categoricamente questa possibilità? “ Purtroppo è una situazione che può capitare e che ci troviamo a gestire. – spiega Cappelli – Ed è certamente delicata. La tendenza più diffusa alla quale assistiamo, però, è quella di veder rispettate le volontà del defunto per quanto riguarda il rifiuto della cremazione durante la prima concessione del loculo cimiteriale, per poi fare una scelta diversa in sede di estumulazione ordinaria.
Anche perché in quel caso, essendo passati più di 20 anni, a livello pratico non si utilizzano più gli strumenti legati alla dichiarazione di volontà, ma quelli relativi alla gestione dei resti mortali. E infatti oggi, nella nostra esperienza, vediamo che i casi difficili legati a ultime volontà che negano la cremazione sono pochissimi: la cultura sta palesemente cambiando, anche per quanto riguarda le persone in età più avanzata”.