Papa Francesco si è legato un “pezzo” di Rimini al dito. Fuor di metafora, l’anello che il cardinal Jorge Maria Bergoglio ha scelto per il soglio petrino, è opera dell’artista Enrico Manfrini, legato a doppio filo alla città rivierasca. L’anello del pescatore era di proprietà del segretario di Paolo VI, monsignor Pasquale Macchi, ed era conservato dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi e “capo del conclave” che ha eletto Bergoglio. Sull’anello, di argento dorato, è raffigurato, secondo la tradizione, san Pietro con le chiavi.
L’autore, Enrico Manfrini, è un riminese d’adozione. Nato a Lugo di Romagna nel 1917, ha studiato all’Accademia di Bologna e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Brera presso la cattedra dello scultore Francesco Messina, di cui, al conseguimento del diploma, diventerà assistente per un quarto di secolo, succedendo infine al suo maestro di cui conserverà la cattedra fino al 1984.
Artista molto apprezzato quanto poco conosciuto dal grande pubblico, a Rimini ha lasciato una profonda traccia del suo genio. La statua di Santa Innocenza, co-patrona di Rimini nella Chiesa di Montetauro, porta la sua firma. E i riminesi che intendono chiedere in Cattedrale l’intercessione di S. Giuseppe per invocare la pace sulla città e sulle loro famiglie, lo possono fare ammirando l’uomo virile, adulto, solido, senza smancerie (cioè il S. Giuseppe bronzeo di Enrico Manfrini datato 1999) che troneggia nella penultima Cappella di sinistra della Cattedrale.
L’anello di San Gaudenzo, ovvero l’anello ufficiale del Vescovo di Rimini, porta la firma di Manfrini: una copia è stata donata anche al Vescovo emerito mons. Mariano De Nicolò. La statua del navigante collocata nei locali dell’ex-scuola nautica “Navigare Necesse”, acquisita dall’Università riminese e a suo tempo commissionata dal Direttore della Cassa di Risparmio Guaraldi, è inoltre uno dei primi lavori giovanili dell’artista. Don Aldo Amati, poi, da Manfrini ha ricevuto in regalo un crocifisso pettorale d’argento e la copia originale della porta del tabernacolo della tomba di San Francesco d’Assisi, mentre l’editore Mario Guaraldi dello scultore possiede tante formelle in casa. Di Guaraldi, infatti, Manfrini era lo “zio Enrico”, fratello della mamma Maria. “Fin da piccolo i dolcissimi volti delle sue Madonne mi hanno commosso: è su quei volti che ho intuito cosa vuol dire «piena di Grazia». – ammette Guaraldi – Soprattutto negli anni turbolenti e «ribelli» del Sessantotto, mi ha sempre colpito il senso di «pace» che traspariva dalle sue sculture. Una pace che giustamente mi provocava e sovente mi irritava, come se fosse una «fuga dal mondo». In realtà ero io che scappavo”. Una terracotta di Manfrini, una Madonna col Bambino, esposta proprio all’ingresso della casa Guaraldi in viale Principe Amedeo, era un invito a entrare sorridente e pieno di pace. Un’altra Madonna di terracotta, uno dei pezzi più pregevoli realizzati in carriera, Manfrini l’ha donata come regalo di nozze a Luisa Guaraldi. Ovviamente a Rimini.
Paolo Guiducci