Un banale litigio sfocia in un crescendo di violenza: il duello tra i due protagonisti del film L’insulto di Ziad Doueiri, regista musulmano, per anni assistente di Quentin Tarantino e già autore di The attack, film in parte ambientato in Israele e bloccato in Libano nel 2013, va oltre la semplice querelle scaturita da un futile motivo (una grondaia fuori norma). Nello scontro tra il maronita cristiano Tony e l’ingegnere palestinese Yasser, che coinvolgerà anche le rispettive famiglie per spostarsi nell’aula di un tribunale dove assistiamo anche ad un altro duello, di natura famigliare, tra i due avvocati antagonisti, si collocano delicate questioni del travagliato Medioriente che non saranno facilmente afferrabili da chi è a digiuno di riferimenti storici, religiosi e politici che costituiscono l’ossatura del film.
Allo spettatore resta comunque la consapevolezza di un mondo fragile, dove la scintilla è pronta ad appiccare rapidi fuochi di intolleranza e creare divisione, dove persino la giustizia fatica a trovare un equilibrio che possa garantire un dialogo. <+cors>L’insulto<+testo> è un film complesso, ma un’occhiata attenta se lo merita, considerando che l’opera di Doueiri ha suscitato polemiche: dopo la presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia, dove uno degli interpreti, Kamel El Basha (il palestinese Yasser), ha vinto la Coppa Volpi come miglior attore protagonista, il regista è stato bloccato all’aeroporto di Beirut per più di due ore dalla polizia con l’accusa di collaborazionismo mentre il film ha scatenato in patria una accusatoria campagna stampa contro il regista e la sua opera, comprensiva di boicottaggi e richiesta di messa al bando. La circolazione nelle sale per ora non è bloccata (l’Italia è il primo paese europeo dove l’opera è distribuita) e il film è inserito nella selezione dei film stranieri in lizza per le nomination all’Oscar 2018.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani