Al Ravenna Festival Il trionfo della Divina Giustizia, raro ‘dramma sacro’ di Nicola Antonio Porpora
RAVENNA, 18 maggio 2024 – È una costante della storia nel nostro paese. Allo stesso modo di tanti giovani che, dopo aver ricevuto una buona formazione scolastica in Italia, oggi emigrano verso altri luoghi più accoglienti e dove hanno modo di mettere a frutto il loro talento, anche i musicisti – almeno un tempo – raggiungevano le corti europee per motivi professionali. Peraltro, il vantaggio che derivava dal mutuo scambio di esperienze culturali è sempre stato reciproco: il musicista, da un lato, contribuiva ad ampliare le proprie conoscenze e a impadronirsi di tecniche diverse o spesso del tutto nuove; dall’altro, concorreva – attraverso l’insegnamento – alla diffusione della musica italiana, soprattutto operistica, assai apprezzata fuori Italia.
Formatosi a Napoli, anche Nicola Antonio Porpora è divenuto uno dei più illustri ambasciatori della nostra civiltà musicale, grazie ai suoi soggiorni a Londra, Dresda e Vienna. Ha infatti esercitato notevole influenza attraverso numerosi allievi: un lungo elenco di cui facevano parte alcuni fra i maggiori cantanti del settecento – incluso Farinelli – e un compositore come Haydn. Anzi, oggi molti lo ricordano esclusivamente come maestro di altri grandi, mentre è un autore capace di brillare con luce propria. Così, ogni occasione per ascoltare la sua musica diventa preziosa. Nel cartellone del Ravenna Festival è stato inserito Il trionfo della Divina Giustizia ne’ tormenti e morte di Gesù Cristo: un oratorio del 1716 (concepito per la Congregazione di Nostra Signora de’ Sette Dolori di Napoli), che appartiene alla prima stagione creativa di Porpora, quando il trentenne compositore viveva ancora nella propria città.
L’esecuzione non si è limitata all’esclusiva forma concertistica, ma ha assunto le sembianze di una vera e propria ‘sacra rappresentazione’, che ne ha valorizzato le potenzialità drammatiche. Affidandosi a pochi accorgimenti visuali, i sei strumentisti si sono disposti sui due lati dell’altare della basilica di San Giovanni Evangelista, quasi a delineare un semicerchio, all’interno del quale agivano i quattro interpreti vocali, con indosso abiti molto semplici, ma in grado di evocare i loro personaggi. La suggestiva visione complessiva ha anche compensato, almeno in parte, l’acustica poco favorevole della chiesa, che ha compromesso soprattutto i momenti in cui i solisti cantavano insieme, ad esempio durante i tre cori in cui sono coinvolti tutti.
L’ignoto autore dei versi del Trionfo della Divina Giustizia ha suddiviso il libretto in due parti: nella prima, che si va a intrecciare con le riflessioni morali, prevale la narrazione degli antefatti, mentre la seconda – molto più coinvolgente sul piano emotivo – è dedicata alla Passione vera e propria. Il contralto Candida Guida ha disegnato, seppure con emissione poco omogenea, un’espressiva Vergine Maria, dagli accorati accenti di Mater dolorosa, capace di commuovere quando vorrebbe evitare al figlio la sofferenza e la morte. Dopo essersi lasciata alle spalle qualche titubanza iniziale, il soprano Erica Alberini ha saputo imprimere apprezzabili intenti espressivi alla figura della Giustizia Divina, ruolo cui sono affidate soprattutto le questioni dottrinali. L’apostolo Giovanni era il tenore Angelo Testori: a lui toccano anche due suggestivi duetti – è questa una delle particolarità della scrittura di Porpora – con Maddalena, interpretata da Chiara Nicastro, secondo soprano, apparsa a suo agio con i requisiti stilistici del canto barocco.
L’esecuzione strumentale, a parti reali, era affidata all’Ensemble Dolce Concento (in cui spiccava l’ottima Lucrezia Nappini, primo violino), fondato da Nicola Valentini, che lo ha diretto con gesto sicuro valorizzando la magnifica scrittura contrappuntistica di questa musica. Gli strumentisti hanno saputo imprimere notevole espressività alla scrittura di Porpora, che non lesina qualche colpo di teatro. Efficacissimo, ad esempio, l’episodico intervento della tromba, all’inizio della seconda parte, in accompagnamento all’aria della Giustizia O morte preziosa!, che segna l’avvio del corteo verso il Calvario.
Giulia Vannoni