Quella maledetta domenica, la terra ha tremato anche qui. Ovviamente nulla di paragonabile alla catastrofe de L’Aquila. Ma ciò che è accaduto, deve servire al territorio riminese per confrontarsi con le forze di cui può disporre.
“Abbiamo approfittato di questo momento di grande sensibilità – sottolinea Riziero Santi, assessore provinciale alla Protezione civile di Rimini – per riunire attorno a un tavolo tutte le forze che possono aiutarci ad affrontare l’emergenza. La cabina di regia di Protezione civile regionale, costituita subito dopo il sisma in Abruzzo per coordinare gli interventi di sostegno, è stata il primo passo. I successivi sono stati l’aggiornamento dei Piani d’emergenza e sicurezza comunali e della Protezione civile, riferiti a terremoti, incendi, frane, alluvioni; la costituzione di un tavolo tecnico provinciale e l’avvio di una campagna d’informazione ai cittadini partita con 30mila pieghevoli in distribuzione nelle scuole elementari riminesi su cosa fare in caso di calamità naturali”.
Nel frattempo sono stati presentati i COC (Centri Operativi Comunali). Si tratta di strutture operative fisiche che metteranno in pratica quanto previsto dai Piani d’emergenza.
In caso di emergenza…
Quindi, come si metterebbe in moto e soprattutto come agirebbe, la macchina di emergenza riminese in caso di calamità naturale?
“Al verificarsi dell’emergenza, il sindaco assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al Prefetto e al Presidente della giunta regionale – sottolinea Massimo Venturelli, dirigente alla Protezione civile provinciale – ai Comuni spettano, infatti, le funzioni relative alla predisposizione dei piani di emergenza, l’attivazione dei primi soccorsi alla popolazione, l’attuazione delle attività di previsione e prevenzione dei rischi. Il COC assicura il collegamento con il Sindaco, segnala alle autorità competenti l’evolversi degli eventi e delle necessità, coordina gli interventi delle squadre operative comunali e dei volontari e informa la popolazione”.
La Provincia ha completato nel 2008 l’allestimento di tutti i COC. Sono state individuate 9 funzioni principali: tecnico scientifica e pianificazione; sanità, assistenza sociale e veterinaria; volontariato; materiali e mezzi; servizi essenziali e attività scolastica; censimento danni a persone e cose; strutture operative locali e viabilità; telecomunicazioni e assistenza alla popolazione. “Nella gestione delle emergenze, si applicherà il modello Augustus – interviene Antonio Pesaresi, geometra responsabile dell’Ufficio di Protezione civile di Rimini – con questo modello s’individuano i responsabili dei centri operativi. Si tratta di 9 funzionari che supporteranno il Sindaco nella gestione dell’emergenza, ognuno per quello che riguarda il suo ambito. Per esempio, la Polizia Municipale gestirà tutta la parte della viabilità mentre ad un responsabile Ausl sarà affidata la parte di assisenza sanitaria”.
La divisione dei compiti
Rimini e Cattolica: Centri sovracomunali. Strutture tecnico organizzative permanenti che integrano sedi e attrezzature di Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello Stato, associazioni di volontariato di protezione civile e altre strutture operative di protezione civile; Morciano: struttura di prima assistenza. Per fornire un primo ricovero a persone evacuate o sottoposte a grave rischio; Rimini, Bellaria Igea Marina, Cattolica: area di ammassamento. Strutture per l’ammassamento di materiali e predisposte all’allestimento di campi base per le operazioni di emergenza; Montecolombo, Montefiore, Montegridolfo, Poggio Berni: COC. Sedi uniche delle strutture operative di protezione civile del comune.
“Abbiamo una conoscenza scientifica molto ampia sulla situazione della provincia – riprende Santi – sappiamo quante e quali infrastrutture reggono e quali no, quanti potrebbero essere gli sfollati e dove allestiremmo le prime tendopoli. La Fiera di Rimini, per esempio, offrirebbe 30mila posti letto”.
Nello specifico, i Centri di accoglienza e le aree di ammassamento debbono poter ospitare d’urgenza persone e mezzi evacuati; concentrare persone e mezzi delle colonne di soccorso; poter accogliere almeno una tendopoli per 500 persone e servizi campali; essere nelle vicinanze di un casello autostradale o comunque facilmente raggiungibili per strada, agevole anche a mezzi di grandi dimensioni; disporre, almeno nelle vicinanze, di risorse idriche, facilmente collegabili, e di una cabina elettrica; essere possibilmente lontane da centri abitati o zone soggette a normale intenso traffico.
“Quello che uccide non è l’evento calamitoso in sé, ma l’imperizia dell’uomo. Non dimentichiamoci che in altre zone del mondo come il Giappone e gli Stati Uniti dove i terremoti sono molto più frequenti, le persone raramente muoiono schiacciate. Anche qui dobbiamo imparare ad affrontare l’emergenza in modo tale che il rischio sia uguale a zero”.
Rimini, rischio due
Nella classificazione delle zone a rischio sismico, Rimini è nella zona 2, vale a dire livello medio. La scossa più forte che potrebbe verificarsi in provincia, sarebbe come quella che ha devastato l’Abruzzo. Proprio quanto accaduto a L’Aquila ha messo in evidenza le carenze del sistema di controllo sulla costruzione degli edifici. La prima legge antisismica in Italia risale al ’74, con vari miglioramenti si arriva al 1983 per avere le norme a cui ci si attiene oggi. A Rimini, per esempio, la maggior parte degli alberghi, è stata costruita prima del 1983. Il decreto del 14 gennaio 2008 ha reso obbligatoria una progettazione unitaria degli organismi edilizi tenendo conto del rischio sismico. È emersa quindi la necessità, oltre che di identificare le zone vulnerabili, di inserire nel Piano Strutturale Comunale, una minuziosa analisi degli edifici già esistenti dopo quella effettuata nel 2002, successiva al sisma in Molise.
“Rimini non è immune dai terremoti, ma l’ultimo degno di nota è stato nel 1916. Da quel momento non è più stata zona epicentrale. Anche il rischio di maremoti è abbastanza improbabile, effetti di tsunami sono infatti segnalabili, ma con altezze d’onda pari al massimo ad un metro e mezzo, paragonabili a quelle che vediamo durante le nostre mareggiate invernali” tranquillizza tutti Pietro Cucci, geologo incaricato dei piani d’emergenza comunali. Importante è anche la formazione di una cultura di protezione civile. Alle famiglie l’assessore Santi ha lanciato un appello: “Pensate prima a far fare un’analisi strutturale del vostro appartamento, poi, può arrivare anche la tv al plasma”.
Lucia Renati
nella foto la Fiera di Rimini. In caso di evento sismico potrebbe contenere 30mila posti letto