Un “DONO” entrato nel cuore di Dio

    Decisamente insolita come biografia, ma certamente affascinante, ricca com’è di autoironia, tanto da sembrare un’autobiografia, conoscendo cuore e mente del “don” protagonista.
    Parliamo di DONO RESTE e l’Arca, simpatica storia del fondatore della comunità Papa Giovanni XXIII scritta, disegnata e forse nella sua testa anche musicata, da Paolo Brici, medico del Pronto soccorso ed esperto in agopuntura, eterno adolescente, concepito, nato e cresciuto sotto gli occhi di “nonnoreste”.
    Tutto era cominciato tanti anni fa quando ancora Sempre, il mensile della comunità, si componeva presso la fotocomposizione de il Ponte, dove le mani amorevoli del mitico Bianchi stendevano l’acetato dell’impaginazione. Paolo, aveva proposto di accompagnare gli articoli “un po’ seriosi” con delle striscie di fumetti intitolate, appunto DONO RESTE. “Volevano essere il lato comico della comunità – scrive Brici nell’introduzione – vista come un’arca di Noè sui cui si incontravano e si scontravano, collaboravano e si sopportavano i diversi elementi, con don Oreste, il fondatore, in pole position”.
    I personaggi dell’arca, tutti animali, eccetto il don, proiettavano spesso persone vere, membri attivi e importanti di quell’albore di comunità, da Giovannone a Roberto Soldati, dalla Mara a Pino, fino a don Nevio…
    “Raccolte occasionalmente dal florilegio donarestiano, non necessitavano di grosse elaborazioni: il suo gusto per il paradosso, il parlare per allegoria, le immagini figurate, ricorrenti nei discorsi del don, ben si adattavano a sollecitare l’umorismo. Bastava decontestualizzarle”.
    Don Oreste “vittima ed eroe” amava sorridere di sé ed era “lusingato e divertito” da quella satira.
    In occasione del suo 60° compleanno si era usciti su Sempre con un paginone che attraverso le vignette raccontava la storia del fondatore. La presentazione era strutturata come la sequenza di un cantastorie (alla Celentano) con intervalli per commenti e narrazioni fuori campo. Era lo schema che avrebbe assunto questa biografia, scritta dopo il “primo compleanno al Cielo”, un insieme di vignette, schede storiche, parole del don, anedotti, riflessioni.
    Con profondità il vescovo Francesco scrive nella prefazione:
    “Questo libro può essere letto a tre livelli e in tre modi diversi:
    – è in primis una biografia a fumetti, da cantastorie di piazza, che con tono scanzonato fa memoria di momenti speciali in cui Dio ha fisicamente abbracciato il mondo degli ultimi attraverso le braccia, la mente e il cuore di don Oreste;
    – è poi una raccolta di intuizioni, frasi e pensieri di don Oreste, ordinatamente raccolti per ripercorrere la storia della sua vita, che è poi la vita della Comunità Papa Giovanni, che è vita della Chiesa Riminese, che è profezia di ciò che ogni cristiano è chiamato ad essere;
    – è infine, ma non da ultimo, una rielaborazione personale di quello che gli occhi hanno visto e gli orecchi hanno udito, ma che poi sceso nel cuore ha formato un piccolo tesoro di cui rendere partecipi anche gli altri. Il pentagramma che fa da sfondo alle pagine è l’invito a cantare le meraviglie che Dio ha operato, una sinfonia, un inno all’amore e alla vita.”
    Paolo Brici ha il merito di renderci un don Oreste vivo, non ancora chiuso in una teca di pur amorevoli ricordi, un don Oreste che per chi l’ha conosciuto provoca ancora oggi quell’ “incontro simpatico con Cristo”, tant’è che Giovanni Ramonda, Responsabile generale dell’associazione Papa Giovanni – nella presentazione racconta divertito che “leggendolo in uno dei viaggi in cui visitavo le nostre comunità in America Latina, ho vissuto veramente alcune ore di allegria, con alcune risate solitarie per cui i vicini di posto mi guardavano un po’ stupiti”.
    Non me ne vogliano gli altri, ma ritengo che fra le biografie scritte su don Oreste, quello di Brici, sia oggi la più autentica, almeno per quello che era il sentimento e la coscienza di chi ha vissuto gli anni fondanti della comunità Papa Giovanni. Gli storici, quelli che, di solito, cento anni dopo ti spiegano quel che non han vissuto, ne tengano conto.

    Giovanni Tonelli