Nell’ambito del ciclo “Libretti cesenati per Alessandro Bonci”, proposta a Cesena la bellissima serenata di Händel Aci, Galatea e Polifemo
CESENA, 21 dicembre 2019 – Quando il sipario del Teatro Bonci si apre, il colpo d’occhio è molto suggestivo. I componenti dell’ensemble I Musici Malatestiani sono disposti su due file orizzontali: una di fronte all’altra, con quella esterna che volge le spalle alla platea. Sui lati gli strumenti di maggiori dimensioni e, a sinistra, il violinista concertatore Luca Giardini. I tre interpreti vocali della serenata di Händel, Aci, Galatea e Polifemo, si posizionano invece al boccascena, davanti agli orchestrali. Raffinati e suggestivi giochi cromatici ottenuti attraverso le sole luci, oltre ai gesti appena accennati dei tre cantanti, sono le uniche componenti di questa sobria e piacevole mise en espace firmata dal regista Gabriele Marchesini: del resto la ‘serenata’ come genere (qualcosa di ben diverso dall’opera e dall’oratorio), essendo destinata a esecuzioni private, non prevedeva l’ausilio di scene.
L’intervento registico dunque si limita a seguire, facilitandone la comprensione, una vicenda – tratta dalle Metamorfosi di Ovidio – che già del suo possiede uno spiccato andamento teatrale. In questo modo la musica rimane la vera protagonista dello spettacolo, tanto più che quella di Händel presenta pagine davvero splendide: basterebbe pensare alla celebre aria di Aci Qui l’augel da pianta in pianta, scandita da un magnifico dialogo con gli strumenti.
Lo spettacolo era inserito nel progetto musicale “Libretti cesenati per Alessandro Bonci”, concepito per celebrare il centocinquantenario dalla nascita (10 febbraio 1870) del grande tenore: un variegato cartellone costruito utilizzando risorse locali, soprattutto legate al Conservatorio Bruno Maderna. Anche questa serata, infatti, ha visto impegnati alcuni docenti, a cominciare dal direttore Giardini, dal soprano Roberta Invernizzi e dagli strumentisti: un insieme formato da studenti e professori, costituitosi nell’ambito del Dipartimento di Musica Antica.
Rappresentata a Napoli nel 1708, città dove in quell’anno Händel trascorse un breve soggiorno, Aci, Galatea e Polifemo HWV 72 fu composta su libretto del letterato partenopeo Nicola Giuvo – una parte del materiale venne poi riutilizzato, dieci anni dopo, nel quasi omonimo ‘masque’ londinese – e prevede la presenza dei soli tre personaggi del titolo. Nei panni di Aci, la Invernizzi ha affrontato un ruolo molto impegnativo sul versante virtuosistico con qualche discontinuità nel dosaggio dei fiati: potendo contare sulla sua solida esperienza, il soprano è tuttavia riuscita a rendere con una certa verosimiglianza espressiva la figura del pastore innamorato. Andata in crescendo nell’arco della serata, Benedetta Mazzucato si è fatta apprezzare, nella scrittura mezzosopranile della ninfa Galatea, sia per la sicurezza dimostrata nelle colorature sia per l’intensità drammatica che ha saputo imprimere al suo personaggio. Nella parte del crudele Polifemo, che uccide Aci scagliandogli addosso un masso, il giovane Alessandro Ravasio – corretto e preciso, ma forse dalla voce non ancora matura – si è trovato talvolta a stimbrarsi quando la scrittura insisteva nella zona grave. Il vero artefice del successo della serata è stato però l’ensemble strumentale, molto ben guidato da Giardini, che ha restituito le belle sonorità Händel – peccato solo per una certa piattezza nella realizzazione al cembalo – sottolineate da un’apprezzabile varietà dinamica.
Non è certo facile replicare i fasti del barocco e ricreare la meraviglia che quella musica probabilmente suscitava negli ascoltatori, ma va riconosciuto che l’esecuzione cesenate ha raggiunto, o quanto meno sfiorato, l’obiettivo.
Giulia Vannoni