Dici Rimini e pensi alla piadina col prosciutto, al Sangiovese, ai formaggi vaccini morbidi tipo lo squacquerone, alla rustida di pesce, al vinello bianco da bere in spiaggia al tramonto mentre si gode un po’ di brezza fresca soffiata dal mare… E per dolce? A che dolce pensi? Al gelato. Il gelato non è di origine riminese, nessuno lo pensa. Tecnicamente il dolce indigeno sarebbe la ciambella. Ma la ciambella è un prodotto antico come la società e sparso su tutto il territorio. Il gelato non è autoctono, insomma, ma ha trovato a Rimini terreno fertile. Come dire che la pianta del caffè ha la sua origine tra Etiopia, Kenya e Sudan, è stata importata in Europa dagli Arabi, e ha trovato il suo luogo d’elezione a Napoli, tanto da creare un binomio che caratterizza tanto la città quanto il prodotto.
Allo stesso modo, oggi, Rimini e gelato sembrano essere le due facce di una stessa medaglia.
Complice di questa tendenza anche il Sigep, la fiera del gelato e dei prodotti dolciari che si svolge ogni anno a gennaio e porta in città le novità del settore. Ma il traino principale è stato sicuramente il turismo. L’essere un luogo di villeggiatura ha creato le basi per questa accoppiata. Tanto che Rimini ha cominciato a fare il gelato nello stesso modo in cui ha fatto turismo: distrattamente. Semplicemente da un giorno all’altro il turismo c’era, e anche il gelato. Solo negli ultimi anni le gelaterie, sia le storiche sia le nuove, hanno deciso che la qualità non era un plusvalore da aggiungere a un prodotto che comunque si sarebbe venduto perché c’erano i turisti, ma l’unico vero elemento imprescindibile per un buon prodotto.
Quante gelaterie! Da qualche anno a questa parte le gelaterie nuove sono spuntate come funghi. Solo per dare qualche numero, nel centro storico – un’area piuttosto ristretta, dal Ponte all’Arco e dalla stazione al Castello – ci sono 12 tra gelaterie ed esercizi che vendono gelato sfuso. E tutte (o comunque la maggior parte), pur in modi e con ricette diverse, producono un gelato artigianale e di qualità. Solo dall’inizio del 2012 sono state tre le gelateria nuove. Una in via Valturio, non troppo distante dalla storica Il Castello, che ogni estate crea dei serpentoni di clienti in attesa per decine di minuti prima di gustare il proprio gelato. Si chiama Puro & Bio. Colpisce per il luogo, piacevole e ricercato, e offre una vasta serie di tipi di prodotto, dal gelato equosolidale, a quello biologico, a quello a base di latte di riso. I gusti hanno nomi un po’ particolari e di difficile comprensione. Le prime volte è necessario chiedere. Il gelato è buono, artigianale, dalla pasta non troppo vellutata ma cremosa e dal gusto intenso. Simile negli intenti – ma in un negozio più piccolo – è l’altra novità dell’anno: il gelato artigianale di Santa Colomba, in piazza Malatesta. Anche in questo caso la provenienza dei prodotti è la cartina di presentazione dell’esercizio: solo biologici, panna fresca, frutta a kilometro zero.
Terza apertura dell’anno è la gelateria fai-da-te di Corso d’Augusto, a due passi dalla Questura. Si prende la coppetta alla cassa e si sceglie il gelato che si preferisce (a base di latte o yogurt) e poi le farciture. Divertente, ma non al livello degli altri.
Dopo tanti arrivi si conta anche una perdita: il Biodelirio, il gelato dei gemelli Ceccarelli che per quasi dieci anni ha fatto la felicità degli amanti del buon cibo. Forse il più buono e artigianale di tutti – nonostante un iter molto altalenante – ha finito per seguire le vicende dei due gemelli che hanno preso la via della tv con Chiambretti e non hanno più avuto tempo per la gelateria. Ora si sono spostati a Riccione con un nuovo locale.
Alle novità si aggiungono quelle aperte gli anni scorsi, Grom, Scintilla (migliorata nell’ultimo anno), Il Castello – tutte di qualità – e le storiche del centro di Rimini: La Piazzetta – sempre ad un ottimo livello – Pellicano e Romana. Proprio quest’ultima da un paio d’anni ha avuto una ripresa davvero incredibile, e ora prepara un gelato che non ha nulla da invidiare ai migliori.
“Caro” cono. Questo porta ad un inevitabile aumento del prezzo. A parte qualche esercizio che vende anche la coppetta per bambini, a un euro e 50, o uno e 80, il prezzo minimo è diventato quello da due euro – alcuni due e 20. Ma con questa cifra più alta si acquista un gelato più buono, preparato con più attenzione e con prodotti di qualità. C’è chi utilizza il latte biologico, chi quello di alta qualità, gli ingredienti sono selezionati dalle migliori varietà, o da presidi slowfood e tutto questo nel gelato si sente. Sono per fortuna in estinzione i gelati sbiaditi, dal gusto evanescente, o troppo acquoso, o ancora quelli congelati, dolciastri, pieni di zucchero, in cui ogni gusto assomiglia all’altro.
Stefano Rossini