“Alle donne, ai giovani e agli uomini di oggi serve un lavoro a misura d’uomo, che faccia ‘sbocciare’ la persona che lo svolge; e che abbia un profondo senso politico, perché costruisce la comunità. Non è infatti il lavoro di per sé, che manca, ma un lavoro dignitoso e che riempia di senso chi lo vive”. Ha iniziato così il suo intervento padre Francesco Occhetta, gesuita, giornalista e scrittore, relatore nell’incontro annuale a cui il vescovo Francesco, invita le persone impegnate in politica, che si è tenuto venerdì 20 aprile nel Seminario vescovile di Rimini.
L’incontro ha posto a tema il lavoro degno dell’uomo, davanti alle più alte cariche istituzionali, politiche e amministrative della Provincia e a esponenti della cooperazione, dei sindacati e dell’associazionismo; per analizzare la situazione e proporre ciò che ciascuno può fare come contributo ad un’economia più equa, che sappia ascoltare e dare voce a chi non ne ha, e sappia al tempo stesso crescere, innovare, ascoltare e dare spunti per crescere al di là della crisi. I concetti chiave da cui ripartire per uno sviluppo positivo, per padre Occhetta – uno dei dodici ‘saggi’ chiamati dal Papa per preparare la Settimana sociale dello scorso ottobre a Cagliari sul lavoro – sono: la formazione, a tutti i livelli; la preparazione seria, la riscoperta del lavoro come vocazione; il senso di comunità e di coesione per risolvere i problemi in modo condiviso; una politica con grande senso di responsabilità; una comunità capace di ascoltare anche i sogni dei giovani e dare loro le ali per decollare.
Il Vescovo di Rimini ha concluso l’incontro, accettando i ‘compiti per casa’ che padre Occhetta ha lasciato a tutti, Vescovo compreso, con un arrivederci; la Diocesi, infatti, impegnata da tempo con il ‘Fondo per il lavoro’ e che ha di recente convocato un Tavolo diocesano per il lavoro che riunisce ogni realtà che opera a diversi livelli, dalla formazione all’ascolto, all’orientamento, nel mondo del lavoro, proseguirà il proprio percorso per dare un contributo di riflessione e operatività concreta per far sì, come dice il Papa, che il lavoro ci “sia per tutti e che la comunione vinca sulla competizione”.
Padre Occhetta, il lavoro promesso ormai è come la terra promessa?
“Dobbiamo guardare tutti insieme nella stessa direzione e mettere al centro dell’ordinamento il valore del lavoro che crea dignità, permette alle persone di vivere in maniera degna. I Costituenti dicevano che bisogna curare la vita del lavoratore. Il lavoratore deve essere accompagnato e curato da tutte le parti sociali che compongono il sistema, vale a dire la politica, i sindacati, le associazioni datoriali, la stessa Chiesa. Bisogna che tutti guardino nella stessa direzione”.
Ma qual è oggi il lavoro degno?
“È quello umano. Quello che rispetta la dignità. Quello che fa crescere e fa fiorire la personalità. È quello che permette di costruire non solo se stessi, ma anche il Paese e la società. Il lavoro degno consente di uscire di casa la mattina e dire: vado a lavorare non solo per me ma anche per costruire il futuro dei miei figli e della società di cui sono parte. Per mantenere quei valori che abbiamo ricevuto in eredità che sono in primo luogo quelli della pace, della giustizia e della solidarietà. Possiamo perdere tutto molto velocemente, il lavoro aiuta a mantener saldi quei valori”.
Quali sono a suo avviso gli ostacoli?
“Il grande problema è che in Italia lavora solo il 38 per cento della popolazione: 23 milioni di persone di cui 4 sono part time. In pratica lavorano 19 milioni di persone su quasi 60. Ogni quattro persone che lavorano ci sono quasi tre pensionati. Siamo anche il Paese più vecchio al mondo. Abbiamo tanti pensionati e i nostri ragazzi stentano ad entrare mondo del lavoro perché non sono preparati. Tutti questi problemi vanno messi sul piatto. La politica non ce la fa più, dobbiamo sbloccarli a livello sociale”.
Ha fiducia in un miglioramento?
“Nella preparazione alla Settimana sociale di Cagliari abbiamo monitorato quattrocento buone pratiche silenti che hanno fatto nascere lavori che nessuno conosceva. E questo non può che darci speranza. Come cattolici dobbiamo pensare a trarre il massimo beneficio dalla riforma del Terzo settore che darà la possibilità di lavorare anche a chi, nel mondo produttivo, è considerato uno scarto e invece lì potrà trovare grande dignità e uno stipendio degno. Uno dei grandi problemi è lo scarso collegamento tra la scuola e il mondo del lavoro: con le nostre scuole abbiamo il dovere di preparare e formare i lavoratori del futuro. Non possiamo bruciare questa possibilità. Il nostro è un grande ‘No’ all’assistenzialismo e a strumenti come il reddito di cittadinanza e un grande ‘Si’ al lavoro per tutti, anche per i lavoratori scartati dal sistema produttivo”.