Presentiamo stralci del saggio Una vita per lo sport. Eugenio Pagnini, l’olimpionico con le Fiamme Gialle, scritto da Gerardo Severino, Capitano, Direttore del Museo storico della Guardia di Finanza, Roma. Il saggio è interamente pubblicato sul sito internet www.ilponte.com
Nella storia dello sport in Fiamme Gialle, il 1928 non fu solo l’anno dell’aggiudicazione definitiva dell’ambito trofeo “Scudo Nelli”, più volte ricordato sia dai testi di storia del Corpo che dalle sue riviste. A tale epoca, infatti, risale anche la partecipazione (la prima) della Regia Guardia di Finanza ai giochi della IX Olimpiade, i quali si tennero ad Amsterdam dal 28 luglio al 12 agosto. A rappresentare il Corpo furono designati il finanziere Alberto Dominutti (giavellotto) ma soprattutto Eugenio Pagnini, un grande atleta forlivese, che da quasi cinque anni militava nella Squadra Sportiva delle Fiamme Gialle, e che sarà uno dei tre militari selezionati per gareggiare nel Pentatlon moderno. Ad Eugenio Pagnini dedichiamo dunque il presente saggio, che ha luce esattamente a venti anni dalla sua scomparsa, e con il quale cercheremo di documentare una vita interamente dedicata allo sport e alle sue molteplici funzioni pratiche ed educative.
Una vita per
lo sport
Eugenio Pagnini nacque in Francia, per l’esattezza a Colombes, nel Dipartimento de la Seine (periferia occidentale di Parigi). Visse i primi tre anni di vita nella cittadina francese, già allora rinomata per essere un’importante località sportiva (a Colombes ha sede lo Stade du Matin, ove a partire dal 1907 vi si disputarono le prime competizioni di atletica, rugby e calcio). Eugenio respirò da subito il vento dello sport, praticandone così varie discipline. La sviscerata passione per lo sport ebbe, infatti, ben presto il sopravvento sia sul lavoro che sugli interrotti studi, tant’è vero che di lì a poco il giovane decise di dedicarsi anima e corpo allo sport militare.
Non a caso, il nostro protagonista scelse di entrare a far parte della Regia Guardia di Finanza, Corpo che proprio in quei fatidici primi anni ’20 si era fatto conoscere ed apprezzare anche per le sue vittorie sportive. Il 18 luglio 1923, appena compiuti i 18 anni d’età, Eugenio Pagnini, dietro l’assenso della madre Anna, vergò di proprio pugno la domanda d’arruolamento nelle Fiamme Gialle. L’oramai recluta, si avventurò in nave alla volta di Napoli, città dalla quale avrebbe poi raggiunto la vicina cittadina di Maddaloni (Caserta). Molto importante era anche l’istruzione militare, impartita quotidianamente sia all’interno della grande piazza d’armi, sia attraverso esercitazioni esterne. Ma a Maddaloni si praticavano anche gli sport, dall’atletica alla scherma, disponendo la caserma anche di un’attrezzatissima palestra. Eugenio fu destinato inizialmente allo stesso Battaglione Allievi di Maddaloni, ove entrerà a far parte della Squadra Sportiva delle Fiamme Gialle.
Pagnini a Rimini
È possibile che alcuni dei familiari presenti a Forlì (città d’origine dei genitori) si fossero trasferiti a Rimini. A partire dal luglio 1926, Eugenio trascorrerà puntualmente, a Rimini, le proprie meritatissime ferie, dopo le faticose giornate trascorse nella fucina sportiva di Maddaloni. Ma a Maddaloni, Eugenio Pagnini non si occupava solo di allenamenti in funzione competitiva, in quanto presso quel reparto egli svolse per anni l’importante funzione di istruttore di educazione fisica. Si trattava di un’attività considerata – anche allora – di peculiare importanza nella formazione delle nuove leve, tant’è che per la bravura dimostrata in tale ambito, il finanziere Pagnini verrà ricompensato, nel marzo 1925, con un Encomio Semplice. Nonostante l’impegno professionale al quale era stato demandato sin dal 1924, Eugenio Pagnini ebbe la possibilità di prepararsi sia atleticamente che psicologicamente per un evento sportivo di portata planetaria: i Giochi Olimpici. Per il raggiungimento di tale traguardo se ne impose il trasferimento definitivo presso il Battaglione Allievi di Roma, così come disposto dal Comando della Legione Allievi il 1°luglio dello stesso 1927, esattamente un anno prima del concretizzarsi della manifestazione sportiva.
Occorre precisare che, riguardo alla partecipazione di membri della Squadra Sportiva delle Fiamme Gialle alle Olimpiadi di Amsterdam dell’estate 1928, non sono emersi documenti e notizie ufficiali, né tantomeno si è potuto contare su eventuali articoli pubblicati dal giornale ufficiale della Guardia di Finanza, il glorioso Il Finanziere, la cui annata risulta mancante nell’emeroteca del Museo Storico del Corpo, così come fu persa per sempre presso la Biblioteca Nazionale di Firenze a causa della nota alluvione del 1966. A questo punto gli unici elementi che ci hanno consentito di trattare l’argomento sono desunti dal libro di Luigi Petillo dal titolo Tener famiglia. Gesta, ambizioni e disinganni di un ufficiale della Regia Marina. Ebbene, come ricordò il comandante Petillo, gli atleti italiani che avrebbero rappresentato il nostro paese nel Pentatlon moderno furono selezionati, presso la Farnesina (sede del Comitato Olimpionico Nazionale), da parte dei funzionari e dei preparatori atletici del Coni, su una base di candidati di società sia militari che non. Alla selezione preventiva fecero, quindi seguito gli allenamenti nelle cinque discipline del Pentatlon, nelle quali – almeno secondo il giudizio del Petillo – il nostro Pagnini risultava: “ottimo nel nuoto e nella corsa, incostante nel tiro, mediocre a cavallo, scarso nella scherma”.
Verso l’Olimpiade
Terminate le varie fasi della preparazione atletica, ivi compresa la fornitura del vestiario e degli equipaggiamenti sportivi, la delegazione italiana partì da Roma la sera del 23 luglio 1928 alla volta di Milano. L’avventura olimpionica del Pagnini ebbe inizio il 31 luglio, con la gara di pistola sostenuta presso il poligono di Zeeburg, alle porte di Amsterdam. Il mattino seguente si tenne la gara di nuoto; il 2 agosto fu la volta della gara di spada; il 3 agosto si tenne la prova di cross- country. A quel punto il finanziere Pagnini era primo nella classifica generale. Rimaneva, però, da disputare l’ultima prova: l’equitazione, per la quale l’atleta italiano non era particolarmente ferrato. Come ricordano le cronache del tempo, il finanziere Pagnini passò in un solo giorno (era il 4° agosto 1928) dal momento tanto atteso da una vita ad una fortissima delusione. Sfortunatamente, nel concorso ippico la sorte aveva assegnato (per estrazione) alla Fiamma Gialla un cavallo perdente, che di fatto lo costringerà al 22° posto nel traguardo finale e, di conseguenza, all’11° della classifica generale delle gare. Il Pentatlon moderno fu così vinto dallo svedese Thofelt, che era risultato quarto nel tiro, secondo nel nuoto, quarto nella scherma, 36° nella corsa e 12° nell’equitazione. Al povero Eugenio Pagnini rimasero, quindi, solo gli applausi della folla, i complimenti delle autorità politiche e sportive, oltre che del proprio Corpo di appartenenza ed i titoloni sui giornali dell’epoca. Tornato in patria, il Pagnini visse un momento di autentico sconforto, tanto da voler rinunciare persino alla consapevolezza di doverci riprovare quattro anni più tardi a Los Angeles. Isolandosi dal mondo e dalla sua stessa famiglia, tanto da decidere di rimanere a Roma per trascorrervi i trenta giorni di licenza concessagli dal Comando della Legione allievi, Eugenio maturò, proprio in tale ambito, l’idea di non voler continuare più il suo servizio tra le Fiamme Gialle, anticipando di quasi un anno la scadenza della seconda rafferma. Fu così che il giovane forlivese, su sua richiesta, fu posto in congedo illimitato dal 1°novembre di quello sfortunato 1928. Riprese gli studi superiori e – dopo ripensamenti – partecipò anche alle olimpiadi di Los Angeles. Ma fu ancora amarezza. L’ex finanziere continuò ad occuparsi di sport, e non solo professionalmente, tanto da divenire presto anche un bravo giornalista sportivo. Nel secondo dopoguerra troviamo Pagnini insegnante di ginnastica presso il Liceo Classico Giulio Cesare di Rimini. In tale veste, Pagnini fu soprattutto il fondatore della locale squadra di baseball, la Libertas Rimini.
a cura di Angela De Rubeis